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Intervento del ministro Padoan alla cerimonia di chiusura dell’anno di studi 2014-2015 della Scuola di Polizia tributaria

 24/06/2015

Signor Comandante Generale, Autorità, Signore e Signori,

Vi ringrazio per l’invito a intervenire alla celebrazione odierna per la chiusura dell’Anno di Studi 2014-2015 della Scuola di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza. È un’occasione ulteriore per ricordare il valore che la Guardia di Finanza attribuisce alla formazione permanente attraverso un'articolata ed eccellente struttura di insegnamento ed aggiornamento.

Il termine “capitale umano” – di cui da lungo tempo fanno uso gli economisti – è ormai entrato nel linguaggio comune, anche se spesso con un’accezione eccessivamente riduttiva. Si fa spesso riferimento all’istruzione e alla formazione, ma il concetto è assai più ampio. Vi concorrono molte dimensioni: non solo le capacità cognitive derivanti dal patrimonio di conoscenze, competenze e abilità tecniche, ma anche la motivazione, la fiducia e le attitudini verso il futuro. Queste ultime – ritengo – siano le principali determinanti della ripresa di un percorso di crescita economica stabile e duraturo.

Oggi l’economia italiana esce dalla peggiore recessione che ha investito la nostra economia dal dopoguerra, con ricadute particolarmente gravose sull’occupazione, in termini non solo economici ma anche sociali.
E’ positivo, tra i primi segnali di ripresa, in particolare il dato sugli investimenti che indica un’espansione della capacità produttiva e promesse di maggiore occupazione.

I numeri ci dicono che, dopo una lunga recessione, in Italia si è dunque finalmente avviato un percorso di graduale e incoraggiante ripresa economica accompagnato dai primi segnali incoraggianti. La fiducia di lungo periodo sta tornando, la dinamica dei prezzi si è riavviata allontanando pericoli di deflazione.

Tuttavia, i problemi che fronteggiamo non sono solo l’eredità della crisi finanziaria. Già prima di questi anni, quella italiana era un’economia ferma, riflesso di un forte e diffuso indebolimento della capacità del nostro paese di crescere, competere ed innovare e di una diffusa disaffezione nelle istituzioni e nella cultura della legalità.

Ci troviamo oggi ad un bivio. Trascinarsi stancamente su un sentiero di crescita debole oppure affrontare con determinazione le sfide poste dalla crisi, per innalzare il potenziale di crescita, per favorire una ripresa sostenuta dell’occupazione in un ambiente macroeconomico stabile. L’urgenza e la complessità delle questioni da affrontare richiedono al Governo una strategia ambiziosa, capace di trovare soluzioni all’emergenza sociale prodotta dalla crisi ma anche di ricostruire un clima sereno e di fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

L’attuale mix di politiche messe in campo dall’Unione Europea va nella giusta direzione: il quantitative easing sta dispiegando i propri effetti positivi sul quadro macroeconomico e i mercati finanziari; il consolidamento delle finanze pubbliche ha assunto una prospettiva di più lungo termine e orientata alla crescita, anche grazie alla Comunicazione della Commissione sulla flessibilità e al Piano Junker.

Tuttavia le politiche per la crescita a livello dell’Unione Europea devono essere ulteriormente rafforzate a cominciare dai processi di riforma strutturale a livello nazionale e le politiche nazionali devono essere sostenute da quelle europee. Le premesse per la ripresa sono state create con il programma di riforme strutturali del Governo: la riduzione permanente del cuneo fiscale per famiglie e imprese, la riforma del mercato del lavoro, la riforma del fisco sono interventi importanti. Come recentemente ricordato dalla Banca d’Italia nella relazione annuale per l’anno 2014 , il bonus Irpef in busta paga per i lavoratori a medio-basso reddito – gli 80 euro – finora sarebbe stato speso per il 90%, contribuendo ad aumentare il reddito disponibile delle famiglie. L’attuazione del Jobs Act è valutata dall’Ocse come una grande opportunità per aumentare l’efficienza del mercato del lavoro e potenziare il sistema di sicurezza sociale.

Rimangono nodi irrisolti: la scarsa capacità di attrarre investimenti esteri anche a causa di alti costi di compliance; un quadro normativo variabile e stratificato negli anni che non sempre agevola la certezza del diritto e l’interpretazione delle norme tributarie per i contribuenti e l’Amministrazione; il peso della criminalità, della corruzione e dell’evasione fiscale.

Occorre ristabilire un contesto economico e fiscale di piena tutela della legalità e di certezza del diritto, restituendo ai cittadini completa fiducia nelle istituzioni ma anche di adeguare i percorsi formativi a strategie operative che siano in grado di rispondere efficacemente alle sfide poste dallo sviluppo della tecnologia informatica e dalla globalizzazione sui mercati globali.

Conclusa questa fase formativa, sono sicuro che sarete pronti a “scendere in campo” e passare alla fase operativa. La Guardia di Finanza è da sempre a presidio delle attività di contrasto all’illegalità in materia fiscale, ma in questa fase storica è necessaria una vera e propria “rivoluzione” nelle attività investigative, per rispondere alle nuove sfide generate dall’evolversi delle tipologie di “frode”, in concomitanza con gli avanzamenti tecnologici.

