L’accelerazione impressa negli ultimi anni dal Dipartimento delle Finanze alle procedure di validazione statistica e le innovazioni nel processo legato alla dichiarazione precompilata, avviate dall’Amministrazione Finanziaria nel 2015, consentono di rendere disponibili in modo tempestivo i dati delle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche presentate nel 2017, a pochi mesi dalla scadenza del termine (31 ottobre 2017, a seguito di un mese di proroga) e riferite all’anno di imposta 2016.
– Quadro generale
Per una corretta interpretazione dei risultati statistici delle dichiarazioni dei redditi è utile ricordare i dati macroeconomici dell’anno di riferimento: nel 2016 il PIL ha presentato una crescita del +0,9% in termini reali e del +1,7% in termini nominali[1].
– Numero di contribuenti
Circa 40,9 milioni di contribuenti hanno assolto l’obbligo dichiarativo, direttamente attraverso la presentazione dei modelli di dichiarazione “Redditi Persone Fisiche[2]” e “730”, o indirettamente attraverso la dichiarazione dei sostituti d’imposta (Certificazione Unica - CU).
Il numero totale dei contribuenti è risultato in aumento di circa 100.000 soggetti (+0,25%) rispetto all’anno precedente.
– Tipo di dichiarazione
Sono 20,2 milioni le persone fisiche che hanno utilizzato il modello 730 con un aumento di 500.000 contribuenti rispetto all’anno precedente[3]; 9,8 milioni di soggetti hanno presentato invece il modello “Redditi Persone Fisiche”, mentre i dati dei restanti 10,9 milioni di contribuenti, non tenuti a presentare direttamente la dichiarazione, sono stati acquisiti tramite il modello CU compilato dal sostituto d’imposta.
– Reddito complessivo dichiarato
Il reddito complessivo totale dichiarato ammonta a circa 843 miliardi di euro (+10 miliardi rispetto all’anno precedente) per un valore medio di 20.940 euro, in aumento dell’1,2% rispetto al reddito complessivo medio dichiarato l’anno precedente.
L'analisi territoriale conferma che la regione con reddito medio complessivo più elevato è la Lombardia (24.750 euro), seguita dalla Provincia Autonoma di Bolzano (23.450 euro), mentre la Calabria presenta il reddito medio più basso (14.950 euro); anche nel 2016 il reddito medio nelle regioni del Sud, pur aumentato rispetto all’anno precedente è cresciuto meno rispetto alla media nazionale.
– Tipologie di reddito dichiarate
I redditi da lavoro dipendente e da pensione rappresentano circa l’82% del reddito complessivo dichiarato; il reddito da pensione, rappresenta circa il 30% del totale del reddito complessivo.
I lavoratori autonomi mostrano il reddito medio più elevato, pari a 41.740 euro[4], mentre il reddito medio dichiarato dagli imprenditori (titolari di ditte individuali) è pari a 21.080 euro[5]. Il reddito medio dichiarato dai lavoratori dipendenti è pari a 20.680 euro, quello dei pensionati a 17.170 euro. Infine, il reddito medio da partecipazione in società di persone ed assimilate risulta di 17.990 euro. Si ricorda che la quasi totalità dei redditi da capitale è soggetta a tassazione sostitutiva e non rientra pertanto nell’Irpef.
È opportuno ribadire che per “imprenditori” nelle dichiarazioni Irpef si intendono i titolari di ditte individuali, escludendo pertanto chi esercita attività economica in forma societaria; inoltre la definizione di imprenditore non può essere assunta come sinonimo di “datore di lavoro” in quanto la gran parte delle ditte individuali non ha personale alle proprie dipendenze. Sarebbe pertanto improprio utilizzare i dati sopra riportati per confrontare i redditi degli “imprenditori” con quelli dei “dipendenti”[6].
Analizzando l’andamento dei redditi delle singole categorie di contribuenti emerge che , rispetto al 2015, crescono in misura significativa i redditi medi d’impresa (+5,3%)[7] e da lavoro autonomo (+9,0%), anche per effetto dell’ampliamento dell’applicabilità del regime forfetario: la fuoriuscita dalla tassazione ordinaria di imprenditori e lavoratori autonomi di piccole dimensioni, che dichiarano normalmente redditi bassi, determina infatti un aumento del reddito medio dichiarato soggetto a Irpef ordinaria. Cresce anche il reddito medio da partecipazione (+5,7%).
Il reddito medio da pensione mostra una crescita dell’1,8%, confermando il trend degli anni precedenti, mentre il reddito medio da lavoro dipendente rimane sostanzialmente stabile (+0,1%).Tuttavia, se si includono nel reddito medio da lavoro dipendente i premi di produttività, per i quali nel 2016 è stata reintrodotta la tassazione sostitutiva, la variazione sale al +0,6%.
