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Audizione del ministro Gualtieri sulla Relazione al Parlamento e sul Programma Nazionale di Riforma 2020 [Commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato] – 28 luglio 2020

 28/07/2020

Signori presidenti, onorevoli deputati e senatori, buongiorno.

Vi ringrazio per l’opportunità di presentare le ragioni per le quali il Governo chiede al Parlamento l’autorizzazione a un terzo scostamento di bilancio e di illustrare le linee del Programma nazionale di riforma.

Questi due temi rappresentano bene le due dimensioni dello sforzo che il Governo sta effettuando da un lato per misurarsi con gli effetti economici della pandemia e dall’altro per definire le linee di una azione di riforma più ampia capace di rendere la ripresa duratura e sostenibile.

Le risorse autorizzate dal Parlamento sin qui hanno permesso di mettere in campo interventi eccezionali, per dimensione e portata, come noto tra i più ampi a livello internazionale, che hanno consentito fin qui di contenere per quanto possibile gli effetti negativi sull’economia generati dalla pandemia.

L’impatto macroeconomico dell’insieme delle misure adottate è stato considerevole. Banca d'Italia, che avete appena audito, in un suo recente studio ha rilevato che, in assenza degli interventi adottati, la contrazione del PIL nel 2020 sarebbe stata superiore di oltre 2 punti percentuali.

Peraltro questo tipo di valutazione ‘standard’, che emerge anche dal modello econometrico in uso al Tesoro, non tiene conto dell’avvitamento che la crisi avrebbe registrato se non si fosse intervenuti per sostenere i redditi dei lavoratori e degli imprenditori e per salvaguardare la liquidità delle imprese e l’erogazione di credito bancario. È quindi ragionevole ritenere che in assenza di interventi l’impatto effettivo sarebbe stato significativamente ancora maggiore.

I più recenti dati economici indicano che la nostra economia ha iniziato la risalita dal minimo registrato nel bimestre marzo-aprile. Nel mese di maggio, la produzione industriale e delle costruzioni, le esportazioni e le vendite al dettaglio hanno registrato un forte rimbalzo non appena si sono riaperti molti settori di attività e le misure di distanziamento sociale sono state allentate. Stimiamo che la ripresa sia continuata in giugno e luglio. Tuttavia, l’entità della caduta del PIL di marzo e aprile è stata tale che il secondo trimestre registrerà in media una forte caduta del PIL, seguita da un altrettanto marcato rimbalzo nel terzo trimestre.

Le misure adottate hanno raggiunto larghi strati della popolazione.

Considerando gli effetti sul mercato del lavoro, infatti, una stima piuttosto prudenziale ci porta a ritenere che siano almeno 1,5 milioni i posti di lavoro salvati dalle misure adottate finora

I dati di monitoraggio a nostra disposizione mostrano che al 20 luglio sono state erogate, solo per la parte INPS, prestazioni stimate in un totale di 16,5 miliardi in favore di una platea di 12,6 milioni di lavoratori. È stata autorizzata cassa integrazione per 2,3 miliardi di ore.

Il bonus di 600 euro, per il quale è in erogazione la terza tranche da 1000 euro, ha raggiunto 4,1 milioni di soggetti, il bonus lavoratori domestici quasi 250 mila individui, il bonus per il baby sitting e i centri estivi 500 mila persone mentre il reddito di emergenza ha fatto finora registrare 457 mila domande. Quanto ai sostegni alle imprese, sono stati erogati circa 5 miliardi di contributi a fondo perduto a imprese e partite IVA in difficoltà, e l’erogazione è ancora in corso, le domande sono ancora aperte, mentre le indennità erogate in favore dei lavoratori autonomi ammontano a circa 5 miliardi, cui si aggiungerà un'ulteriore integrazione per circa un miliardo e mezzo.

A tutto ciò vanno aggiunti la cancellazione della rata dell’IRAP e gli interventi su affitti e bollette.

