Padoan: "Tagliamo le tasse perché siamo di sinistra ma sulle pensioni non dobbiamo far saltare i conti"
20/09/2015di Fabio Bogo, La Repubblica
Il lavoro di limatura della nota di aggiornamento del Def è terminato. Studiate le variabili del quadro macroeconomico, analizzati i trend delle entrate fiscali, tenuti sotto controllo i parametri imposti dall'Europa, le tavole della legge economica sono state impostate. Il Pil crescerà dello 0,9 per cento. Il debito comincerà a scendere dal prossimo anno, il deficit è fissato nel 2,2%. La scatola è pronta, insomma. Adesso bisogna riempirla di provvedimenti.
Ministro Padoan, cominciamo dalle tasse?
"Io comincerei dalla crescita, che è a mio avviso il risultato più importante e che ci dà più soddisfazione. C'è più crescita perché c'è più lavoro, buona parte della crescita aggiuntiva è perché c'è più occupazione rispetto al cosiddetto andamento tendenziale. Poi certo ci sono le tasse, che stiamo abbassando. Ma non abbiamo cominciato adesso, all'improvviso. Abbiamo iniziato appena questo governo è stato costituito, fa parte di un percorso che abbiamo iniziato e che continueremo sino alla fine del mandato. Non voglio polemizzare con i nostri critici, ma sembra, parlando di tasse, che improvvisamente abbiamo deciso di intervenire e solo su alcune imposte, mentre prima eravamo fermi. Non è così, e lo dimostra ad esempio la manovra degli 80 euro, che ha contribuito a rilanciare i consumi e la fiducia".
La destra, con Brunetta, dice che avete solo aumentato il deficit...
"Non commento i commenti di Brunetta, perché altrimenti starei a perdere tutto il mio tempo. Interveniamo sulla prima casa, Tasi, Imu agricola e imbullonati. Non si tratta di interventi pubblicitari, ma di misure importanti, come quelle sulla casa, che riguardano l’80 per cento della popolazione".
Tra le critiche c’è quella che vi accusa di impoverire i Comuni, costringendoli ad aumentare altre imposte locali
"Questo non accadrà. I Comuni saranno rimborsati in toto della diminuzione del gettito fiscale. E ovviamente questo lascia del tutto intatta la questione importante sulla quale stiamo continuando a lavorare: la riforma della finanza locale, con il superamento del patto di stabilità interno. Non ci fermeremo qui".
Non è solo la destra che vi critica. Anche a sinistra qualcuno dice che ridurre le tasse a tutti non è democratico, e che abbassare le imposte sulla casa è una misura che di solito prende la destra. Ministro, state imitando Berlusconi oppure da parte di qualcuno c’è una lettura ideologica della questione fiscale?
"Sostenere che aumentare le tasse è di sinistra e diminuirle è di destra è una cosa che ormai lascia il tempo che trova. La strategia economica per rilanciare l’Italia è complessa e comprende anche la riduzione delle tasse. Soprattutto se questi tagli aumentano la fiducia delle famiglie e le aiutano ad uscire da una recessione profonda, e creano le condizioni per avere più posti di lavoro e di migliore qualità. Aiutare le famiglie e sostenere il lavoro: sono cose di sinistra o no?".
Un capitolo importante riguarda le pensioni. Ci sono progetti che vorrebbero introdurre una flessibilità in uscita, e il premier Matteo Renzi spinge perché già nella legge di stabilità ci sia qualcosa che vada in questa direzione. Ma è una materia delicata, perché si tratta di accorciare l’età lavorativa in presenza di un aumento delle aspettative di vita della popolazione. È vero che lei frena?
"Intanto va detto che il sistema pensionistico italiano è uno dei più robusti in Europa. Non lo diciamo noi, ma la Commissione Ue, con una valutazione che viene aggiornata continuamente. È fondamentale non deragliare da un principio fondamentale: vanno legate le prestazioni pensionistiche alla durata del tempo di lavoro e alla aspettativa di vita. Detto questo non c’è nulla di male a esaminare possibili correttivi che riguardano individui che si trovano vicini alla pensione ma con una prospettiva occupazionale difficile. Ma va considerato naturalmente che questo ha un costo e l’equilibrio di finanza pubblica deve essere mantenuto".
Per far crescere il Paese bisogna anche irrobustire la sua industria. Nella relazione al Parlamento che accompagna il Def avete scritto che si pensa a ridurre le tasse sugli utili aziendali. Intanto però in queste settimane sul mercato sono in corso alcune Opa che porteranno gruppi italiani sotto il controllo totale o parziale di stranieri: Italcementi, Pirelli, De Longhi Clima, Ansaldo Breda, I Duty free di Benetton.