Nel 2016 l’ammontare del reddito da fabbricati soggetto a tassazione ordinaria ammonta a 27,5 miliardi di euro, con una riduzione del 2,4% rispetto al 2015. I redditi da fabbricati di immobili locati soggetti a tassazione sostitutiva (cedolare secca) mostrano incrementi sostanziali, del 9,4% in caso di aliquota ordinaria (al 21%) e del 31,6% in caso di aliquota ridotta per canone concordato (al 10%).
– Premi di produttività e agevolazione per contribuenti impatriati
La nuova tassazione sostitutiva dei premi di produttività introdotta nel 2016 ha interessato circa 1,9 milioni di soggetti, ossia quasi un dipendente su dieci, per un ammontare di circa 2 miliardi di euro di retribuzione. L’agevolazione consiste nella tassazione ad aliquota agevolata del 10% su questa parte di retribuzione.
Nel 2016 è stato anche introdotto il regime agevolato per i lavoratori impatriati[8] che prevede l’imponibilità sul 70% dei redditi anziché sull’intero ammontare. Il regime è stato utilizzato da circa 1.300 soggetti. Tale regime si aggiunge agli altri due già esistenti: quello per il “rientro dei cervelli”[9],che ha interessato oltre 2.200 soggetti e che prevede l’imponibilità sul 20% dei redditi per le donne e sul 30% per gli uomini, e quello per i docenti e ricercatori rientranti in Italia[10], che ha interessato oltre 1.200 soggetti e che prevede l’imponibilità soltanto sul 10% del reddito. Per i regimi “impatriati” e “rientro dei cervelli” i redditi medi lordi sono pari a 84.968, circa quattro volte superiori al reddito medio da lavoro dipendente. Nel caso dei ricercatori il reddito medio di 153.700 è anche sette volte maggiore del reddito medio da lavoro dipendente, a conferma dell’elevato livello di qualificazione dei contribuenti che rientrano in Italia.
Si ricorda che con la legge di bilancio per il 2017 i regimi fiscali in materia di attrazione di capitale umano dall’estero sono stati razionalizzati.
– Imposta netta
L’imposta netta totale dichiarata è pari a 156 miliardi di euro, sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente[11].
Al netto degli effetti del bonus 80 euro, l'imposta netta Irpef risulta pari in media a 5.070 euro e viene dichiarata da circa 30,8 milioni di soggetti, pari al 75% del totale dei contribuenti. Oltre 10 milioni di soggetti hanno un’imposta netta pari a zero. Si tratta prevalentemente di contribuenti con livelli reddituali compresi nelle soglie di esenzione, ovvero di coloro la cui imposta lorda si azzera per effetto delle detrazioni riconosciute dal nostro ordinamento. Inoltre, considerando i soggetti la cui imposta netta è interamente compensata dal bonus “80 euro”, i soggetti che di fatto non versano l’Irpef salgono a circa 12,3 milioni.
– Analisi per classi di reddito
Analizzando i contribuenti per fasce di reddito complessivo si osserva che il 45% dei contribuenti, che dichiara solo il 4,2% dell’Irpef totale, si colloca nella classe fino a 15.000 euro; in quella tra i 15.000 e i 50.000 euro si posiziona il 50% dei contribuenti, che dichiara il 57% dell’Irpef totale, mentre solo il 5,3% dei contribuenti dichiara più di 50.000 euro, versando il 39% dell’Irpef totale. Rispetto all’anno precedente, aumenta il numero dei soggetti che dichiarano più di 50.000 euro (+38.000).
I soggetti con un reddito complessivo maggiore di 300 mila euro sono anche tenuti al pagamento del contributo di solidarietà del 3% sulla parte di reddito eccedente tale soglia: si tratta di circa 35.000 soggetti (0,1% del totale contribuenti), per un ammontare complessivo di 321 milioni di euro (circa 9.439 euro in media)[12].
– Addizionale Regionale e Comunale
Nel 2016 è in vigore il blocco degli aumenti delle aliquote dei tributi locali che riguarda anche le addizionali all’Irpef [13]. Eventuali aumenti scattano in automatico nelle Regioni che presentano deficit sanitari. L’addizionale regionale Irpef ammonta nel 2016 a circa 11,9 miliardi di euro (+0,9% rispetto al 2015). L’addizionale regionale media è pari a 410 euro (400 euro nel 2015). I valori più alti si registrano nel Lazio (640 euro) e in Piemonte (510 euro), in relazione agli automatismi fiscali per il deficit sanitario attivi in entrambe le Regioni; i valori più bassi si rilevano nelle regioni Basilicata e Sardegna (entrambe a 270 euro).