Alcuni interventi hanno concorso a ridurre il rischio di povertà, le diseguaglianze e la vulnerabilità finanziaria delle famiglie. Dai risultati delle prime analisi limitate per ora alle sole misure del Cura Italia emerge che senza gli interventi realizzati le famiglie più povere avrebbero registrato una perdita di reddito maggiore del 21,7% rispetto al quinto più ricco della distribuzione dei redditi. Le misure di integrazione del reddito adottate hanno quindi consentito alle famiglie meno abbienti di recuperare le perdite subite in misura sostanziale e superiore alle famiglie con redditi più elevati, facendo registrare una perdita media limitata allo 0,25% del reddito disponibile equivalente. C’ è stato poi un forte impatto con le misure che hanno ridotto il rischio di crisi di liquidità per circa 1 milione e 365 mila famiglie. Questo dato presumibilmente sarà rivisto al rialzo all’esito delle valutazioni ex post degli effetti del D.L. “Rilancio” che sono in corso di rielaborazione.

Per quanto riguarda la liquidità, al 22 luglio i prestiti oggetto di moratoria interessano una somma complessiva di oltre 292 miliardi di euro, mentre i nuovi finanziamenti bancari garantiti dallo Stato per le micro, piccole e medie imprese presentati al Fondo di Garanzia per le PMI sono quasi 875 mila e alla Sace portano il totale dei prestiti erogati a oltre 70 miliardi. Confermando le previsioni iniziali del Governo

Il nostro Paese ha superato la fase più acuta del contagio.

Le misure di contenimento dell’epidemia del Covid-19 sono state efficaci nel ridurre sensibilmente l’incidenza del virus. I sacrifici legati alle restrizioni allo svolgimento delle attività lavorative e l’impegno dei cittadini tutti hanno permesso di portare il numero degli individui attualmente positivi al di sotto del livello della gran parte dei paesi colpiti duramente dall’epidemia.

Tuttavia mantenere una forte prudenza si rende necessaria per evitare che riprenda la diffusione del contagio, poiché, com’è noto, al momento il virus non si può ritenere completamente neutralizzato. Per non vanificare gli sforzi fin qui intrapresi e scongiurare l’eventualità di nuove limitazioni, abbiamo anche concorso a sostenere misure per favorire il proseguimento delle attività di lavoratori, studenti ed esercizi commerciali in sicurezza, oltre che per sostenere il rafforzamento del sistema sanitario e dell’assistenza territoriale anche fuori dagli istituti ospedalieri. Ed è bene che tutti i cittadini osservino le misure precauzionali necessarie a contenere il contagio e a non vanificare gli sforzi sin qui intrapresi.

Tuttavia il contesto economico continua a essere interessato dalla debolezza della domanda, sia interna sia soprattutto estera.

Per questo, per sostenere la nostra economia nella fase di transizione verso una definitiva ripresa delle attività, il Governo dovrà continuare a intervenire con misure più selettive che, in continuità con l’azione perseguita in questo periodo, completino gli interventi in vigore e assicurino un sostegno alla crescita.

Per questo motivo, il Governo ha presentato al Parlamento una nuova Relazione ai sensi della Legge 243 del 2012 con la quale chiede, per finanziare ulteriori misure di sostegno all’economia, l’autorizzazione a ricorrere all’indebitamento, comprensivo dei maggiori interessi passivi per il finanziamento del debito pubblico, di 25 miliardi di euro per l’anno 2020, 6,1 mld nel 2021, 1 mld nel 2022, 6,2 mld nel 2023, 5 mld nel 2024, 3,3 nel 2025 e 1,7 mld a decorrere dal 2026.

Le maggiori risorse saranno utilizzate per intervenire su: Occupazione; Fisco e liquidità; Enti territoriali; Istruzione e altre misure settoriali e generali in favore della crescita.

Il Governo ritiene fondamentale proseguire e, al tempo stesso, rendere più selettiva la Cassa Integrazione Guadagni (CIG), introducendo anche misure di sostegno alle assunzioni.

In questi giorni sono allo studio interventi che consentiranno di dare continuità alle misure attualmente in vigore con la proroga di 18 settimane della cassa integrazione. Accanto a queste misure vi sono all’esame interventi per aiutare e sostenere il mercato del lavoro a ripartire con incentivi alle assunzioni a tempo indeterminato e alle imprese a far uscire i lavoratori dalla cassa integrazione. Vi sarà inoltre una deroga alle norme sui contratti a termine e una proroga delle procedure semplificate per il ricorso allo smart working nel settore privato. Questa estensione della cassa integrazione, che è in questo momento all’esame del Governo, avverrà anche con degli elementi di selezione e differenziazione della platea delle imprese e quindi chiedendo, a quelle che possono, un contributo a questo strumento. Una differenziazione che sarà, probabilmente, basata sui dati della fatturazione elettronica e quindi sul diverso impatto della crisi sulle varie imprese.

