Gualtieri: «Adesso il Recovery è più robusto. Da subito altre risorse per la sanità»
10/01/2021Intervista a cura di Federico Fubini
L’Italia si può permettere una crisi di governo con il Recovery Plan da approvare e un’emergenza anche economica aperta?
«Sarebbe incomprensibile. Il dialogo con i partiti di maggioranza è stato molto utile perché ha permesso di migliorare l’impostazione del piano e rafforzarne coerenza e visione strategica. Su questa base ora si sta finalizzando la revisione del testo. Auspico che martedì sia approvata dal Consiglio dei ministri per poi avviare subito il confronto con il parlamento, con le forze sociali e con la Commissione europea. Dobbiamo concludere il lavoro nei tempi previsti. Ricordo che subito dopo questo passaggio – cruciale – il governo sarà chiamato ad altri interventi importanti: lo scostamento di bilancio e il nuovo decreto sui ristori. Sono indispensabili e urgenti, soprattutto alla luce della necessità di proseguire con le misure restrittive di contenimento della pandemia. Non vanno messi a rischio».
Quanto vale lo scostamento?
«Stiamo valutando un intervento da un punto e mezzo di prodotto interno lordo».
Cioè circa 24 miliardi?
«Sì, di cui circa un miliardo e mezzo per l’acquisto, la distribuzione e la somministrazione dei vaccini. Sulla Sanità nel provvedimento in arrivo sono previsti nel complesso più di tre miliardi supplementari. Poi ovviamente rifinanzieremo il sostegno ai Comuni e la copertura della Cassa integrazione. Non solo i ristori».
In caso di crisi di governo lei avrà in testa uno scenario alternativo, per garantire la tenuta della coazione e la gestione dell’emergenza …
«Continuo a essere fiducioso che prevarrà in tutti il senso di responsabilità verso gli italiani. Credo che il metodo dell’ascolto che stiamo praticando per la revisione del Recovery consenta un più generale rilancio dell’azione del governo e della coalizione. Come ha detto Nicola Zingaretti, c’è da definire un programma di priorità, un vero e proprio patto di legislatura, raccogliendo i contributi di tutte le forze politiche della maggioranza ed è positivo l’impegno del Presidente Conte a presentare una proposta in tal senso. Non penso invece che precipitare il paese nel caos e nell’incertezza sarebbe compreso e apprezzato dalle famiglie, dai lavoratori e dalle imprese, che si aspettano meno polemiche e più fatti. E a buon diritto. Noi lavoriamo senza sosta con l’unico obiettivo di affrontare e superare questa crisi difficile. Ci aspettiamo che tutti facciano lo stesso».
Ritiene strumentali le richieste di Italia viva sul Recovery Plan? In fondo lei ha passato le feste impegnato in una frenetica revisione del piano, perché dopo vari mesi era ancora molto carente.
«Da Italia Viva, come da tutte le altre forze della coalizione e da molti osservatori, sono giunti contributi e osservazioni preziosi, e lo schema presentato tiene conto di molte di questo. Lo hanno riconosciuto gli stessi esponenti di Italia viva nella riunione di maggioranza venerdì».
Le sembra che i partiti adesso trovino la struttura del piano adeguata, per quantità e qualità?
«Sull’entità delle risorse a debito occorre salvaguardare la sostenibilità della finanza pubblica. Ma anche su questo punto – che è delicato – il dialogo e il confronto hanno consentito di ridurre la quota per i progetti in essere e di potenziare le risorse per i nuovi progetti del piano per oltre venti miliardi. Così, grazie anche al contributo del ministro per la Coesione Peppe Provenzano, una quota di prestiti europei ci consentirà di anticipare l’impiego di risorse non programmate. Significa accelerare e qualificare la spesa, aumentare gli investimenti al Sud e creare le condizioni per un ulteriore incremento complessivo. Tra l’altro abbiamo introdotto strumenti finanziari a leva per facilitare la mobilitazione di capitali privati e favorire l’impatto addizionale degli investimenti in alcuni ambiti: politiche industriali per le filiere strategiche, servizi turistici e infrastrutture di ricettività, economia circolare, housing sociale».