L’addizionale comunale ammonta invece complessivamente a 4,7 miliardi di euro, in aumento dello 0,9% rispetto al 2015, con un importo medio pari a 190 euro, che varia dal valore massimo di 250 euro nel Lazio, al valore minimo di 60 euro nella Provincia autonoma di Bolzano.
– Open data
Tutte le statistiche e le analisi dei dati sono disponibili sul sito internet del Dipartimento delle Finanze (www.finanze.gov.it), seguendo il percorso “dati e statistiche fiscali / dichiarazioni fiscali”. I dati vengono strutturati in open data, in modo da facilitarne il riutilizzo e per questo vengono diffusi anche nei formati RDF e CSV oltre che in formato XLS. Vengono quest’anno pubblicati alcuni dataset con doppia classificazione e viene aggiornata la serie storica di dataset con le principali variabili dichiarate per comune.
[1] La variazione del Pil è riferita a dati aggiornati a marzo 2018 e provenienti dal DataWarehouse delle statistiche prodotte dall’Istat e disponibili sul suo sito istituzionale.
[2] La denominazione del modello sostituisce la denominazione “Unico” usata negli anni precedenti.
[3] Il comunicato stampa dell’Agenzia delle Entrate del 04 agosto 2017 evidenzia un incremento del 18% rispetto all’anno precedente degli invii dei modelli precompilati, sia modello 730 che modello Redditi.
[4] Il reddito medio di imprenditori e lavoratori autonomi è calcolato con riferimento ai soli contribuenti che non dichiarano perdite.
[5] Nello specifico il reddito medio è pari a 37.880 euro per gli imprenditori in contabilità ordinaria e pari a 19.550 euro per gli imprenditori in contabilità semplificata. Il reddito preso a riferimento è quello di spettanza dell’imprenditore, al netto delle quote attribuite ai familiari collaboratori, che è il reddito rilevante ai fini del calcolo dell’Irpef; nelle tabelle pubblicate sul sito internet del Dipartimento delle Finanze sono disponibili anche i dati dei redditi al lordo delle quote imputate ai familiari collaboratori ed i dati riferiti ai soli imprenditori che hanno operato in continuità per tutto l’esercizio.
[6] Un’analisi più dettagliata degli imprenditori che sono anche datori di lavoro sarà disponibile a maggio 2018 all’interno delle analisi statistiche in base al reddito prevalente. Secondo i dati pubblicati a maggio 2017, riferiti all’anno d’imposta 2015, i datori di lavoro persone fisiche (circa 614 mila imprenditori e autonomi) dichiarano un reddito medio da attività economica pari a 31.493 euro, mentre i rispettivi dipendenti dichiarano un reddito medio di 9.700 euro. Si ricorda inoltre che tra i redditi da lavoro dipendente rientrano anche le retribuzioni di soggetti con redditi tipicamente elevati, quali ad esempio alti dirigenti privati e pubblici.
[7] Il valore si riferisce ai soggetti in contabilità semplificata.
[8] D.lgs. 147/2015, Art. 16.
[9] Regime di cui alla Legge 238/2010 per i soggetti che alla data del 20 gennaio 2009: a) sono in possesso di un titolo di laurea; b) hanno risieduto continuativamente per almeno 24 mesi in Italia; c) negli ultimi due anni o più, hanno risieduto fuori dal proprio Paese d'origine e dall'Italia svolgendovi continuativamente un'attività di lavoro dipendente, di lavoro autonomo o d'impresa.
[10] DL 78/2010 Art. 44.
[11] Ai fini della valutazione delle differenze tra i due periodi d’imposta, si tenga conto della reintroduzione della tassazione sostitutiva dei premi di produttività attribuiti ai lavoratori dipendenti nell’anno di imposta 2016, attratti a tassazione ordinaria nel 2015.
[12] Gli importi sono deducibili dal reddito complessivo Irpef, per la parte non trattenuta direttamente dal sostituto d’imposta, che già tiene conto della deducibilità. A partire dal 2014 nel determinare la base imponibile del contributo di solidarietà non si deve tener conto del reddito già assoggettato al contributo ‘pensioni’ introdotto dall’art. 1, commi 486 e 487, Legge 27 dicembre 2013 n.147 e valido per un periodo di tre anni. Si tratta di un contributo sugli importi dei trattamenti pensionistici corrisposti da enti gestori di forme di previdenza obbligatorie complessivamente superiori a quattordici volte il trattamento minimo INPS.
[13] Secondo quanto stabilito dalla legge n. 208 del 2015, come modificata dalla legge n. 232 del 2016 (legge di bilancio 2017).