Proseguirà inoltre l’attività di supporto alla liquidità, che oltre a riguardare il canale bancario e finanziario potrà contare su misure di carattere fiscale. A tale proposito, saranno riprogrammate le scadenze relative ai versamenti tributari e contributivi sospesi nella fase di emergenza, prevedendo la possibilità di rateizzare il debito fiscale su un orizzonte temporale che sarà definito in modo da assicurare che per il 2020 si riduca sensibilmente il peso dell’onere che altrimenti graverebbe sui contribuenti in difficoltà. Con lo stesso obiettivo saranno ulteriormente differiti i termini per la ripresa della riscossione, attualmente fissati al 31 agosto.

Al fine di garantire la regolarità dell’azione pubblica a tutti i livelli, continueranno a essere sostenuti gli Enti Territoriali. Ricordo che già nei precedenti decreti il Governo, riconoscendo il ruolo fondamentale svolto dalle Regioni e dagli Enti locali nel contesto emergenziale è prontamente intervenuto per garantire da subito risorse significative, non solo con riferimento alla gestione sanitaria, ma anche a ristoro delle perdite di gettito e dei maggiori costi dell’emergenza. Finora sono stati previsti aiuti finanziari per 18,3 miliardi in favore delle e circa 12,5 miliardi in favore degli Enti Locali.

Come preannunciato, nel prossimo decreto andremo a integrare queste risorse rafforzando ulteriormente i fondi per le funzioni fondamentali, i ristori per le perdite di imposta di soggiorno, le risorse per gli investimenti. Il tavolo con le Regioni si è concluso positivamente, ed è in via di conclusione quello relativo alla quantificazione delle risorse per i Comuni. In particolare, nel prossimo decreto legge per gli enti locali, oltre all’incremento delle risorse a ristoro delle perdite di gettito, saranno previste risorse per investimenti per circa 5,5 miliardi.

Una parte delle risorse reperite con lo scostamento saranno destinate al sostegno della crescita e di alcuni settori specifici. Coerentemente con l’impegno preso davanti a questa commissione, saranno adottate misure a sostegno, tra l’altro, di automotive e turismo e sono allo studio misure ulteriori a sostegno della crescita.

Infine destineremo una quota delle risorse alla scuola per facilitare l’avvio del nuovo anno scolastico in condizioni di sicurezza. Quanto esposto finora è soltanto uno schema di massima del provvedimento che è in corso di predisposizione. Come già avvenuto recentemente, sarò lieto di fornire maggiori dettagli non appena il testo sarà presentato alle Camere.

Il Programma Nazionale di Riforma

Il Programma Nazionale di Riforma (PNR) di quest’anno presenta alcune novità sia nella tempistica sia nei contenuti. Il Governo ha scelto alla luce della forte incertezza sia dal punto di vista epidemiologico che economico nei mesi di marzo e aprile di non approvare il PNR insieme alle prime due sezioni del DEF per poter varare un documento di maggiore contenuto informativo e respiro strategico. È stata una scelta cosciente del Governo che ha anche deciso di attendere la finalizzazione del negoziato europeo che ha portato all’accordo raggiunto la scorsa settimana dal Consiglio Europeo per la creazione di un nuovo Strumento per la Ripresa e la resilienza (il cd. Next Generation EU).

Vorrei sottolineare che questa è stata una scelta opportuna. Il PNR all’esame del Parlamento è infatti un documento più avanzato di quello presentato dagli altri Stati membri della UE, perché tiene conto dell’evoluzione della situazione economica e perché, caso unico, definisce le linee di fondo del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza che verrà presentato nel prossimo autunno. Alla costruzione del Recovery Plan il Governo dedicherà nei prossimi mesi tutte le energie disponibili, facendo tesoro degli indirizzi che il Parlamento vorrà approvare, nonché dell’ampia consultazione con le componenti economiche, sociali e culturali del Paese svoltasi con gli Stati Generali.

L’accordo raggiunto recentemente in Europa rappresenta sicuramente un risultato storico, per l'Italia e soprattutto per l'UE. È un accordo cui il Governo ha creduto fin dal principio, battendosi per la sua realizzazione e che consentirà un salto di qualità nella risposta a una crisi senza precedenti come quella determinata dal Covid-19.

