Roma, 16 gennaio 2001
Nuovo numero della newsletter "TesoroNews"
Le tariffe dei servizi di pubblica utilità hanno fatto registrare nell'arco del quinquennio 1996-2000 un aumento inferiore di 1,5 punti percentuali all'andamento del tasso di inflazione. Rispetto ai prezzi degli altri beni e servizi, l'insieme delle tariffe è quindi diminuito in termini reali.
E' questa la conclusione cui giunge un'analisi pubblicata sul nuovo numero di Il Tesoro News, la newsletter del dicastero di via XX settembre disponibile da oggi sul sito del ministero.
"Alla luce dei dati provvisori resi noti dall'Istat il 29 dicembre scorso,- spiega l'articolo - nel 2000 l'indice generale dei prezzi al consumo ha fatto registrare un incremento del 2,5%. Tenendo conto del fatto che nel corso dell'anno il prezzo del petrolio è triplicato, un tasso di inflazione che passa dall'1,7% del '99 al 2,5% del 2000 è un risultato eccellente, in linea con quello degli altri paesi europei: il risanamento dell'economia italiana realizzato in questi anni e la politica dei redditi hanno consentito di assorbire lo shock petrolifero senza impennate dei prezzi interni".
"L'aumento del prezzo del petrolio - prosegue l'articolo - ha inciso in modo particolare sui costi di produzione dell'energia elettrica e sui costi di approvvigionamento del gas. Gli aumenti delle tariffe di elettricità e gas nel 2000 sono interamente dovuti all'aumento del prezzo del greggio: depurandole dai suoi effetti (assumendo cioè l'invarianza del prezzo del petrolio rispetto al 1999), le tariffe di elettricità e gas si sono ridotte rispettivamente dell'8 e del 4%. In ogni caso, nonostante l'aumento di queste due tariffe, l'insieme dei prezzi controllati (tariffe dei servizi di pubblica utilità, medicinali, tabacchi, ecc.) ha fatto registrare un aumento limitato al 2,9% nel corso del 2000.
Nell'arco del quinquennio 1996-2000 l'incremento medio dei prezzi controllati è risultato inferiore all'incremento dell'insieme dei prezzi al consumo (con uno scarto cumulato di 0,7 punti percentuali). Più specificamente, la media delle tariffe dei servizi di pubblica utilità (elettricità, gas, telefoni, acqua, poste, autostrade) ha fatto registrare un aumento nell'arco del quinquennio inferiore di 1,5 punti percentuali rispetto al tasso di inflazione: in altri termini l'insieme delle tariffe è diminuito dell'1,5 % in termini reali (cioè in rapporto ai prezzi degli altri beni e servizi)".
"Ciò significa - conclude l'analisi - che: a) la politica tariffaria ha contribuito a contenere la dinamica inflazionistica e a difendere il potere d'acquisto delle famiglie; b) ne hanno tratto vantaggio i consumatori e in modo particolare le famiglie a più basso reddito, dato il rilievo che i servizi di pubblica utilità hanno sul loro paniere di consumi".