Il Dipartimento delle Finanze pubblica le statistiche relative agli Studi di Settore, alle dichiarazioni delle persone fisiche in base al reddito prevalente, alle dichiarazioni IVA e ad altri dati trasmessi dai contribuenti nel 2013, relativi al periodo d’imposta 2012.
Vengono inoltre diffusi i dati statistici sulle scelte dei contribuenti e sugli importi dell’otto per mille destinati allo Stato ed alle Confessioni Religiose per gli anni di erogazione dal 2008 al 2013.
STUDI DI SETTORE
L’applicazione degli Studi di Settore nel 2012 ha riguardato circa 3,7 milioni di soggetti (per il 65% persone fisiche), con un aumento del 6,3% rispetto all’anno precedente, dovuto principalmente dall’ingresso dei soggetti fuoriusciti dal vecchio regime dei minimi (in vigore fino al 2011), che escludeva l’applicazione degli Studi di Settore[1]. L’aumento dei soggetti si registra principalmente nel settore dei professionisti (+19,3%).
Nonostante la crescita del numero dei contribuenti, il reddito totale dichiarato, pari a 100 miliardi di euro, registra comunque una diminuzione (-5,8% rispetto al 2011) ascrivibile alla forte contrazione dell’economia registrata nell’anno (il PIL è risultato in flessione del 2,4%). Il reddito medio dichiarato è risultato pari a 25.700 euro per le persone fisiche (-8,1% rispetto al 2011)[2], 35.900 euro per le società di persone (-6,4%) e 23.600 euro per le società di capitali ed enti, che registrano un notevole calo rispetto all’anno precedente (-26,3%). Ponendo l’attenzione sull’attività esercitata, il reddito medio più elevato, analogamente allo scorso anno, si è registrato nel settore delle attività professionali (43.400 euro) seguito dal settore delle attività manifatturiere (27.200 euro) e dal settore dei servizi (24.100 euro), mentre il reddito medio più basso si è rilevato nel commercio (17.200 euro).
Molto elevata è la differenza tra il reddito medio dei soggetti “congrui” rispetto a quello dei soggetti non “congrui”[3]: escludendo i soggetti di minori dimensioni[4], si passa complessivamente da un reddito medio di 40.700 euro per i soggetti congrui, ad una perdita media di 10.700 euro per quelli non congrui.
Tutti i dati sugli Studi di Settore, compresi i redditi medi per singolo studio, sono disponibili sul sito www.finanze.gov.it seguendo il percorso: “dati e statistiche fiscali/studi di settore”.
STATISTICHE IRPEF IN BASE AL REDDITO PREVALENTE
I dati statistici delle dichiarazioni Irpef delle persone fisiche, pubblicati lo scorso 26 marzo, vengono ora arricchiti dalla classificazione dei contribuenti in base al reddito prevalente e dall’analisi integrata delle dichiarazioni fiscali dei dipendenti con quelle dei propri datori di lavoro. L’82,7% dei 41,4 milioni di contribuenti detiene prevalentemente reddito da lavoro dipendente o pensione e solo il 6,1% ha un reddito derivante dall’esercizio di attività d’impresa o di lavoro autonomo, in linea con l’anno precedente. Si segnalano comunque, rispetto all’anno precedente, 93.000 soggetti in meno che dichiarano prevalentemente reddito da lavoro dipendente, e 140.000 in più che dichiarano prevalentemente redditi da pensione.
Dall’analisi integrata delle dichiarazioni dei dipendenti con quelle dei propri datori di lavoro si osserva che circa il 78% dei dipendenti ha prestato lavoro presso lo stesso datore di lavoro nell’arco dell’anno, mentre il restante 22% ne ha avuti due o più. Analizzando la natura giuridica del datore di lavoro, si rileva che il 55% dei lavoratori dipendenti presta servizio presso società per azioni, società a responsabilità limitata e società cooperative, seguiti da coloro che sono occupati presso ditte individuali (10%), società di persone (8%), enti pubblici (7%), altre organizzazioni senza personalità giuridica (6%) ed enti e istituti di previdenza e assistenza sociale (4%).