"Se ci sono operazioni di fusione e acquisizione non è necessariamente un male, dal momento che spesso si accompagnano a un irrobustimento della struttura finanziaria delle imprese. Detto questo, un’altra colonna della nostra strategia è quella di sviluppare la finanza per la crescita, misure che favoriscano la capitalizzazione delle imprese italiane, storicamente piccole e sottopatrimonializzate, sostenendone gli investimenti e migliorando la loro competitività non solo nel 2016 ma anche negli anni successivi. Vogliamo incentivarle ad andare in Borsa e utilizzare anche canali alternativi al credito bancario. Lavoriamo in questa direzione come sull’aspetto fiscale. Stiamo studiando come ridurre dal 2017 le imposte sugli utili aziendali. Ci sono varie ipotesi. Entro un mese, nella legge di stabilità, ne sceglieremo una".
L’altro pilastro della crescita sono le infrastrutture, dove siamo in cronico ritardo e dove da sempre tutto è sulle spalle dello Stato. Altre formule prevedono la compartecipazione dei privati, con il project financing. È utilizzabile per la banda ultralarga?
"Il Paese ha bisogno di infrastrutture fondamentali come la banda ultralarga, e di colmare il divario tecnologico accumulato negli anni. E stiamo pensando in modo parallelo, che può anche intersecarsi, al fatto che , all’uscita da una profonda recessione, ci sono ruoli universalmente riconosciuti per la mano pubblica, che aiuti i capitali privati a rimettersi in carreggiata: la cosiddetta società di turnaround su cui stiamo lavorando parte proprio dall’idea che l’Italia ha una enorme capacità imprenditoriale in sofferenza dopo che la crisi finanziaria ne ha indebolito i bilanci. Possiamo rafforzare i bilanci per rimettere realtà industriali in grado di operare".
Quindi crescerà il ruolo della Cassa depositi e prestiti?
"La Cassa depositi è uno strumento importante e strategico nella vita del Paese e svolge numerose funzioni. Tutto ciò va visto in sintonia con gli interventi a lungo termine e considerando che si opera in una economia di mercato. Bisognerà trovare la giusta collocazione".
Puntate molto anche sulla spending review. Qualche giorno fa è emerso che le amministrazioni locali che sfuggono agli acquisti centralizzati della Consip pagano anche fino al 70 per cento in più per gli stessi prodotti. Le sembra accettabile?
"C’è ancora molta strada da fare e molto da guadagnare nell’efficienza della pubblica amministrazione. La Consip deve prendere in mano gli acquisti e bisogna passare da migliaia di centrali di acquisto a poche decine. Le storture sono il risultato dell’assenza di incentivi all’efficienza. Questo genera inerzia. E l’inerzia viene riempita da interessi particolari che vanno individuati e combattuti".
Adesso la Consob ha messo dei paletti sulla privatizzazione delle Poste, facendo dei rilievi al prospetto di collocamento. E l’operazione dovrebbe partire il 12 ottobre. Mentre per la voluntary disclosure, che sta cominciando a crescere, i commercialisti chiedono più tempo per fare più operazioni, il che significa più incassi.
"La privatizzazione di Poste è un’operazione non solo finanziaria. Vogliamo un’azienda più moderna e aggressiva. Sappiamo dei rilievi di Consob, le Poste stanno lavorando alacremente per rispondere ai loro quesiti. Noi continuiamo ad essere fiduciosi sul rispetto della tabella di marcia. Sulla voluntary disclosure lasciamo le cose come stanno".
Tutto quello che avete messo in cantiere dovrà passare al vaglio di Bruxelles. I rapporti, adesso, sono più distesi che in passato.
"I rapporti con il commissario Moscovici sono fruttuosi e cordiali, come quelli col vicepresidente Dombrovskis, che vedrò martedì prossimo. Abbiamo un dialogo continuo, li informiamo delle decisioni politiche e li aggiorniamo sul percorso, controllando assieme che tutto sia conforme alle regole europee. Questo ha instaurato un clima di fiducia che ci aiuta".
La nostra reputazione migliora. Poi ci sono episodi come quelli dei turisti lasciati fuori dal Colosseo e dai Fori che invece ci fanno precipitare.
"Sono fermamente convinto che si possa conciliare il sacrosanto diritto dei lavoratori a fare assemblee e tutelare i propri interessi e al tempo stesso tutelare gli interessi dei cittadini e l’immagine dell’Italia. Facciamo una fatica enorme ogni giorno a costruire un’immagine migliore del nostro Paese, e poi rischiamo di rovinarla perché migliaia di persone tornano a casa con l’idea che l’Italia non funzioni. È un’idea sbagliata. Ma gli abbiamo permesso di farsela, e il danno è fatto".