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Comunicazioni del Ministro Tria sulle linee programmatiche del suo dicastero alla Commissione Finanze del Senato

17/07/2018

Signor Presidente, Onorevoli senatori,

Vi ringrazio per questa audizione che mi offre l’opportunità di illustrare le linee programmatiche del Ministero dell’Economia e Finanze e di soffermarmi sui contenuti dell’azione di impulso che intendo imprimere al fine di contribuire ad attuare le riforme previste nel programma di Governo. Come ho avuto modo di affermare nel corso dell’omologa audizione di fronte alle Commissioni Bilancio sono lieto di aprire un positivo e costruttivo dialogo con il Parlamento, in vista della sessione di bilancio.

Tornerò molto brevemente sulla situazione congiunturale, sulla quale mi sono soffermato nel corso della precedente audizione.

Nel 2018, l’economia italiana mostra tassi di crescita ancora positivi per i principali indicatori economici, seppure a un ritmo lievemente inferiore a quello medio registrato nel 2017. La tendenza positiva è confermata dalle informazioni più recenti.

Per l’anno in corso appare possibile conseguire una crescita non lontana da quella programmata anche se il quadro economico e finanziario internazionale fa prevedere un rallentamento. La lieve revisione al ribasso delle stime di crescita è legata ad alcuni fattori di rischio e, in particolare, al rallentamento della produzione e delle esportazioni.

Anche per il 2019 le previsioni degli organismi internazionale indicano un rallentamento dell’economia dei principali paesi europei pur mantenendo tassi di crescita ampiamente positivi.

Il Governo pubblicherà le nuove previsioni ufficiali entro il 27 settembre, in occasione della predisposizione della Nota di Aggiornamento del DEF 2018.

Nei prossimi mesi saranno quindi definiti l’aggiornamento della previsione tendenziale e sarà formulato lo scenario programmatico che sarà attuato con la Legge di Bilancio per il 2019, che il Governo dovrà trasmettere al Parlamento entro il 20 ottobre dopo averne comunicato, il 15 ottobre, alla Commissione Europea e al Parlamento italiano le linee essenziali con il documento programmatico di bilancio

Lo scenario programmatico terrà conto della Risoluzione al DEF votata dal Parlamento lo scorso 19 giugno che impegna il Governo:

  1. a presentare al Consiglio europeo e alla Commissione europea un aggiornamento del Programma di Stabilità e del Programma Nazionale di Riforma;
  2. a favorire la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia inerenti all’aumento dell’IVA e delle accise sui carburanti e a riconsiderare il quadro di finanza pubblica nel rispetto degli impegni europei sui saldi di bilancio 2019-2021;
  3. e infine a individuare gli interventi prioritari per dare attuazione alle linee programmatiche indicate dal presidente del Consiglio dei Ministri nelle sue comunicazioni per ottenere la fiducia alle Camere.

All’interno di un percorso graduale di riduzione del rapporto debito/Pil, come già annunciato nella precedente audizione, l’obiettivo del Governo nel corso della legislatura è di rafforzare la crescita economica, in un quadro di coesione e inclusione sociale.

La strategia per raggiungere questo obiettivo richiede di muoversi su due fronti. Da una parte attuare le riforme strutturali previste nel programma di governo, dall’altra attivare uno stimolo endogeno di crescita per non limitarci a subire passivamente gli shock positivi o negativi che vengono dalla congiuntura internazionale.

Le grandi economie mondiali stanno infatti attrezzandosi per migliorare la loro capacità produttiva e affrontare le crescenti sfide poste dalla globalizzazione.

In Italia occorre quindi ripristinare condizioni di stabilità e certezza per attrarre investimenti esteri e per sostenere i consumi delle famiglie e gli investimenti delle imprese.

In questo quadro, per raggiungere questo obiettivo è necessario quindi in primo luogo l’adozione di azioni strutturali fortemente orientate a:

  • rendere la tassazione più favorevole alla crescita,
  • perseguire la semplificazione degli adempimenti,
  • migliorare la tax compliance e, per questa via,
  • preparare il terreno alla riduzione della pressione fiscale.

Per dare attuazione al programma di Governo, in materia fiscale ho avviato una task force con l’obiettivo di analizzare i profili di gettito e distributivi del sistema in vista della definizione della flat tax, in un quadro coerente di politica fiscale e in armonia con i principi costituzionali di progressività dell’imposta. Principi che invece l’attuale struttura dell’Irpef fa difficoltà a garantire.

Riduzione della pressione fiscale, equità e lotta all’evasione sono parti integranti di un programma coerente di risanamento e di rafforzamento strutturale dell’economia.

Come è noto l’evasione sottrae all’erario una quantità elevata di gettito che rende più difficile ridurre la pressione fiscale per i contribuenti onesti, inoltre produce distorsioni sotto il profilo dell’equità, genera condizioni di concorrenza sleale tra le imprese e introduce inefficienza nel sistema produttivo.