Nel complesso, il Next Generation EU potrà contare su risorse per 750 miliardi di euro, che saranno raccolte attraverso l’emissione di titoli comuni da parte della Commissione europea a valere sul bilancio UE. Queste risorse permetteranno di erogare agli Stati membri 390 miliardi di trasferimenti e 360 miliardi di prestiti a condizioni molto agevolate.

Si tratta di un profondo mutamento di impianto e di prospettiva. Con l’emissione di titoli comuni europei si mette in campo un’azione comune e solidale più coerente con lo spirito originario del progetto europeo e con le esigenze di una economia fortemente integrata. E si dà corpo, dopo l’attivazione della Clausola di esclusione generale del Patto di Stabilità e Crescita e l’approvazione del quadro temporaneo in materia di aiuti di stato, a concorre a superare la logica dell’austerity e quella del primato del metodo intergovernativo che hanno caratterizzato la gestione della precedente crisi. Con la nuova prospettiva l’Europa viene a essere più orientata alla crescita economica, alla coesione sociale e allo sviluppo sostenibile in chiave di digitalizzazione e transizione ecologica. E allo stesso tempo di farlo con risorse comuni per evitare una divergenza legata alla differenza di spazio fiscale fra gli stati membri.

C’è una valenza fortemente europea.

In questo quadro, l’Italia ottiene un risultato di allocazione delle risorse positivo, numericamente persino migliore rispetto all’iniziale proposta avanzata dalla Commissione europea per quanto concerne l’ammontare complessivo di risorse destinate al nostro Paese, circa 209 miliardi, che potranno essere impegnate fino al 31 dicembre 2023 nella realizzazione degli investimenti e delle riforme presentate nei Piani nazionali di ripresa e resilienza. Il 70% dei fondi sarà disponibile tra il 2021 e il 2022. Il restante 30% verrà assegnato per l’anno 2023, e dipenderà, oltre che dal PIL pro capite e la popolazione, anche da una componente dinamica rappresentata per metà dal calo subito dal PIL nel 2020 e per l’altra metà dal calo cumulato del PIL nel periodo 2020-2021, sempre in relazione alla media europea. I relativi pagamenti, legati all’implementazione dei progetti definiti all’interno dei Piani, saranno disponibili fino alla fine del 2026, quando cesserà l’emissione di titoli e inizierà, fino al 2058, il periodo di restituzione dei prestiti tramite il bilancio UE, possibilmente anche introducendo nuove risorse proprie.

Segnalo inoltre due importanti novità che sono emerse nell’accordo finale: il 10% delle risorse sotto forma di trasferimenti potrà essere anticipato come pre-finanziamento nel 2021; in secondo luogo, anche i progetti di investimento già avviati a partire dal 1° febbraio 2020 potranno beneficiare dei finanziamenti del Next Generation EU (React EU e Recovery Resilience Facility), purché siano coerenti con gli obiettivi generali del programma.

I Piani nazionali presentati dagli Stati saranno approvati a maggioranza qualificata dal Consiglio dell’Unione europea, come già avviene le Raccomandazioni Specifiche per Paese (CSRs), mentre i singoli esborsi verranno decisi dalla Commissione, sentito il Consiglio in coerenza con il metodo comunitario per la salvaguardia del quale l’Italia si è impegnata nel corso del negoziato. Quindi non ci sarà potere di veto sull’esborso dei fondi da parte dei singoli stati membri.

Il Piano di rilancio e resilienza sosterrà la ripresa e affronterà i problemi di fondo dell'Italia: una prolungata bassa crescita, un livello inadeguato di investimenti pubblici e privati e l’esiguità delle risorse destinate a settori essenziali per le prospettive del paese come la ricerca, la formazione e l’istruzione, il sostegno alla sanità. Sarà un piano con obiettivi precisi e molto dettagliato, che vogliamo essere tra i primi a presentare in autunno per dare certezze agli operatori economici e lavorare subito insieme al rilancio dell'economia italiana.

La strategia complessiva delineata nel PNR coniuga il sostegno all’economia nel quadro della crisi causata dalla pandemia con interventi per sbloccare la crescita del Paese rispondendo alle Raccomandazioni approvate dal Consiglio Europeo e ispirandosi alla più recente Annual Sustainable Growth Strategy della Commissione Europea e allo European Green Deal.

Il Governo intende riattivare più velocemente possibile una ripresa sostenuta, duratura e inclusiva, capace di superare quei colli di bottiglia che finora hanno limitato le capacità di espansione del nostro sistema economico.

