Intervento del ministro Tria al Convegno “Partenariato Pubblico Privato: nuovi investimenti e controllo della finanza pubblica”
18/07/2018L’importanza dell’incontro di oggi, per la presentazione dello schema di contratto standard sul partenariato pubblico privato, è ben supportata dai dati e dalle osservazioni che mi accingo brevemente ad illustrarvi.
In questo senso, il mio intervento non è un semplice indirizzo di saluto e un ringraziamento per l’attività che i soggetti coinvolti hanno svolto, ma un chiaro segnale sulla strategicità di questa iniziativa.
Come sapete, fin dai primi giorni successivi al mio insediamento ho sostenuto l’importanza di mettere in campo azioni volte a sostenere gli investimenti, sia pubblici che privati, e a permettere che la composizione dei bilanci pubblici, pur rispondendo ai princìpi di responsabilità fiscale, favorisca la crescita, l’occupazione, l’inclusione. Puntare sullo stimolo endogeno alla crescita, basato su investimenti pubblici e su quelli privati trainati dai primi, significa affrontare il tema dell'occupazione di oggi e, al tempo stesso, costruire una capacità produttiva addizionale, di cui beneficerà il lavoro delle generazioni future: si tratta di un concetto che ho già affermato, ma tengo sempre a ripetere.
Venendo ai dati, dal 2008 la spesa per investimenti fissi lordi delle Amministrazioni Pubbliche si è ridotta di 1/3 in percentuale al PIL, da valori prossimi al 3% del PIL negli anni antecedenti la crisi al 2%. Significa aver perso più del 30% di investimenti pubblici.
A livello locale la riduzione è stata addirittura del 50%. Tale dinamica negativa frena la crescita economica del Paese, concorrendo a determinare una ridotta competitività dei nostri mercati a livello internazionale.
È una situazione drammatica non solo dal punto di vista dell'apporto che gli investimenti pubblici possono dare alla crescita, ma anche per quanto riguarda la situazione di competitività del complesso dell'economia italiana rispetto ai processi di globalizzazione, nell’attrarre investimenti internazionali.
Il livello totale delle risorse stanziate in un arco temporale che raggiunge i quindici anni per interventi ancora da avviare, ma già scontati ai fini dell'indebitamento netto, ammonta a circa 150 miliardi di euro. Di questi, circa 118 miliardi possono essere considerati immediatamente attivabili, ed è possibile che il MEF possa dare una spinta conclusiva al processo di avvio e realizzazione dell'insieme di investimenti sottesi, risultato che ritengo non sarà conseguito per via naturale, ma che richiede un intervento molto deciso in questa direzione.
L’esperienza di questi anni ci mostra che stanziare i fondi non basta per la realizzazione di opere pubbliche di rilevanza strategica secondo tempi e modalità che rispettino gli standard di efficienza.
Tra lo stanziamento delle risorse e l’effettiva consegna dell’opera conclusa è stato stimato che passano in media due anni per lavori di ammontare inferiore a 100.000 euro e fino a quindici anni per lavori di valore superiore 100 milioni.
Bisogna migliorare le procedure, semplificare i processi e sostenere dove necessario la capacità tecnica di chi è responsabile di sottoporre e realizzare progetti di rilevanza strategica.
In questo contesto, il partenariato pubblico privato (PPP) - inteso come cooperazione tra pubblico e privato - può costituire uno strumento significativo di rilancio dell’economia e di attrazione di capitali privati. E, lo ribadisco, anche di capitali esteri.
Lasciatemi dire che in questi giorni sto incontrando anche ambasciatori di importanti Paesi partner, non solo europei. Riscontro l’interesse ad investire in Italia ma spesso questo interesse viene frenato dalla farraginosità delle nostre regolamentazioni. Presentare un contratto standard chiaro per la partnership pubblico privato può avere un effetto significativo e potente.
La compartecipazione di risorse pubbliche e private nella realizzazione di opere di interesse collettivo raggiunge il triplice obiettivo di:
- migliorare l’efficienza dell’utilizzo dei fondi pubblici,
- selezionare e realizzare le opere pubbliche con un più alto tasso di rendimento in termini economici e di benessere dei cittadini
- moltiplicare le opere che si possono realizzare nel rispetto dei vincoli di bilancio.
In questo quadro l’iniziativa che presentiamo oggi assume un rilievo strategico.
La definizione di un contratto standard - che verrà discusso più nel dettaglio nei lavori di questa mattina - unitamente alla matrice dei rischi e al capitolato di gestione, si prefigge l’obiettivo di fornire una guida alle Amministrazioni per la strutturazione in dettaglio delle operazioni di PPP e la redazione dei relativi atti e documenti negoziali.
Lasciatemi menzionare qui solo alcuni dei vantaggi legati alla definizione di un contratto standard:
- l’aumento della competitività del Paese a livello internazionale;
- il miglioramento delle capacità tecniche e negoziali delle pubbliche amministrazioni nella gestione delle operazioni di PPP [ know how];
- la definizione delle dinamiche contrattuali;
- il supporto alle amministrazioni con maggiori carenze di profili tecnici e giuridici adeguati;
- la limitazione del ricorso alle varianti in corso d’opera;
- la corretta allocazione dei rischi, contenendo l’insorgenza di contenziosi;
- una migliore valutazione statistica dell’operazione, anche ai fini della classificazione off balance dell’operazione;
- un’equilibrata sintesi degli interessi pubblici e privati.
In conclusione, nel ringraziare la Ragioneria Generale dello Stato per aver supportato questa iniziativa e aver organizzato l’evento di oggi, insieme a tutti coloro che hanno contribuito a questo processo, vi chiedo di associare a questa iniziativa un’attività di monitoraggio per rilevare, ad esempio, il numero di amministrazioni che faranno ricorso al contratto standard, il controvalore dei progetti attivati, i tempi medi degli interventi, così da poter aver un primo set di dati utili a valutarne gli effetti.