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Intervento del Ministro Daniele Franco all’Assemblea dell’Abi

06/07/2021

Signor Presidente, signor Governatore, gentili ospiti,

È un piacere per me poter intervenire all’Assemblea annuale dell’Associazione Bancaria Italiana in un momento così importante per il Paese. Spero sia l’ultima Assemblea che si debba svolgere in forma prevalentemente virtuale.

Le condizioni epidemiologiche

Gli ultimi sedici mesi sono stati il periodo più difficile per l’Italia e per la comunità mondiale dal dopoguerra ad oggi.

I costi della pandemia in termini di vite umane, di sofferenze e di limitazione alla libertà di movimento sono stati enormi. I costi economici sono stati molto rilevanti. Ricordo solo che l’anno scorso la caduta del prodotto è stata del 4,7 per cento nei paesi avanzati, del 6,6 per cento nell’area dell’euro, dell’8,9 per cento in Italia. L’orientamento fortemente espansivo delle politiche di bilancio e della politica monetaria ha scongiurato un calo ancora più marcato.

Nel nostro Paese, da aprile la situazione epidemica è in miglioramento. La campagna di vaccinazioni procede. Oltre un terzo della popolazione è stato pienamente vaccinato, oltre un quinto ha ricevuto la prima dose ed è in attesa della seconda.

L’evoluzione dell’epidemia ha consentito un progressivo allentamento delle restrizioni alla mobilità e ai contatti sociali, che ha dato slancio alla ripresa dell’economia. Resta alta l’attenzione per la diffusione di varianti più contagiose. I rischi vanno gestiti con tempestività, per evitare di trovarsi nella necessità di introdurre nuove drastiche misure di distanziamento.

L’economia

Il primo trimestre del 2021 si è chiuso con un lieve incremento del PIL, anziché con la contrazione inizialmente stimata. Come la recessione che l’ha preceduta, la ripresa è connotata da forti elementi di eterogeneità.

La produzione manifatturiera è tornata su livelli prossimi a quelli pre-crisi, grazie anche alla ripresa del commercio mondiale, con l’unica eccezione, rilevante per il Paese, della filiera del tessile-abbigliamento. Le costruzioni sono già salite ampiamente al disopra dei livelli di inizio 2020. Da maggio, la spesa per consumi è in netta ripresa.

Un riallineamento del tasso di risparmio delle famiglie ai livelli precedenti la pandemia sosterrà ulteriormente i consumi, che potrebbero dare una spinta importante alla crescita a partire dal terzo trimestre.

Soffrono ancora le attività legate allo spostamento delle persone, come i trasporti pubblici, le ferrovie, i voli aerei, il turismo internazionale. Altri servizi, come la ristorazione, i bar, gli alberghi e gli spettacoli, stanno riprendendosi con le riaperture.

Nel corso del 2020 le esportazioni italiane hanno pressoché mantenuto la loro quota sui mercati esteri, che era invece sensibilmente calata nella crisi del 2008-09. Nella seconda metà del 2020 le esportazioni hanno recuperato i livelli pre-pandemia, rafforzandosi ulteriormente all’inizio di quest’anno. L’avanzo con l’estero resta su livelli elevati, negli ultimi dodici mesi è stato pari al 3,9 per cento del PIL. La situazione patrimoniale netta del Paese è tornata positiva.

Questo conferma che il nostro Paese non vive al di sopra delle proprie capacità produttive.

Per il secondo trimestre, le stime interne indicano attualmente una crescita congiunturale prossima al 2 per cento. Il DEF aveva stimato una crescita per il 2021del 4,5 per cento; in quel momento si trattava di una tra le previsioni più ottimistiche. Un recupero del PIL pari o superiore al 5 per cento per quest’anno appare oggi raggiungibile, così come il ritorno al livello di PIL trimestrale pre-crisi entro il terzo trimestre del 2022.

Recuperare in fretta il terreno perduto è indispensabile per preservare il tessuto produttivo e sociale, per riguadagnare posti di lavoro e dare sollievo alle famiglie e alle imprese.

La politica economica

Al recupero dell’economia stanno contribuendo le misure di sostegno e rilancio varate dal Governo. I decreti approvati nel 2021 prevedono misure che ammontano a 70 miliardi nell’anno in corso, circa il 4 per cento del PIL. L’azione di sostegno all’economia comprende vari interventi, alcuni ad ampio spettro, altri settoriali. L’obiettivo è di cogliere la complessità degli effetti della pandemia sulla nostra economia, sui diversi settori, sulle diverse tipologie di operatori economici.

