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Tria: “Temerari? No, faremo crescere l’Italia”

 25/10/2018

Intervista di Luciano Regolo

Per Moody’s, sul piano mondiale una delle più autorevoli agenzie di rating, l’indice che misura la capacità di colmare il debito pubblico, la manovra è un «gioco d’azzardo» e ha declassato la nostra finanza a un gradino dai cosiddetti "titoli spazzatura”: Matteo Renzi, alla Leopolda, ha tuonato insulti contro tutto il Governo, puntando il dito specialmente sulle misure di bilancio, che porterebbero «allo sfascio il Paese e peraltro senza mantenere le promesse elettorali». Ma al fuoco della polemica, il ministro dell’Economia e della Finanza, Giovanni Tria, diretto interessato, replica con pacatezza, citando dati e numeri, illustrando da economista i futuri sviluppi che la sua compagine governativa ha in mente. Professionalità, competenza, distacco piuttosto che veemenza o esternazioni da social, che da un po’ dilagano nella nostra politica. Uno stile, questo, analogo a quello del premier Conte, che ha placato i dissidi nella maggioranza, tra Salvini e Di Maio, con un vertice a Palazzo Chigi, ma si è anche impegnato a raffreddare le frizioni a livello europeo con una delicata missione a Bruxelles. Sbaglia, comunque, chi ritiene che il Governo fomenti una Brexit all’italiana. E Tria lo fa intendere molto chiaramente: il posto dell’Italia è nell’Unione europea e nell’euro.

La sua manovra è oggetto di critiche all’interno e sul piano internazionale: quali sono i suoi argomenti "a difesa"?
«La manovra indica la strada da seguire per rilanciare l’Italia e mettere il suo tasso di crescita economica al passo di quello degli altri partner europei. Nell’ultimo decennio infatti il divario di crescita tra la nostra economia e quella dell’Unione europea è stato mediamente dell’i% a nostro sfavore. Con la Legge di bilancio per il 2019 puntiamo a creare un circolo virtuoso in grado di stimolare, con una serie di misure, la crescita economica del Paese al fine di ridurre la pressione fiscale e garantire maggiore inclusione sociale nel rispetto della responsabilità finanziaria e di bilancio e nell’intento di ridurre il rapporto debito-Pil, che oggi supera il131 per cento».

La ritiene davvero una strategia credibile e in grado di dispiegare gli effetti che si propone?
«Le scelte economiche dei precedenti Governi non hanno consentito di ridurre il debito pubblico né di incidere efficacemente sulla crescita del Pil. Il nostro obiettivo è invece arrivare a ridurre il debito di 4,5 punti percentuali nel prossimo triennio per farlo scendere al 126,7%. E di raggiungere questo risultato non con una politica di austerità ma con una strategia espansiva che faccia ripartire lo sviluppo nel Paese. Puntiamo a una crescita di almeno l’1,5% l’anno prossimo e 1’1,6 il successivo. L’obiettivo è di dimezzare già dall’anno prossimo il gap di crescita con l’Europa che ho appena ricordato».

Molti osservatori ed economisti ritengono però irrealistici i suoi numeri. Lei che cosa risponde?
«La nostra non è di sicuro una strategia espansiva temeraria che mette a rischio la tenuta dei conti pubblici. E nemmeno si basa su ipotesi avventate, ma su prospettive reali che saranno generate dalle misure contenute nella manovra. Del resto, se perseverassimo nella stessa logica dell’ultimo decennio, continueremmo ad avere una crescita troppo bassa che in nessun caso farebbe uscire il sistema-Paese dalla crisi in cui si dibatte da troppo tempo».

Ammesso che lei abbia ragione, e lo diranno i fatti, quali sono i punti forti della nuova Legge di bilancio?
«Il primo pilastro poggia sul rilancio degli investimenti pubblici: nell’ultimo decennio sono crollati dal 3% del Pil (media pre-crisi) Con uno stanziamento aggiuntivo di 15 miliardi in 3 anni, intendiamo avviare il rinnovamento della qualità delle infrastrutture materiali e immateriali del Paese, al fine di aumentare il rendimento degli investimenti privati, incrementare la competitività del sistema produttivo nazionale e favorire infine l’attrattività degli investimenti esteri. Poiché sappiamo che non basta stanziare risorse per ottenere investimenti di qualità in tempi brevi, istituiremo una Centrale per la progettazione delle opere pubbliche a livello nazionale, per offrire alle amministrazioni centrali e locali servizi e assistenza tecnica in tema di progettazione e al tempo stesso semplificheremo il Codice degli appalti. Ciò consentirà di migliorare la qualità degli investimenti pubblici e di ridurne i tempi di realizzazione. L’investimento non è solo una questione di infrastrutture e progetti. È anche una questione di persone. Nasce da qui l’idea del Reddito di cittadinanza. In Italia, il numero di persone che vivono in condizioni di povertà odi deprivazione materiale è ormai arrivato a 17,5 milioni, un dato non solo preoccupante, ma allarmante. Questa misura consentirà alle componenti più vulnerabili della nostra società di tornare a contribuire attivamente nel mercato del lavoro con un patto chiaro: investiamo su di te se ti impegnerai. È questo un investimento in capitale umano».