Esaminando il settore di attività economica dei lavoratori, si rileva che il reddito medio più elevato si registra per coloro che operano nel settore dell’industria (25.066 euro), mentre i redditi medi più bassi si osservano nelle costruzioni (17.966 euro) e nell’agricoltura (8.389), settori caratterizzati dalla stagionalità.
Il reddito medio da lavoro dipendente presenta un’elevata variabilità rispetto alla diversa natura del datore di lavoro[5]: il reddito medio più basso, pari a 10.450 euro, si osserva nel caso di lavoratori dipendenti il cui datore di lavoro è una persona fisica (1,6 milioni di dipendenti), il valore sale a 13.500 euro nel caso di dipendenti di società di persone (1,5 milioni), a 23.108 euro per i dipendenti della Pubblica Amministrazione[6] (3,3 milioni), mentre il reddito medio più elevato, pari a 23.390 euro, si registra nel caso di dipendenti di società di capitali (10,6 milioni)[7].
È anche possibile effettuare un corretto confronto tra il reddito dichiarato dai lavoratori dipendenti e quello dei corrispondenti datori di lavoro[8]: nel caso di datori di lavoro persone fisiche il reddito medio è pari a 31.303 euro, che equivale a circa il triplo del reddito medio dei propri dipendenti. Nel particolare, analizzando i diversi settori, i datori di lavoro persone fisiche di industria, costruzioni e commercio dichiarano circa il doppio dei propri dipendenti, mentre quelli che operano nelle attività professionali dichiarano quasi cinque volte il reddito dei propri addetti. Il reddito medio dei datori di lavoro società di persone (42.390 euro) è invece circa il triplo rispetto al reddito dei propri dipendenti, mentre quello delle società di capitali (175.590 euro) è maggiore di sette volte.
DICHIARAZIONI IVA
Sono circa 5,4 milioni i contribuenti che hanno presentato la dichiarazione Iva per l’anno d’imposta 2012, con un aumento del numero dei contribuenti (6,1%) imputabile principalmente ai soggetti che fuoriusciti dal vecchio regime dei minimi (in vigore fino al 2011) che erano esonerati dagli adempimenti IVA[9].
Dal confronto con l’anno precedente emerge che, sia il volume d’affari complessivo dichiarato (pari a 3.157 miliardi di euro), sia gli acquisti e le importazioni (pari a 2.551 miliardi di euro) hanno subito un decremento (rispettivamente -2,6% e -3,3%), determinato dalla fase economica negativa. La differenza tra questi due valori rappresenta il “valore aggiunto fiscale”, che risulta in leggero incremento (+0,5%) rispetto all’anno precedente. L’Iva di competenza dell’anno d’imposta, intesa come saldo tra Iva a debito e Iva detraibile, mostra un incremento del 2,9%, dovuto principalmente all’applicazione dell’aliquota ordinaria al 21% nell’arco di tutto l’anno, mentre nel 2011 era stata applicata l’aliquota ordinaria al 20% fino al 16 settembre[10].
OTTO PER MILLE
Vengono inoltre diffusi i dati statistici sulle scelte dei contribuenti e sugli importi dell’otto per mille destinati allo Stato e alle Confessioni Religiose. I dati riguardano le scelte relative agli anni d’imposta dal 2004 al 2009, corrispondenti agli importi erogati dal 2008 al 2013 (l’erogazione dei fondi avviene il terzo anno successivo alla scelta di destinazione).
ALTRE STATISTICHE
Completano la pubblicazione le statistiche sulle dichiarazioni dei titolari di partita Iva, delle società di persone e degli Enti non commerciali e le statistiche sul registro e sulle successioni.
Tutti i dati statistici sulle dichiarazioni fiscali sono disponibili sul sito www.finanze.gov.it seguendo il percorso: “dati e statistiche fiscali/studi di settore”, dove sono disponibili le analisi dei dati, le novità normative e le note metodologiche per la corretta interpretazione delle statistiche.