La sfida principale per la politica economica del nostro Paese è tuttavia quella di uscire dalla lunga stagnazione che ha preceduto la crisi pandemica, recuperando il ritardo accumulato rispetto alle altre grandi economie avanzate. Ricordo solo che il PIL pro capite italiano - a parità di potere di acquisto - nel 1995 era di 9 punti superiore a quello medio dell’area dell’euro, nel 2019 era inferiore di 10 punti.

Da anni la politica economica italiana si confronta con il problema della bassa crescita. È tuttavia evidente che, nonostante numerose analisi, tante discussioni e anche molti interventi di politica economica, non si è finora riusciti a porre il Paese su un sentiero di crescita pari a quello degli altri paesi avanzati.

Non utilizziamo appieno né il nostro capitale umano, né il nostro risparmio finanziario.

Il PNRR

L’elemento di novità che può aiutarci a segnare una svolta nella dinamica della crescita della nostra economia è il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Sono tre i motivi per cui il PNRR può contribuire a sbloccare la stagnazione.

In primo luogo, il Piano mette in campo un pacchetto di investimenti di dimensioni senza precedenti. Nel complesso, il Dispositivo di Ripresa e Resilienza (RRF) e il Fondo nazionale complementare stanziano 222 miliardi da impiegare in poco più di cinque anni. Sostanzialmente, si prevede il raddoppio dei volumi di investimenti fissi realizzati dalle Amministrazioni Pubbliche negli ultimi anni.

In secondo luogo, il finanziamento dei progetti è subordinato a obiettivi quantitativi e traguardi intermedi secondo una sequenza temporale predefinita, che impone tempi di realizzazione molto più rapidi di quelli usuali.

In terzo luogo, il Piano associa ai progetti di investimento un ampio insieme di riforme: Pubblica Amministrazione, Giustizia, semplificazione delle procedure sono le principali. La caratteristica comune di queste riforme è lo sfruttamento delle tecnologie digitali per semplificare, velocizzare e rendere più efficiente il funzionamento della macchina amministrativa.

Vorrei soffermarmi in particolare sulla riforma della Giustizia, tra i cui obiettivi vi è la riduzione del 40% dei tempi dei procedimenti civili. Sappiamo che, laddove i tempi della giustizia sono troppo lenti, l’attività di impresa viene svolta in un clima economico sfavorevole, caratterizzato da forti incertezze. Le leve con cui si interviene sono molteplici: la semplificazione delle norme procedurali, la riorganizzazione degli uffici, oltre

che il forte impulso alla digitalizzazione già citato.

Il PNRR cerca di affrontare contemporaneamente molti dei principali fattori che hanno frenato l’economia italiana: al contempo ha l’obiettivo di accelerare la duplice transizione, digitale e verde, un processo che richiederà sforzi continuati e coerenti, ben oltre il 2026, per raggiungere la “neutralità carbonica” entro il 2050 e per recuperare il forte ritardo di cui soffriamo nell’adozione e nell’uso diffuso delle nuove tecnologie.

Il PNRR e la crescita

Le nostre stime suggeriscono che la maggiore spesa per investimenti, ricerca, formazione e politiche sociali attivata dal PNRR porterà a un incremento consistente del PIL nel corso dei prossimi cinque anni.

Nel 2026 (l’anno finale del programma), il prodotto sarebbe superiore del 3,6 per cento rispetto a uno scenario senza tali misure.

L’impulso dato alla crescita potrà essere ancora superiore se l’ampio e articolato programma di riforme previsto dal Piano sarà portato a termine in tempi rapidi e nella sua interezza.

Prima della crisi pandemica la crescita potenziale era stimata pari allo 0,6 per cento all’anno. Con il completamento degli investimenti e delle riforme previsti dal Piano, essa potrebbe salire all’1,4 per cento.

L’attuazione del Piano non sarà facile, data la molteplicità degli interventi e dei soggetti coinvolti.

Sono censite circa 150 linee di intervento, la cui attuazione si concretizzerà in migliaia di progetti specifici. I provvedimenti amministrativi da adottare sono numerosissimi e molti i soggetti chiamati a darvi attuazione.

