Il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, ha trasmesso al Parlamento la prima Relazione sugli indicatori di benessere equo e sostenibile. Come previsto dalla legge n. 163/2016 di riforma della contabilità pubblica, in tale Relazione va evidenziata l'evoluzione degli indicatori di benessere equo e sostenibile sulla base degli effetti determinati, per il triennio in corso, dalle misure introdotte dalla legge di bilancio approvata lo scorso dicembre. In coerenza con quanto previsto nel Documento di Economia e Finanza (DEF) 2017, la Relazione riporta l’andamento dei primi quattro indicatori introdotti in via sperimentale, ovvero il reddito disponibile pro capite, comprendente i trasferimenti in natura dalle Amministrazioni pubbliche e dalle istituzioni sociali senza fini di lucro; la disuguaglianza dei redditi (rapporto tra il reddito del quintile più agiato della popolazione e di quello più povero); il tasso di mancata partecipazione al lavoro (un indicatore di esclusione economico-sociale più ampio del tasso di disoccupazione); le emissioni di CO2 e altri gas clima alteranti nell’atmosfera.
Per tali indicatori, le previsioni a legislazione vigente (post Legge di Bilancio 2018) contenute nella Relazione restituiscono un quadro incoraggiante. Infatti, grazie non solo alla ripresa economica, ma anche a misure specifiche introdotte negli ultimi anni, i dati indicano una dinamica positiva per il reddito disponibile aggiustato (RDA) pro capite. Con questo termine di intende il reddito di cui può effettivamente disporre una famiglia, al netto di tasse e contributi sociali e comprensivo dei servizi, in primis scuola e sanità pubbliche. In particolare, per il triennio 2018-2020 si prevede un aumento dell’RDA pro capite del 5,5 per cento, che corrisponde ad un incremento, in termini nominali, superiore a 1.000 euro. In secondo luogo, la disuguaglianza dei redditi - in termini di rapporto tra quintile più agiato e quello più povero della popolazione – nel 2017 è stimata in riduzione di un punto decimale scendendo a 6,2. Nel 2018 l’indicatore mostra un ulteriore miglioramento rispetto al 2017, riducendosi a 6,1 per poi attestarsi al 6,0 nel biennio successivo 2019-2020.Si inverte dunque la tendenza all’accentuazione delle disuguaglianze, che è il grave lascito della crisi globale del 2008. La presente Relazione evidenzia anche come la situazione occupazionale sia prevista evolvere ulteriormente in positivo nel prossimo triennio, attenuando la carenza di opportunità di lavoro e l’esclusione sociale. Si stima che l’indicatore prescelto per tale dominio, il tasso di mancata partecipazione al mercato del lavoro, diminuisca al 20,7 per cento nel 2017 e scenda al 18,6 per cento nel 2020. Infine, per quanto riguarda il contrasto ai cambiamenti climatici, la stima per il 2017 delle emissioni è pari a 7,5 tonnellate di CO2 pro capite. Si prevede inoltre una sostanziale stabilità di tale indicatore anche nei tre anni successivi, pur in presenza di una continuazione della ripresa economica in atto.
Questa prima Relazione sugli indicatori di benessere traccia dunque un’evoluzione positiva, pur nel contesto di una situazione in cui permangono sfide ambientali ed economiche, nonché notevoli diseguaglianze sociali, di genere e territoriali, come evidenziato anche dal recente Rapporto BES 2017 dell’Istat.
Il set di indicatori di benessere equo e sostenibile monitorati e programmati nel ciclo di bilancio si amplierà in futuro. L’introduzione dei dodici indicatori prevista dal Decreto Ministeriale pubblicato in Gazzetta ufficiale il 15 novembre 2017 avverrà gradualmente, già a partire dal DEF di aprile 2018. Ai primi quattro indicatori già presentati sperimentalmente nel DEF 2017 andranno infatti ad aggiungersi ulteriori indicatori di benessere equo e sostenibile, fino ad arrivare a coprire i dodici indicatori nei prossimi esercizi.