L’innovazione e la modernizzazione del Paese beneficeranno in primo luogo di maggiori investimenti, sia pubblici sia privati.

Sin dal suo insediamento, il Governo si è adoperato per un rilancio degli investimenti pubblici, con l’obiettivo di incrementarne la quota sul PIL di almeno un punto percentuale rispetto ai livelli del 2019 (già incrementati rispetto ai livelli precedenti, nel 2019 sono stati pari al 2,3% del Pil).

Gli interventi infrastrutturali prenderanno spunto dal piano “Italia Veloce”, con il quale intendiamo favorire lo sviluppo delle reti di telecomunicazione e di trasporto, per dotare il Paese di un sistema di infrastrutture integrato, efficace ed efficiente, capace di rilanciare la competitività delle imprese, aumentare la qualità della vita dei cittadini, ridurre i divari territoriali e sociali e rispondere efficacemente alle sfide della sostenibilità e della riduzione delle emissioni. La sostenibilità, ambientale e sociale, è un elemento centrale di questa azione. Gli investimenti pubblici in infrastrutture dovranno infatti essere compatibili con la protezione dell’ambiente e in grado di attenuare i rischi idrogeologici che incombono sul nostro territorio al fine di incrementarne la resilienza. Appositi interventi saranno inoltre destinati a migliorare lo stock di infrastrutture sociali, come asili nido e ospedali.

Importanti risorse saranno infine dedicate alla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e del Paese, in un’ottica di maggiore efficienza, produttività e miglioramento della qualità dei servizi offerti alla popolazione. Peraltro i recenti avvenimenti hanno mostrato come, accanto allo sviluppo delle reti di telecomunicazione, sia indispensabile rendere la PA più connessa e vicina all’utenza.

Insieme all’aumento degli investimenti pubblici, proseguirà e verrà rafforzata anche l’opera di rilancio degli investimenti privati attraverso interventi orientati a favorire il consolidamento patrimoniale delle aziende, aumentare gli investimenti nell’economia reale, favorire la crescita dimensionale, incentivare il trasferimento o la riorganizzazione in Italia di attività svolte all’estero. Per realizzare questi obiettivi verrà rivisto e rafforzato il sistema di incentivi agli investimenti, all’innovazione e alla capitalizzazione, lungo le linee del Programma Transizione 4.0 che verrà potenziato e reso permanente

Oltre alle misure di sostegno agli investimenti verranno implementate misure di semplificazione amministrativa e tributaria volte a migliorare e rendere più attrattivo l’ambiente competitivo italiano.

Il Governo è infatti convinto che per conseguire tassi di crescita dell’economia sostenuti e stabili nel tempo sia necessario accrescere sensibilmente gli investimenti privati, italiani e dall’estero.

Queste politiche saranno anche finalizzate alla riduzione del divario di crescita e di benessere tra il Mezzogiorno e le aree interne e la parte più dinamica del Paese. Su questo si sta lavorando su un’ampia gamma di interventi, anche di natura fiscale. Si tratta di un tema cruciale per perseguire la crescita sostenibile e inclusiva e il ‘Piano Sud 2030 – Sviluppo e coesione per l’Italia’, presentato lo scorso febbraio, ne testimonia la centralità nella strategia del Governo.

Il piano, seppure elaborato in un altro contesto, presenta caratteristiche tali da renderlo uno strumento valido per guidare il necessario sforzo che dovrà essere prodotto nelle Regioni meridionali e nelle aree marginalizzate, per far ripartire il Paese.

Nel breve periodo, l’obiettivo del Piano è la massimizzazione dell’impatto delle misure previste nella Legge di Bilancio per il 2020, di modo da incrementare gli investimenti pubblici nel Mezzogiorno senza gravare di maggiori oneri la finanza pubblica.

In linea con l’obiettivo di migliorare la produttività e accrescerne il carattere inclusivo verranno potenziate le politiche a favore dell’istruzione e della formazione. Saranno inoltre messe in campo misure finalizzate a rendere più facile e attraente l’investimento dei giovani nel loro capitale umano. È infatti essenziale che l’insieme della società torni a scommettere sulla possibilità di aumentare i propri livelli di benessere, non solo economico, in Italia.