Ciò richiede un rafforzamento delle strutture tecniche e operative delle Amministrazioni centrali e locali e una sostanziale velocizzazione dei loro tempi di azione.

Questi cambiamenti, se ottenuti, ovviamente, saranno forse l’eredità più importante del Piano.

Tutti i Ministri sono impegnati a realizzare il Piano nei tempi e nei modi previsti. Serve uno sforzo corale di tutti i livelli di Governo e del settore privato.

Il phase-out delle misure di sostegno

Mentre in una prospettiva di medio periodo la sfida fondamentale è quella di intraprendere un sentiero di crescita stabilmente più elevato, nel breve periodo ci sono diversi aspetti che vanno affrontati con cautela e gradualità, seguendo il consolidarsi della ripresa.

In particolare vorrei soffermarmi su tre temi: 1) il rientro dalle misure emergenziali, 2) il debito delle imprese, 3) il debito delle famiglie.

Il primo tema è il rientro dalle misure emergenziali.

La politica economica resterà espansiva per riportare il PIL non solo al livello del 2019, ma anche sul trend precedente la crisi. C’è ampio consenso che la politica economica debba continuare a sostenere le economie per tutto il tempo che sarà necessario. Questa posizione è condivisa a livello internazionale è confermata dall’orientamento dell’Unione europea, che ha esteso la sospensione del Patto di Stabilità e Crescita al 2022, e della Banca centrale europea, con il suo ampio programma di acquisti. È stata ribadita in ambito G7 e G20.

È altrettanto condivisa l’idea che, col rafforzarsi della ripresa, la politica economica debba diventare via via più selettiva e che occorra definire tempi e modalità del graduale ritiro delle misure emergenziali, sapendo che il percorso dovrà adattarsi all’evoluzione della situazione sanitaria ed economica.

Questa è la logica che sta guidando l’azione del Governo.

L’iter per il rientro dagli strumenti emergenziali di sostegno al lavoro è stato definito. Negli scorsi giorni vi è stato un confronto costruttivo con le parti sociali, con le quali è stato firmato un avviso comune che prevede che, prima di ricorrere ai licenziamenti, le imprese si impegnino a utilizzare tutti gli strumenti normativi e contrattuali disponibili.

L’erogazione dei contributi a fondo perduto ad ampio spettro dovrebbe terminare quest’estate con i contributi che saranno erogati sulla base del peggioramento del risultato d’esercizio, anziché della caduta del fatturato. Questo intervento avrà anche finalità perequative.

Per gli strumenti di carattere settoriale, è necessario un approccio pragmatico, che tenga conto della elevata eterogeneità delle condizioni dei comparti produttivi e delle singole imprese. È verosimile che questi interventi diventeranno sempre meno numerosi.

Per le due principali misure di sostegno alla liquidità e al credito delle imprese – le moratorie e le garanzie pubbliche – l’estensione a tutto il 2021, resa possibile dalla normativa comunitaria sugli aiuti di Stato, è stata accompagnata da un’attenuazione della loro ampiezza.

La moratoria è stata prorogata, su richiesta dei debitori, soltanto per la quota capitale e la percentuale di credito coperta dalla garanzia pubblica è stata ridotta. L’obiettivo è una crescente compartecipazione ai rischi da parte del sistema bancario. Ciò è essenziale per garantire un’efficiente allocazione delle risorse.

La politica di bilancio quest’anno è fortemente espansiva. Resterà tale anche nel 2022 sia pure con un disavanzo molto inferiore. Con il consolidarsi della ripresa, il disavanzo verrà ridotto progressivamente, così da porre il debito pubblico su un sentiero di graduale e progressivo rientro. Nel medio termine, le entrate dovranno finanziare strutturalmente le spese.

Il presidente Patuelli ha ricordato prima il tema della riforma fiscale, su cui stiamo lavorando. Dobbiamo puntare a un sistema più semplice, più coerente con le esigenze del sistema produttivo e meno oneroso per esso. Presenteremo a fine mese un disegno di legge delega che utilizzerà il rilevante lavoro compiuto in Parlamento. Resta l’esigenza, come ho detto prima, che ogni riforma sia attuata in un contesto prospettico di equilibrio del bilancio pubblico.