Un’azione più efficace di contrasto all’evasione non può tuttavia venire da un aumento degli oneri amministrativi per i contribuenti.

In Italia gli oneri amministrativi per i contribuenti sono già molto elevati; la loro presenza spesso finisce col favorire le attività sommerse e le organizzazioni produttive informali.  

A partire dal 1° gennaio 2019 la fatturazione elettronica costituirà un obbligo generalizzato, quindi, non solo per le cessioni nei confronti della Pubblica amministrazione, ma anche per le cessioni tra privati, conseguentemente verrà abrogato lo spesometro (in coerenza con il contratto di governo).

L’acquisizione in tempo reale dei dati delle fatture emesse e ricevute sarà un potente strumento di controllo e al tempo stesso di alleggerimento dei controlli invasivi sui contribuenti. Nella consapevolezza delle potenziali difficoltà che, in particolare, le piccole e micro partite IVA potranno incontrare soprattutto nella fase iniziale, l’Agenzia delle entrate mette a disposizione degli operatori un pacchetto integrato di servizi digitali, anche di natura informativa per favorire il passaggio al nuovo regime. Sarà un mio preciso impegno fare in modo che i servizi siano disponibili e consentano a tutti i soggetti passivi IVA di prendere dimestichezza con il nuovo sistema in maniera non traumatica.

Al tempo stesso deve essere chiaro che la data di introduzione della fatturazione elettronica non subirà modifiche.

A livello più generale è necessario porre attenzione ai temi della semplificazione della struttura del prelievo e degli adempimenti, della riduzione dei costi di compliance, della tutela dei diritti del contribuente e dell’efficienza dell’Amministrazione finanziaria nel suo complesso.
Sono questi gli ulteriori e fondamentali compiti della task force in materia di fisco.

Al riguardo ho particolarmente apprezzato la decisione della Commissione di avviare un’indagine conoscitiva sul processo di semplificazione del sistema tributario e del rapporto tra contribuenti e fisco. Sono sicuro che questa attività potrà essere di stimolo alla definizione delle iniziative del mio Dicastero in materia.

La semplificazione della struttura del prelievo (flat tax) e degli adempimenti tributari, come ho già detto, ha un ruolo centrale nella definizione di un clima favorevole alla crescita e capace di attirare capitali internazionali.

Le riforme strutturali, tra cui è prioritaria quella fiscale i cui indirizzi ho appena descritto, sono orientate a aumentare il tasso di crescita, migliorando gli incentivi all’offerta di lavoro, alla produttività e all’attività di impresa e, compatibilmente con gli spazi finanziari che si renderanno disponibili, orientando l’azione alla graduale riduzione della pressione fiscale su cittadini e imprese.

Questo disegno riformatore verrà portato avanti mantenendo il necessario percorso di riduzione del debito pubblico ed evitando inversioni di tendenza nel percorso di aggiustamento del saldo strutturale.

Tali finalità andranno contemperate con obiettivi redistributivi, in particolare con il sostegno alle fasce più deboli della popolazione, destinando risorse pubbliche ad assicurare il welfare e la tutela del benessere dei cittadini e la progressiva riduzione della pressione fiscale sui redditi bassi e medi.

L’azione riformatrice dovrà tener conto anche del fatto che nel nostro sistema produttivo, coesistono nell’ambito del mondo produttivo contribuenti con caratteristiche molto diverse: lavoratori autonomi, liberi professionisti, una vastissima platea di micro-imprese. A questa ampia platea di contribuenti di minori dimensioni andrà indirizzata l’attenzione, assicurando, da un lato, che le attività produttive effettivamente marginali siano esonerate dagli adempimenti più gravosi e beneficino di regime fiscale in grado di assicurare gettito, equità e concorrenzialità, dall’altro lato, che vengano ridotti i costi amministrativi per la gestione e il controllo delle relative posizioni tributarie.

Ritengo doveroso passare da uno “stato di paura” nei confronti dell’amministrazione finanziaria a uno di certezza del diritto e fiducia. È mia intenzione infatti mutare il rapporto tra Stato e contribuenti adottando come principi guida quello della buona fede e della reciproca collaborazione tra le parti.

Parlare di “pace fiscale” non significa varare nuovi condoni ma pensare a un fisco amico del contribuente che favorisca l’estinzione dei debiti.  Un fisco vicino alle esigenze del contribuente è un fisco che ha a cuore accanto alla riscossione anche il suo presupposto: la produzione del reddito, la ricchezza e i consumi, in ultima analisi il benessere e la crescita del Paese.

[Il settore bancario]

Per quello che riguarda il settore bancario e finanziario l’impegno del mio dicastero sarà garantire la piena effettività del principio Costituzionale di tutela del risparmio, come ribadito con forza all’interno del Programma di Governo.

Le decisioni che verranno prese a livello nazionale sono strettamente legate alla discussione in corso a livello europeo sul completamento dell’Unione bancaria e dell’Unione del mercato dei capitali e, più in generale, sul futuro dell’Unione economica e monetaria.