E sulla riforma delle pensioni cosa cambia?
«Per il nostro Governo una decisa staffetta generazionale nel mondo del lavoro, con la disoccupazione giovanile oltre il 30%, rappresenta un’urgenza fondamentale per stimolare la ripresa del Paese e delle sue aziende. Dobbiamo considerare che la riforma Fornero aveva rafforzato la stabilità finanziaria di medio-lungo periodo del sistema pensionistico, ma aveva creato un problema di transizione bloccando il naturale turnover nelle imprese proprio quando il rapido progresso tecnologico suggeriva la necessità di un veloce ricambio delle competenze».

Il condono fiscale: c’è chi è perplesso anche su un piano etico, sembra cioè ancora una volta una sorta di "premio" a chi ha evaso a discapito di chi ha assolto i doveri di contribuente...
«Non parlerei di condono ma più in generale di pace fiscale, che risponde all’esigenza di facilitare la vita e l’attività dei contribuenti aiutandoli a risolvere le pendenze con il fisco. Questo servirà anche a decongestionare il contenzioso tributario e l’attività dell’Agenzia delle entrate consentendole di concentrarsi sulla lotta all’evasione. Lotta che farà un importante salto qualitativo il 1° gennaio prossimo con l’avvio della fatturazione elettronica».

Nulla da aggiungere sul giallo della manina e delle insinuazioni di Di Maio su un presunto intervento del ministero dell’Economia e delle Finanze?
«La questione è stata chiarita e superata dall’accordo raggiunto al Consiglio dei ministri di sabato scorso».

Il portavoce Casalino ha avuto parole molto dure contro i tecnici del suo ministero: lei da ministro ritiene che il loro operato sia stato professionalmente imparziale o fazioso e prevenuto?
«Non desidero commentare volgarità e minacce contro funzionari dello Stato, specie se questi ricoprono una funzione
di garanzia e indipendenza universalmente riconosciuta e prevista dall’ordinamento. In ogni caso sono grato alle strutture tecniche del mio ministero per la professionalità, dedizione e lealtà istituzionale con cui operano».

Il presidente della Commissione europea Juncker ha definito i contenuti della manovra economica una "deviazione inaccettabile". Tutti gli Stati membri dell’Unione, secondo Junker, ritengono le proposte di sforamento del deficit "eccessive e rischiose". La bocciatura è dietro l’angolo. Nessuna possibilità di modifica, di aggiustamenti? Tirerete dritto, come insistono i vicepremier Salvini e Di Maio?
«Sabato 20 ottobre il Governo si è riunito e ha confermato la manovra nella stesura già approvata. Nonostante le rispettive differenti valutazioni, continueremo nel dialogo costruttivo e leale con Bruxelles. Il posto dell’Italia è in Europa e nell’area euro come ha ancora una volta ribadito, proprio sabato, il premier Conte assieme a tutto il Consiglio dei ministri».

Il Viminale ha dirottato la spesa per l’emergenza immigrazione verso l’assunzione di poliziotti e vigili del fuoco. Condivide questa scelta?
«Il Viminale non ha dirottato nulla. Le spese sono diminuite perché si è ridimensionata l’emergenza. Indipendentemente da questa dinamica, le forze di polizia e il corpo dei vigili del fuoco sono sotto organico, è quindi logico potenziarli».

C’è un "esercito di poveri" in attesa (oltre 5 milioni, in continua crescita) che «non sembra trovare risposte e le cui storie si connotano per un’allarmante cronicizzazione»: è l’avvertimento lanciato nei giorni scorsi dalla Caritas italiana che per bocca del suo direttore, don Francesco Soddu, fatica «a pensare che si possa abolire la povertà», come invece sostiene il vicepremier Di Maio. Che cosa ribatte?
«L’introduzione del Reddito di cittadinanza intende proprio rispondere a questa emergenza sociale».