Il debito delle imprese

Un altro aspetto critico per la ripresa è rappresentato dalle condizioni economico-finanziarie delle imprese e delle famiglie. Le imprese, in media escono da questi mesi di pandemia con una struttura finanziaria più fragile. Le misure di sostegno finanziario hanno spesso evitato che situazioni di temporanea illiquidità si trasformassero in insolvenze; al tempo stesso l’indebitamento delle imprese è aumentato significativamente.

I debiti finanziari delle imprese in rapporto al PIL, che erano scesi dall’81 per cento del 2011 al 69 del 2019, lo scorso anno sono aumentati di oltre 8 punti percentuali (al 77 per cento) su quest’ultima percentuale ha ovviamente inciso anche l’andamento del Pil.

A livello aggregato, buona parte dei crediti ottenuti nel corso del 2020 è detenuta dalle imprese in attività liquide: il rapporto tra depositi delle imprese e PIL è aumentato di 6,5 punti percentuali, al 23 per cento. Il fenomeno è proseguito nel corso di quest’anno, con una crescita dei depositi assai sostenuta.

Un ulteriore segnale positivo è fornito dalle stime circa la quota di debito detenuto dalle imprese vulnerabili: sulla base delle previsioni macroeconomiche di aprile, questa, entro la fine del 2021 scenderebbe sui livelli registrati prima della pandemia. Resta comunque il rischio che una struttura finanziaria sbilanciata verso il debito possa ridurre la capacità di molte imprese di reperire finanziamenti per progetti di investimento.

Alcune interventi recenti mirano a limitare questo rischio.

Il Decreto Sostegni Bis ha previsto alcuni interventi mirati a rafforzare l’accesso al credito a medio-lungo termine e a rendere più equilibrata la struttura finanziaria delle imprese. Vorrei ricordarne tre.

Si è facilitato il ricorso a strumenti di debito alternativi al credito bancario, ad esempio con l’introduzione dei cosiddetti basket bond. Si tratta di una garanzia pubblica a copertura delle prime perdite su portafogli di obbligazioni, mini-bond e altri titoli di debito emessi, nell’ambito di operazioni di cartolarizzazione, da PMI e small mid cap a fronte della realizzazione di programmi qualificati di sviluppo aziendale.

Per le PMI e small mid cap, è stata inoltre introdotta una Garanzia di portafoglio per incentivare l’erogazione di credito bancario per progetti innovativi e/o di sviluppo. La garanzia è erogata nell’ambito dell’operatività del Fondo PMI, a supporto dei crediti a medio lungo termine destinati a finanziare progetti di ricerca e sviluppo e programmi di investimento.

Infine, per favorire la patrimonializzazione delle imprese di piccole e medie dimensioni, il Decreto prevede un regime transitorio di carattere straordinario nella disciplina dell’Aiuto alla Crescita Economica (ACE). In particolare, per tutti gli incrementi di capitale fino a 5 milioni di euro realizzati nel 2021, l’aliquota del rendimento nozionale sul capitale proprio (con la quale si determina l’importo da dedurre al reddito imponibile) viene innalzata al 15 per cento, rispetto all’1,3 per cento del regime ordinario.

A sostegno delle condizioni finanziarie delle imprese, si è inoltre intervenuti sul recupero dell’IVA nelle procedure concorsuali; si sono prorogati gli incentivi per la cessione dei crediti deteriorati; si è rifinanziato il Fondo per il pagamento dei debiti degli enti territoriali; si è innalzato il tetto per la compensazione automatica dei crediti fiscali; si è anticipata la detrazione dei super-ammortamenti.

Valuteremo con attenzione l’evolvere della situazione e l’efficacia delle misure adottate, integrandole e potenziandole ove necessario.

Il presidente Patuelli ha ricordato le misure sui mutui per i giovani. È un passo che abbiamo fatto per facilitare il loro inserimento nella vita economica e sociale, uno degli obiettivi del PNRR e una delle sfide per il nostro Paese. Contiamo sul ruolo attivo del sistema bancario e delle banche per il successo della misura.

In chiave più generale, l’accesso al mercato dei capitali sarà favorito anche da una maggiore integrazione dei mercati su base europea, grazie a iniziative come la Capital Markets Union. Continuiamo ad approfondire ogni iniziativa utile, anche sotto il profilo normativo, per incrementare ulteriormente l’efficienza e la competitività dei mercati italiani.

