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- Riduzione Irpeg - dichiarazione del Ministro del tesoro Vincenzo Visco

Comunicato Stampa del 23/11/2000

Roma, 23 novembre 2000

Riduzione Irpeg - dichiarazione del Ministro del tesoro Vincenzo Visco

A proposito della risposta del Commissario europeo Mario Monti alla richiesta del governo italiano sulla riduzione dell'Irpeg per il Mezzogiorno, il ministro del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione economica, Vincenzo Visco, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

"Non possiamo che rammaricarci per la nuova bocciatura che la proposta italiana di riduzione dell'Irpeg per il Mezzogiorno ha ricevuto dalla Commissione europea. E' un rammarico duplice, perché riguarda da un lato, ovviamente, l'impossibilità (peraltro risaputa) di adottare tale soluzione, ma anche, e soprattutto, perché l'Italia è stata esposta a una nuova brutta figura che poteva esserci risparmiata davanti all'Europa.

Il "no" della Commissione, infatti, è pervenuto dopo che il governo italiano era stato indotto a sottoporre nuovamente la questione a Bruxelles dalle pressanti richieste avanzate dalla Confindustria, accolte da una parte del Parlamento, nonostante la consapevolezza piena della loro contraddittorietà rispetto alle regole definite nell'Unione. Regole che, peraltro, in Italia hanno cominciato a trovare applicazione in quell'accordo Pagliarini - Van Miert che mise la parola fine agli aiuti di Stato di cui l'Italia aveva a lungo usufruito, e di cui, peraltro, alcuni Paesi europei ancora (anche se non per molto) usufruiscono.

Nella sua lettera al governo italiano, del resto, il Commissario Monti sottolinea che all'Italia sono accordate ampie misure di sostegno che comprendono già la piena utilizzazione del cosiddetto "de minimis" e che comunque accordano, ai nuovi investimenti nel Sud, un credito di imposta che equivale a una totale esenzione dal pagamento di ogni tassa e contributo per un numero variabile di anni. Sarà bene, dunque, che le imprese imparino a usare al meglio le forti incentivazioni già disponibili, evitando di spostare l'attenzione politica e imprenditoriale su traguardi sbagliati, il cui perseguimento può solamente nuocere alla loro autorevolezza, alla crescita reale del Paese e al credito che l'Italia si è guadagnata in Europa, grazie a una pratica ferma e costante, in questi anni, di rigore e di serietà".

23/11/2000