È importante sottolineare che la risposta di politica economica del Governo nelle diverse fasi della crisi scaturita dall’epidemia è stata la base su cui costruire gli obiettivi che sto delineando: le risposte all’emergenza sono sinergiche alla strategia di medio periodo.

Si elaboreranno, inoltre, degli interventi per il rilancio di importanti filiere e settori produttivi, quali la sanità e la farmaceutica, il turismo e i trasporti, le costruzioni, la produzione, lo stoccaggio e distribuzione di energia, la meccanica avanzata e la robotica, la siderurgia, l’automotive e la componentistica, l’industria culturale.

Il Piano di ripresa e resilienza mostrerà nel dettaglio le linee di intervento, le fasi del loro sviluppo e le risorse assegnate a ciascuna finalità. È una sfida cruciale e storica per il nostro Paese, che richiederà di impiegare in maniera efficiente le ingenti risorse assegnate per cambiare il nostro sistema e lasciare indietro le criticità che hanno contraddistinto il recente passato.

A questi interventi saranno associate anche riforme per rendere più agevole lavorare in Italia, migliorando il clima di fiducia nel paese e quindi attirare capitali e imprese.

In questo quadro è quanto mai fondamentale procedere a un ampio quadro di riforma fiscale che, con un’attenta politica di diminuzione della pressione fiscale e di riduzione del tax gap, contribuisca ad assicurare una maggiore equità ed efficienza del prelievo fiscale. Al tempo stesso, in coerenza con l’approccio Green adottato dalla Commissione Europea e che il Governo ha seguito sin dal suo insediamento, verrà rivisto il sistema delle imposte ambientali e dei sussidi dannosi per l’ambiente, così da incentivare la transizione ecologica. In questo quadro, pur considerando il contesto legato all’emergenza COVID-19, il contrasto all’evasione fiscale e contributiva continuerà a svolgere un ruolo cruciale per assicurare, oltre a una maggiore equità tra le famiglie, una sana e leale concorrenza tra le imprese e un migliore funzionamento dei mercati. In questo quadro proseguirà anche l’azione volta a incentivare i pagamenti elettronici.

Interventi saranno necessari anche per quanto riguarda le partite IVA. In particolare, stiamo ragionando su una riscrittura sostanziale del calendario dei versamenti fiscali che superi il meccanismo degli acconti e dei saldi, per andare verso un sistema basato sulla certezza dei tempi degli adempimenti e su una diluizione nel corso dell'anno degli importi da versare, calcolati in base a quanto effettivamente incassato.

Il completamento della riforma del processo civile e penale contribuirà al miglioramento del clima d’investimento e della competitività.

Il rilancio della pubblica amministrazione passa anche da una profonda semplificazione amministrativa e normativa che è stata oggetto del decreto semplificazione che è ora all’esame del Parlamento: le complicazioni burocratiche rappresentano infatti un costo insostenibile per i cittadini e le imprese e rendono il nostro Paese poco appetibile agli occhi degli investitori. Per superare queste situazioni, un pacchetto di azioni rapide, basato su una logica di risultato che confluiranno in un’agenda per la semplificazione. Pensiamo al riordino e alla codificazione della normativa che, sovrapposta e frammentata, rappresenta un intralcio alla competitività del Paese. Non mi dilungo sul tema semplificazioni perché il Parlamento sta valutando il Decreto.

Sebbene le risorse europee che si renderanno disponibili siano imponenti, le compatibilità finanziarie non dovranno essere trascurate. A partire dalla Nota di Aggiornamento del DEF, il Governo elaborerà pertanto una strategia di rientro dall’elevato debito pubblico che punterà a una crescita economica assai più elevata che in passato, e fisserà degli adeguati e sostenibili obiettivi per i saldi di bilancio, da conseguire e mantenere nel tempo quando cominceremo a raccogliere i frutti di quanto ci apprestiamo ad avviare.

Conclusioni

L’Italia ha saputo reagire prontamente a una prova durissima, che ha avuto un impatto molto forte sul nostro sistema. Gradualmente stiamo superando questa situazione difficile, che lascia però uno straordinario patrimonio di impegno e di senso di comunità su cui dobbiamo basarci per riavviare, in uno spirito di collaborazione, la ripresa.

Il Governo è al lavoro sugli interventi necessari, ma è genuinamente aperto all’ascolto delle proposte che emergeranno in Parlamento e auspica un confronto proficuo e un largo sostegno alla richiesta che sottoponiamo alle Camere.

 Download dell’intervento

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