Una opportunità è inoltre offerta dall’operazione di aggregazione tra Euronext e Borsa Italiana. Il ruolo significativo che Borsa Italiana assume all’interno della struttura federativa paneuropea, e il peso degli azionisti italiani nell’assetto e negli accordi governance di quest’ultima, consentiranno di valorizzare le infrastrutture italiane strategiche coinvolte nell’operazione e favoriranno maggiore visibilità e nuove possibilità di raccolta per le nostre imprese.

L’impatto della pandemia sulle famiglie

La pandemia ha pesato significativamente su un’ampia quota delle famiglie italiane. Le stime dell’Istat evidenziano come la povertà assoluta sia tornata a crescere nel 2020, e abbia raggiunto il 7,7 percento; il livello più elevato dal 2005 (primo anno della serie storica). Si trovano in tale situazione circa due milioni di famiglie.

Con riferimento alle condizioni finanziare complessive, nel 2020 sono aumentati sia il risparmio (concentrandosi soprattutto in strumenti liquidi come i depositi)], sia l’indebitamento in rapporto al reddito disponibile, seppur in misura contenuta 2,6 punti percentuali al 64,7 percento.

Per effetto dei bassi tassi di interesse, delle misure di sostegno e delle moratorie, la capacità di rimborso dei prestiti delle famiglie non è stata significativamente indebolita e la quota di debito detenuta dalle famiglie finanziariamente vulnerabili, pur aumentata, rimane su livelli ancora contenuti, anche in confronto con le precedenti crisi.

Il DL Sostegni Bis ha esteso l’operatività del Fondo di solidarietà per i mutui per l'acquisto della prima casa (il cosiddetto Fondo Gasparrini) e aumentato la dotazione del Fondo di garanzia prima casa.

Così come per le imprese, continueremo a seguire l’evoluzione della capacità delle famiglie di far fronte ai propri impegni finanziari durante il phasing out e a sostenerla, se si renderà necessario.

Il sistema bancario: supporto durante la pandemia

Come sappiamo tutti, la recessione attuale ha cause e caratteristiche molto diverse da quelle precedenti.

Il sistema bancario e finanziario ha svolto un ruolo di “cuscinetto”, invece che di amplificatore come si era verificato nelle precedenti crisi. Grazie alle riforme regolamentari concordate in ambito internazionale in risposta alla crisi finanziaria della fine del decennio passato, le banche hanno affrontato la crisi sanitaria da una posizione di maggiore solidità patrimoniale e con riserve di liquidità più elevate. Pertanto, le banche sono state in grado di mantenere il sostegno all’economia anche nelle fasi più acute della pandemia.

Il sostegno pubblico all’economia ha consentito al sistema bancario di limitare la flessione della redditività e di ridurre la ponderazione media delle attività, contribuendo a migliorare i coefficienti patrimoniali.

Con il superamento della pandemia è importante riportare l’attenzione sulla crescita di medio-lungo periodo. Le banche potranno e dovranno fornire un contributo essenziale allo sviluppo della nostra economia.

Il sistema bancario: sfide

Vorrei infine ricordare alcune delle sfide che le banche dovranno affrontare nella fase di ripresa dell’attività economica. Tocco quattro punti che sono stati affrontati, in modo più esteso, anche dal Governatore Visco.

Il contesto in cui si troveranno a operare è quello di una progressiva rimozione delle misure che hanno finora attenuato la trasmissione ai loro bilanci dei rischi legati alla recessione che abbiamo appena superato.

In questo nuovo contesto è importante che le banche non facciano mancare il supporto alle famiglie e alle imprese.

In primo luogo, per la ripresa è dunque fondamentale che la selezione del merito di credito dei prenditori sia accurata, consentendo una allocazione efficiente del risparmio raccolto. È un compito non facile, ma questo scrutinio consentirà loro di riorientare la propria capacità di sostegno verso questi soggetti, in modo da contribuire al processo di riorganizzazione dell’economia che è la precondizione per una crescita di medio lungo periodo a tassi più elevati di quelli registrati nel passato ventennio.

Come ha illustrato il Governatore, inoltre, con il rallentamento e la graduale rimozione del supporto di emergenza, presumibilmente si verificherà un aumento dei crediti deteriorati. È importante che le banche svolgano una puntuale analisi del merito di credito delle singole posizioni.

La gestione dei crediti deteriorati, in prospettiva, sarà resa più agevole dalla riduzione dei tempi dei procedimenti giudiziari, uno degli esiti attesi della riforma della Giustizia civile che menzionavo prima.

