Roma, 05 novembre 2001
Precisazione sull'utilizzo dei derivati nella gestione del debito pubblico
In riferimento alla pubblicazione di recenti articoli di stampa che attribuiscono all'Italia alcune conclusioni di un rapporto ISMA sull'utilizzo dei derivati nella gestione del debito pubblico, si ricorda che le procedure contabili utilizzate per la classificazione delle operazioni in derivati effettuate dal Ministero dell'Economia e delle Finanze riflettono gli standard del settore e sono sempre state verificate con l'ISTAT e con Eurostat.
Inoltre, come è stato sottolineato anche dal commissario UE all'Economia, Pedro Solbes, questo tipo di operazioni non solo non implica alcuna manipolazione delle cifre, ma rappresenta uno strumento per migliorare la gestione del debito pubblico, consentendo di ridurre l'onere dei tassi d'interesse sul debito stesso.
In questi anni, la gestione del debito pubblico italiano ha avuto come obiettivo principale quello di minimizzare l'onere del servizio del debito per il contribuente italiano. E' stata improntata ai massimi criteri di efficienza e di trasparenza prevalenti sul mercato ed ha ricevuto ampi riconoscimenti da parte degli operatori di mercato nazionali e internazionali.
Operazioni in derivati simili a quella citata come esempio nel rapporto ISMA avrebbero potuto ammontare nel 1997 a un massimo di circa lo 0,05 per cento del Prodotto lordo italiano.
L'adesione dell'Italia all'euro è il frutto di un'azione di profondo e duraturo risanamento della finanza pubblica. L'indebitamento della Pubblica Amministrazione è sceso dal 6,7 per cento del Prodotto interno lordo nel 1996, al 2,7 nel 1997 fino all'1,5 nel 2000; è stimato pari all'1,1 nel 2001.