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«Fondazioni, operazione trasparenza» - Intervista di Roberto Garofoli al Sole 24 Ore

Il Sole 24 Ore - 21/04/2015

di Rossella Bocciarelli

Domani il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan e il presidente dell'Acri, Giuseppe Guzzetti, firmeranno i tredici articoli del protocollo che definisce la riforma delle fondazioni di origine bancaria. Roberto Garofoli, magistrato, capo di gabinetto del ministro Padoan, è stato il regista di questo restyling dei principi della legge Ciampi del 1998.

Consigliere Garofoli, sin dal varo di quella legge si disse che alle fondazioni, in quanto investitori di lungo termine, spettava il compito di garantire stabilità dell'assetto proprietario delle banche italiane. Con l’intervento realizzato ora non si rischia di mettere in discussione questa stabilità, in un momento in cui alle banche italiane l’Europa chiede molto in termini di rafforzamento patrimoniale?
No. In primo luogo perché quello delle fondazioni è un tassello di un’articolata strategia che il Governo sta perseguendo in campo bancario: c’è stato il varo della riforma delle banche popolari. E c’è, all’esame del ministero, il capitolo delle sofferenze bancarie: accelerarne lo smaltimento risponde proprio all’obiettivo di rafforzare la stabilità del sistema creditizio. D’altra parte, la regola per la diversificazione degli investimenti, che impone alle fondazioni di non superare il 33% di concentrazione nell'asset principale ai valori di mercato, non è il frutto di un intervento autoritativo del ministero ma nasce da un accordo liberamente sottoscritto, che prevede un apposito periodo di transizione.

Il ruolo di investitori istituzionali delle fondazioni resta saldo, insomma.
Certamente. Anche se l’obiettivo di questa «autoriforma» stimolata dal Mef è soprattutto quello di valorizzare le finalità che le leggi Amato e Ciampi assegnano alle fondazioni, deputate ad approntare misure di utilità sociale, di welfare, di sviluppo a livello territoriale.

Quanto sarà lunga la transizione per la dismissione delle quote in eccedenza?
Tre anni per le società quotate e cinque per le non quotate.

Non sono tempi troppo lunghi?
Sono termini coerenti con l’esigenza di non porre in condizioni di debolezza le fondazioni al momento di negoziare la cessione delle quote eccedenti.

Quante fondazioni si trovano in eccesso di concentrazione?
Su 88 fondazioni 35 hanno un patrimonio superiore ai 200 milioni e di queste 14 hanno una concentrazione superiore a un terzo del patrimonio; per contro, su 53 fondazioni con un patrimonio inferiore ai 200 milioni 29 hanno attualmente una concentrazione superiore al 33 per cento. Ricordo però che l’accordo non si focalizza solo sulle regole di gestione patrimoniale, sul divieto di indebitamento o sul divieto di acquistare derivati.

Quali altre regole sono state previste?
Sono regole volte a esaltare il ruolo no profit delle fondazioni e la conseguente responsabilità sociale. Tra queste, gli impegni sottoscritti per innalzare gli standard di trasparenza. Le fondazioni dovranno tra l’altro rendere pubbliche, sui propri siti web, le informazioni concernenti gli appalti affidati e i criteri di selezione delle richieste di sostegno finanziario. Massima trasparenza, quindi. Il protocollo contiene inoltre norme sull’incompatibilità e ineleggibilità per cui non possono ricoprire cariche negli organi delle fondazioni membri del Parlamento, assessori, consiglieri comunali e provinciali, sindaci e consiglieri d'amministrazione delle aziende speciali. Tra l’altro, per evitare le revolving doors è previsto un periodo di «raffreddamento» di un anno per chi è stato componente di organi della società conferitaria bancaria.

È stato fissato un tetto ai compensi dei manager delle fondazioni?
Sì: per le fondazioni con un patrimonio superiore a un miliardo c'è un limite massimo al compenso per il presidente di 240 mila euro. Questo tetto è proporzionalmente ridotto per le altre, a seconda dei patrimoni e della consistenza delle erogazioni. C’è anche un tetto complessivo ai compensi che possono essere corrisposti a tutti i membri degli organi: circa ventinove fondazioni dovranno rivedere i loro compensi in base a queste regole. Consideri, peraltro, che tutte le previsioni del protocollo saranno trasfuse negli statuti delle fondazioni, sicché il ministero potrà verificarne il rispetto azionando, in caso di riscontrate irregolarità, i previsti poteri sanzionatori.

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