Come ho avuto modo di dire pubblicamente la discussione in Europa nei prossimi mesi si concentrerà su:

  • il cosiddetto Pacchetto bancario;
  • le modalità di valutazione del grado di risoluzione del rischio, per consentire la concreta apertura del negoziato sul sistema comune di garanzia dei depositi;
  • la riforma del Meccanismo europeo di stabilità, per attribuirgli il ruolo di supporto finanziario al Fondo di risoluzione unico.

Si tratta di temi che ritengo cruciali e alla cui definizione intendo contribuire per fare in modo che l’Italia sia uno degli attori principali nella definizione delle prospettive dell’Eurozona.

Ci misuriamo infatti attentamente con l’obiettivo, ampiamente condiviso anche dagli altri Paesi dell’Eurozona, di rimediare alle sue lacune e debolezze.

Ma se l’obiettivo di rafforzare l’Unione monetaria è condiviso, ampie restano le divergenze su quali siano le modalità migliori per conseguire l’obiettivo.

In materia di riduzione dei rischi, si è aperta una fase di confronto tra le istituzioni europee, che dovrebbe condurre all’accordo finale entro fine anno, prima però sarà necessario superare i limiti del testo del banking package in discussione e approvato in via preliminare dall’Ecofin.

In generale, osservo come porre la condivisione dei rischi in una posizione di completa subordinazione rispetto alla riduzione dei rischi non solo è sbagliato concettualmente, ma è dannoso dal punto di vista del conseguimento dell’obiettivo di realizzare un’Unione bancaria più forte e completa. La regolamentazione non deve penalizzare l’offerta di credito e il nuovo assetto istituzionale deve contribuire a rimuovere i fattori di divergenza, non a crearne di nuovi.

Ecco perché sono uno strenuo sostenitore della tesi che le singole proposte debbano essere oggetto di un’attenta valutazione al fine di evitare l’introduzione di elementi di rigidità che, in quanto tali, non sono in grado di dotare l’Unione economica e monetaria degli strumenti adatti per affrontare la realtà.

I successi conseguiti lungo il percorso di riduzione dei rischi, fanno si che i tempi siano maturi per l’adozione di decisioni di condivisione dei rischi, che a loro volta, in un circuito finalmente virtuoso, consentiranno un’ulteriore riduzione del rischio sistemico.

Il Paese e il sistema bancario hanno dimostrato di procedere con decisione e convinzione nella direzione di ridurre i rischi settoriali. Con altrettanta convinzione sottolineo però come l’Italia non domanda strumenti di condivisione del rischio a qualunque prezzo.

Il quadro istituzionale sulla gestione delle crisi dovrebbe bilanciare l’esigenza di contenere l’azzardo morale, creato dall’aspettativa di interventi di bail-out, con quella di salvaguardare la stabilità finanziaria, che in alcune circostanze può essere minacciata da interventi di bail-in.

Per quanto l’Italia non sia contraria a un’evoluzione del Meccanismo di Stabilità Europeo (ESM) è importante sottolineare che alcuni interventi inciderebbero profondamente sugli assetti istituzionali, con sovrapposizioni e possibili ripercussioni negative sui mercati finanziari, anche perché questi interventi non sarebbero compensati da corrispondenti progressi sul fronte della condivisione dei rischi.

L’evoluzione del Meccanismo Europeo di Stabilità deve essere valutata nel quadro di un approfondimento sulle funzioni e gli strumenti di cui sarà dotato, con l’obiettivo di addivenire a una governance sufficientemente bilanciata.

L’insieme di considerazioni fin qui formulate portano a sostenere che ogni idea o proposta deve essere oggetto di un’attenta valutazione e opportunamente ponderata al fine di realizzare un bilanciamento tra tutte le esigenze e le posizioni interessate.

Indipendentemente dall’andamento del negoziato è comunque necessario proseguire con l’azione di rafforzamento del sistema e di riduzione dei crediti deteriorati intrapresa dal sistema bancario italiano. Al riguardo segnalo come negli ultimi mesi il flusso di nuovi crediti deteriorati si sia stabilizzato attorno ai valori pre-crisi e si sia registrato un calo significativo delle consistenze dei crediti deteriorati.

Il Governo intende dedicare un’attenzione specifica all’utilizzo delle nuove tecnologie in campo bancario, finanziario e assicurativo (cd. Fintech). Si tratta di settori nei quali i progressi richiedono cooperazione internazionale per cui sarà assicurata una partecipazione attiva ai lavori dell’Unione europea e degli organismi internazionali competenti per il miglioramento continuo degli standard internazionali in materia finanziaria.

Concludo osservando come le azioni qui sinteticamente descritte volte ad attuare il programma di governo in ambito fiscale e bancario contribuiranno a migliorare il clima imprenditoriale e ad aumentare le risorse per l’economia, stimolandone così la crescita e di qui favorendo l’azione di risanamento.

 Download dell’intervento