A proposito del Reddito di cittadinanza, c’è già chi rimpiange il Reddito d’inclusione, come opportunità concreta di sostegno e non semplice sussidio assistenziale...
«Difficile criticare oggi i contenuti di una misura ancora da finalizzare. Segnalo che il Reddito di cittadinanza è comunque uno strumento più forte di quello esistente in quanto dotato di maggiori risorse e supportato da un pacchetto integrato di politica attiva del lavoro».

Autorevoli economisti sostengono che per stimolare la ripresa sarebbe più "salutare" destinare risorse alle imprese. Che ne pensa?
«Non c’è un trade-off, un’incompatibilità, tra i due interventi. È naturale sostenere le imprese e contrastare la povertà. La sostenibilità sociale è la base su cui si poggia un’offerta di lavoro in grado di incontrare la domanda delle imprese e far crescere l’intera economia».

Tante famiglie sono preoccupate per la situazione del nostro Paese e per le scarse possibilità lavorative per i loro figli, in molti ci scrivono di questo. Ci sono argomenti per rassicurarli? Ci sono speranze da dare ai più giovani? E quali misure di questa manovra in concreto vanno a sostegno dei nuclei familiari con figli?
«Le famiglie sono al centro della politica economica del Governo, che non a caso ha varato una manovra
espansiva perché senza la crescita non ci può essere più lavoro, a partire dai giovani. Senza contare che il Reddito di cittadinanza è pensato anche per i nuclei familiari con figli».

Tra i nemici di questa manovra sembrano esserci le banche e le assicurazioni. Per esempio il fondo di ristoro dei risparmiatori traditi dagli istituti di credito verrebbe alimentato in gran parte dall’estinzione di polizze e conti correnti "inattivi", sui quali erano riposte le aspettative delle banche. Anche per lei le banche sono "nemiche del popolo"?
«La destinazione delle somme in oggetto, derivanti dai conti inattivi prescritti, è definita per legge proprio per il ristoro dei risparmiatori ingannati. Le banche non sono un nemico del popolo e tanto meno del Governo. Esse sono, invece, essenziali per il sostegno alla crescita avendo una funzione fondamentale per sostenere l’attività produttiva e le famiglie. Il loro corretto funzionamento e la loro solidità devono essere considerati quindi un interesse collettivo da tutelare».

Flat fax: per una maggiore giustizia sociale non sarebbe stata utile una patrimoniale per i redditi più alti? «La "patrimoniale" è una misura distruttiva, in quanto scatena la fuga dei capitali liquidi e colpisce il patrimonio immobiliare facendone crollare il valore. La conseguente riduzione della ricchezza, inoltre, impatta negativamente sui consumi con pericolosi effetti recessivi, come visto in passato».

Il presidente dell’Inps, Boeri, ha sostenuto che per coprire la vostra riforma pensionistica occorrono oltre 100 miliardi in un decennio. Da dove si attingeranno? Era davvero il momento giusto per questa svolta?
«Il presidente dell’Inps ha formulato le sue stime su dati e proiezioni che personalmente non conosco. D’altra parte il disegno della misura non è ancora definito, pertanto è difficile esprimersi in maniera puntuale».

E che cosa ha da dire a chi continua a sostenere che questo Governo finirà per portare l’Italia fuori dall’Ue?
«Chi sostiene che questo Governo voglia portare l’Italia fuori dall’Unione europea e dall’euro è fuori dalla realtà. Più volte abbiamo smentito questa affermazione e l’ultima è stata proprio sabato nel corso della conferenza stampa successiva al Consiglio dei ministri».

Si è parlato più volte di suoi contrasti con Salvini e Di Maio, addirittura di sue minacciate dimissioni: ha mai veramente avuto la tentazione di mollare il colpo e, se sì, perché non lo ha fatto?
«Smentisco i contrasti con Salvini e Di Maio, come con qualsiasi altro membro del Governo. Discuto delle misure di Governo nell’ambito delle mie competenze come ogni altro ministro. In genere si è d’accordo. Quando non lo si è, si discute. Non ho mai minacciato le dimissioni, sono voci messe in circolazione da chi vuole mettere in difficoltà l’esecutivo. Del resto i giornali hanno cominciato a parlare delle mie dimissioni ancora prima che giurassi».