In secondo luogo, sarà importante il sostegno alle imprese per la diversificazione dei finanziamenti.

L’attività di consulenza delle banche italiane nei confronti delle imprese, specie delle PMI, sarà fondamentale per accompagnarle lungo la strada di un maggiore ricorso ai mercati dei capitali.

Anche da questo dipenderà la capacità del sistema produttivo di sfruttare le opportunità offerte dagli interventi che favoriscono l’accesso a canali alternativi di finanziamento.

In terzo luogo, sarà importante la capacità di affrontare le sfide della digitalizzazione. Le profonde innovazioni indotte dalla rivoluzione tecnologica e digitale hanno riflessi importanti sul modello di business e organizzativo delle stesse aziende di credito. La pandemia ha accelerato questo processo, mostrando anche quanto sia fondamentale la capillarità e l’accessibilità dei servizi bancari e finanziari da remoto. Una revisione dei modelli organizzativi orientata alla maggiore efficienza dovrà puntare all’offerta di servizi moderni, rapidi e dai costi contenuti.

È anche importante che le banche italiane abbiano un ruolo da protagoniste nel processo di cambiamento del sistema europeo dei pagamenti, che of frano servizi connotati dai più elevati standard di efficienza, sicurezza e trasparenza. È il caso, ad esempio, degli instant payments, rispetto ai quali gli sforzi dovranno convergere affinché, sulla scia della Retail Payment Strategy della Commissione, possano diventare la “nuova normalità” nel settore dei pagamenti.

In quarto luogo, nella loro azione di analisi del merito di credito e di valutazione dei rischi, le banche dovranno dare un contributo sostanziale alla transizione verso un’economia sostenibile sotto il profilo climatico. Il PNRR, come accennavo prima, darà un impulso deciso alla transizione ecologica. In questo contesto, nella valutazione delle prospettive di un’impresa, si dovrà tenere sempre più conto dei rischi ambientali, come ricordava anche il Governatore.

I lavori del G20 in materia di finanza sostenibile, grazie anche all’impulso della Presidenza italiana, verranno intensificati nei prossimi anni. Un importante contributo al dibattito sarà fornito dalla Conferenza internazionale sul clima, che si terrà domenica a Venezia, a margine della riunione ministeriale del G20.

Conclusioni

Il PNRR rappresenta una occasione molto importante per l’impulso che saprà dare alla crescita e alla capacità del Paese di affrontare con successo la fase di riallocazione dei consumi e della produzione indotta dalla digitalizzazione e dalla transizione ecologica. Esso tuttavia non deve essere considerato la panacea per tutti i ritardi della nostra economia.

Piuttosto va pensato come una componente di una più ampia strategia di politica economica volta a rendere il Paese più dinamico e più inclusivo, nelle tre dimensioni del Piano (i giovani, le donne, il Meridione).

Serve uno sforzo corale.

Servono, innanzi tutto, imprese dinamiche che investano, innovino, adattino i loro prodotti all’evoluzione della domanda globale nel mondo del dopo Covid. Servono poi Amministrazioni pubbliche che forniscano servizi di qualità, creando un ambiente economico favorevole all’attività di impresa, investendo sul capitale umano e così facilitando la mobilità del lavoro e del capitale. Servono infine banche che sostengano questa evoluzione.

Questo implica favorire il processo di riallocazione dei consumi e della produzione indotto dalle due transizioni (digitale ed ecologica), individuare le imprese e i settori promettenti, fornire servizi avanzati a costi contenuti, essere competitivi sui mercati internazionali.

Il settore bancario può inoltre offrire il suo contributo sostenendo il forte incremento degli investimenti atteso nei prossimi anni, come conseguenza dell’impulso che sarà dato dal PNRR.

Usciamo da un ventennio di stagnazione degli investimenti (ricordo che nel 2019 gli investimenti fissi lordi - privati e pubblici - erano sostanzialmente invariati rispetto a 20 anni prima, mentre negli altri paesi dell’area dell’euro erano in media di oltre il 35 per cento più alti).

Il Piano stanzia ingenti risorse per gli investimenti pubblici, ma mobiliterà anche le iniziative delle imprese, attraverso incentivi diretti agli investimenti privati e le esternalità positive prodotte dall’accumulazione di capitale pubblico.

Il sistema bancario deve sostenere e facilitare questo processo. E sono certo che lo farà.

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