Sul merito dei programmi che impressione le sembra abbiano avuto i partiti di maggioranza?
«Quanto a questo, vorrei sottolineare il forte potenziamento degli interventi sulla ricerca, la formazione, le politiche attive del lavoro, le infrastrutture sociali, il turismo e la cultura. Sono rafforzate sensibilmente le tre grandi priorità orizzontali del piano: le donne, i giovani e il Mezzogiorno. Tutti gli interventi delle diverse missioni dovranno essere disegnati e valutati in modo da avere un impatto particolare su di esse, perché il rilancio e la trasformazione dell’Italia passa per la capacità di risolvere queste tre grandi ‘questioni’ che si trascinano da tempo. Sui giovani, su cui ha giustamente insistito il segretario del Pd, le risorse direttamente investite salgono a almeno quaranta miliardi. Senza tenere conto dell’impatto sulle nuove generazioni di missioni fortemente orientate al futuro come quelle sulla rivoluzione verde e sul digitale».
Il piano promette assunzioni soprattutto nella giustizia e nel pubblico impiego. Quante?
«Complessivamente circa 16 mila per la semplificazione delle procedure e l’attuazione del piano, per la digitalizzazione della pubblica amministrazione e lo smaltimento di tutto l’arretrato della giustizia soprattutto civile: un’opportunità importante anche per rafforzare il necessario ingresso di giovani energie e competenze nella pubblica amministrazione».
Lei ha detto che queste assunzioni non ci saranno, se non ci sono le riforme. Che significa?
«Semplice: che Commissione vuole pacchetti organici e coerenti di investimenti e riforme. E ha ragione. Smaltire l’arretrato dei processi è importante, ma se si vogliono ottenere le risorse necessarie a farlo, bisogna dimostrare che non si formerà di nuovo ancora dell’arretrato. Questo richiede un piano di riforma credibile con tempi di attuazione certi».
La pandemia infierisce ancora e la campagna vaccinale prenderà tempo: le vostre previsioni d’autunno di una forte ripresa con crescita del 6% nel 2021 valgono ancora?
«Intanto mi faccia dire che il piano vaccini del governo sta procedendo con notevole efficienza. Speriamo di disporre dei quantitativi necessari, adeguati alla capacità di somministrazione che stiamo dimostrando. Per quanto riguarda l’economia, nonostante le restrizioni dovute alla seconda ondata pensiamo di chiudere il 2020 poco distanti dalle previsioni della Nota di aggiornamento d’autunno: anche gli ultimi dati sulla produzione industriale sono incoraggianti e dimostrano che le misure adottate per contenere il terribile impatto economico della pandemia sono state efficaci».
Ma di fatto abbiamo chiuso l’anno in recessione e non ne stiamo uscendo, non trova?
«Naturalmente ci aspettiamo che i primi mesi dell’anno risentano negativamente dell’andamento della pandemia, e nel complesso i rischi per la previsione sono al ribasso. Però riteniamo ancora che il Pil possa recuperare parte della caduta registrata nel 2020. Molto dipenderà dalla capacità di attivare tempestivamente gli investimenti aggiuntivi del Recovery Plan previsti per il 2021, che rafforzeranno le misure di stimolo previste dalla legge di bilancio».
A proposito dello scostamento: l’idea è di farne solo uno, che valga per tutto l’anno? Significa far salire il deficit pubblico verso o oltre il 12% del Pil?
«Sì, rivaluteremo le prospettive economiche e vareremo un pacchetto di misure al quale stiamo già lavorando e che ci auguriamo sia l’ultimo scostamento. È evidente però che non possiamo ancora avere certezze assolute sull’andamento della pandemia. Per quanto riguarda la finanza pubblica, la previsione della legge di bilancio è di un deficit del 7% del Pil. Ad esso si dovrà aggiungere il costo del nuovo pacchetto di sostegno all’economia e l’impatto di un’eventuale revisione al ribasso della crescita. Tuttavia, allo stato attuale non c’è assolutamente motivo di prevedere un deficit a due cifre in rapporto al Pil».