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La Commissione europea rialza le stime di crescita 2018 dell’Italia allineandole a quelle del governo (+1,5%)

Roma, 7 febbraio 2018 – La Commissione europea rinnova la fiducia sullo ‘stato di salute’ della situazione economica dell'Italia e per il 2018 rivede al rialzo la stima di crescita del prodotto interno lordo (PIL) portandola dall’1,2% all’1,5%. Lo stesso livello previsto dal governo nella Nota di Aggiornamento al DEF del settembre dello scorso anno. Le nuove stime della Commissione, spiega il documento diffuso oggi a Bruxelles, sono basate sul presupposto che non intervengano cambiamenti nella politica economica italiana e che si continui ad implementare le riforme volte a favorire la crescita e a perseguire politiche di bilancio prudenti. A partire da questo numero la Commissione, in linea con la pratica seguita dalle altre istituzioni internazionali, ha deciso di aggiornare nelle previsioni d'inverno (cosiddette ‘intermedie’) formulate per tutti i Paesi dell’Unione, le stime sul PIL e sull’inflazione, mentre le previsioni ‘complete’, con i dati anche sul deficit e il debito, saranno quelle pubblicate in primavera e in autunno.
Per il 2017 le previsioni d’inverno della Commissione confermano una crescita all’1,5%, trainata da fattori ciclici e dal rafforzamento della domanda, supportato dall’aumento dell’occupazione e dalla fiducia dei consumatori. Inoltre nel 2017 si è avuto un aumento degli investimenti sostenuto da condizioni finanziarie favorevoli e da agevolazioni fiscali. Nel 2018 la crescita del PIL è prevista mantenersi all’1,5%, anche se verranno gradualmente meno gli effetti delle politiche di stimolo. La Commissione riconosce che la ripresa italiana è orientata a diventare sempre più ‘auto-sostenuta’, quindi strutturale, se continuerà il percorso riformatore avviato negli ultimi anni, e valuta che nell’anno in corso essa sarà guidata dalle esportazioni e dagli investimenti. Anche i consumi privati daranno il loro contributo alla crescita economica, ad un ritmo moderato ma stabile, sostenuti da aumenti salariali sia nel settore pubblico che privato e dalla crescita occupazionale.

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