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Intervista a Fabrizio Pagani - «Sarà l’occasione per rendere la società più efficiente»

 24/11/2015

di Dominelli Celestina

«È un momento chiave per la privatizzazione di Ferrovie che contiamo di condurre a traguardo entro la seconda metà del 2016». Dopo il via libera preliminare ieri al Dpcm che fissa i criteri per la valorizzazione di Fs, Fabrizio Pagani, capo della segreteria tecnica del ministro dell’Economia e delle Finanze, ribadisce la deadline per portare sul mercato il 40 per cento.

Siete certi di riuscire a rispettare quella scadenza?
"Lavoreremo per questo obiettivo, ma dipenderà ovviamente anche dalle condizioni del mercato".

Quale sarà il prossimo step?
"A questo punto, dovremmo procedere a nominare il consorzio di banche che si occuperà del collocamento del gruppo e quindi individuare un certo numero di istituti che agiranno da global coordinator e alcuni bookrunner. È un passaggio che contiamo di mettere in campo a breve, comunque entro la fine dell’anno. Ad ogni modo, abbiamo lavorato molto in questi mesi sia con l’advisor finanziario BofA-Merrill Lynch sia con i consulenti legali dello Studio Cleary Gottlieb Steen & Hamilton".

Lei presiede anche la task force interministeriale impegnata sul dossier. Tornerete a riunirvi dopo l’ok di oggi?
"Il gruppo non ha mai smesso di lavorare in queste settimane e ha prodotto il Dpcm che è stato portato oggi (ieri, ndr) al Consiglio dei Ministri. Alla luce di questo passaggio, ci sarà probabilmente una nuova riunione del gruppo a strettissimo giro di posta".

Quando è previsto l’ok definitivo al decreto?
"Penso che riusciremo ad avere un testo definitivo nelle prime settimane del 2016. Ci sono i tempi tecnici per l’iter parlamentare prima di arrivare al traguardo, ma la strada ormai è tracciata".

Finora, però, ci sono stati molti stop and go...
"Questa operazione presenta una complessità maggiore di altre privatizzazioni. Ci stiamo muovendo in un contesto in cui non esistono modelli simili da replicare e, mentre gli altri paesi ancora stanno studiando come fare, noi stiamo iniziando il processo e siamo all’avanguardia nel settore".

Un po’ come è accaduto anche con l’Ipo di Enav?
"La privatizzazione di Fs farà, come per Enav, da battistrada. La filosofia con cui mettiamo in campo l’operazione è la stessa che abbiamo già adottato per Poste e la valorizzazione della società dei controllori di volo".

In che senso?
"Aprire il capitale di queste società ai privati è un concentrato di obiettivi differenti, ma che si rafforzano tra loro. Le privatizzazioni sono naturalmente parte di un percorso di riduzione del debito pubblico sul quale c’è un impegno verso l’Unione Europea e quest’anno, vorrei ricordare, abbiamo raggiunto e superato il target che ci eravamo prefissati. Ma privatizzare non significa far cassa o comunque non solo quello".

Perché?
"Noi utilizziamo la leva della privatizzazione per mettere in campo una riforma strutturale del settore. Lo abbiamo fatto con le Poste e lo faremo ancor di più con Ferrovie. Ma la valorizzazione del gruppo è anche l’occasione e lo strumento per rendere la società più forte visto che sarà quotidianamente scrutinata dai suoi investitori. Allo stesso tempo, manterremo il controllo dell’azienda e garantiremo che essa svolga adeguatamente il servizio pubblico e si lavorerà, come ha indicato il ministro Delrio, a renderla più efficiente e con servizi migliori anche nel comparto del trasporto pubblico locale di cui si servono quotidianamente i pendolari".

Lì i problemi non mancano.
"Sono stati fatti molti più progressi nell’alta velocità, ma ci adopereremo, e qui il ministero dei Trasporti ha le competenze primarie, affinché ci sia uno scatto ulteriore anche nel Tpl e affinché il gruppo cresca oltreconfine come in parte ha già fatto. Le Ferrovie hanno la capacità e l’ambizione per essere in prima linea anche nello scenario internazionale".

In questi giorni si inseguono le voci di un imminente ricambio dei vertici di Fs. Conferma che si va verso un rinnovo?
"No comment".

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