L'evasione e l'elusione fiscale, il riciclaggio, la corruzione, le contraffazioni, la criminalità economica anche sui mercati finanziari, le organizzazioni di stampo mafioso, i molteplici canali che alimentano l'economia sommersa e illegale, si basano sull'utilizzo di strumenti giuridici e tecnologici complessi, su evolute competenze criminali, su spiccate professionalità e sul carattere transnazionale delle operazioni finanziarie e societarie, come ad esempio le estero-vestizioni e le interposizioni fittizie. Occorre affrontare e battere queste minacce.

Sotto questo profilo ritengo fondamentale l’investimento nel “capitale umano” della Scuola di Polizia Tributaria per lo svolgimento delle funzioni del personale, certamente secondo la dimensione relativa alla “conoscenza” e alle “competenze”, ma anche e soprattutto lungo quella – molto più importante – legata al recupero della fiducia dei cittadini verso le istituzioni, al miglioramento del rapporto tra fisco e contribuenti, alla lotta alla criminalità finanziaria e fiscale, sia in ambito internazionale che in quello interno.

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Sul fronte internazionale il panorama è cambiato. Molte sono le iniziative di contrasto all’evasione che le organizzazioni internazionali, l’OCSE in prima fila e l’UE, stanno portando avanti, e che il nostro Paese sostiene attivamente.

Con la globalizzazione dei mercati e la più agevole possibilità di trasferire oltrefrontiera le attività finanziarie, l’evasione fiscale internazionale ha assunto connotati di massa. Sono necessarie misure che stimolino risposte coordinate tra i paesi, nella direzione di potenziare lo scambio di informazioni fiscali e la cooperazione amministrativa tra Stati. Con l’adesione dell’Italia allo scambio automatico di informazioni a fini fiscali secondo il nuovo standard OCSE, ossia il Common Reporting Standard, dal 1° gennaio 2016 gli intermediari saranno obbligati ad identificare la residenza fiscale dei clienti, mentre nel 2017 verrà effettuato il primo scambio di informazioni. Tali iniziative e agli altri strumenti innovativi di cooperazione che si sono resi disponibili negli ultimi tempi consentiranno alle amministrazioni finanziarie dei paesi aderenti di reperire un elevatissimo numero di dati ed informazioni fiscali, decisive ai fini delle attività investigative. Ricordo poi che la Convenzione contro le doppie imposizioni siglata con la Svizzera ha segnato la fine del segreto bancario e che accordi bilaterali sono stati sottoscritti anche con il Liechtenstein, Monaco e lo Stato Vaticano.


Sul fronte interno, il governo si è impegnato in maniera significativa per adeguare la normativa al nuovo clima di collaborazione instauratosi a livello internazionale.
Da una parte dobbiamo favorire gli investimenti esteri nel nostro paese, dall’altra dobbiamo dotare la Guardia di Finanza degli strumenti necessari per operare e interagire in un contesto internazionale che sta rapidamente evolvendosi. Il decreto delegato sull’internazionalizzazione delle imprese, che molto presto ultimerà il suo percorso legislativo, opera in questo senso.
Si tratta di un importante passo nella direzione di una maggiore «civiltà giuridica» e di un rapporto tra fisco e contribuenti instaurato su collaborazione e fiducia. Anche l’istituto della “collaborazione volontaria”, peraltro già introdotto in altri ordinamenti esteri segna un punto di rottura rispetto agli “scudi fiscali” varati negli anni passati in Italia, superando la logica del condono e permettendo ai contribuenti italiani di dichiarare i capitali illecitamente detenuti all’estero prima dell’avvio dello scambio automatico di informazioni..

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Le novità legislative che ho ricordato evidenziano che la continua evoluzione dei sistemi economici e la disponibilità di tecnologie avanzate che facilitano le frodi fiscali richiedono agli Stati nazionali di adoperarsi per rendere la “cooperazione” tra i paesi, in questa materia, sistematica e organizzata. Per rispondere efficacemente sul piano operativo occorre mettere a sistema uno strumentario molto più integrato e forme evolute di sinergia e collaborazione con altri paesi. Iniziative quali la Conferenza delle Autorità Competenti del Forum Globale per la trasparenza fiscale e lo scambio di informazioni, ospitata proprio in questa Scuola il maggio scorso, costituiscono occasioni straordinarie per potenziare le capacità del Corpo e di tutta l’Amministrazione finanziaria. Attendiamo con interesse lo svolgimento a fine settembre della riunione, da voi organizzata, con il Centro interamericano delle Amministrazioni Fiscali (CIAT).

E’ questa la “rivoluzione” – di cui parlavo – che Voi vi apprestate ad affrontare, con il bagaglio di competenze che avete faticosamente costruito.

Non posso infine non manifestare il mio apprezzamento per l’avvio dell’attività dell’International Academy for Tax Crime Investigation, che consentirà nuove opportunità formative e il rafforzamento delle relazioni internazionali. I corsi di addestramento intensivi finora condotti, cui hanno partecipato – affiancati dai militari del Corpo – analisti, investigatori e magistrati stranieri, hanno già cominciato a dare i propri frutti, migliorando sensibilmente la capacità dei paesi partecipanti di individuare e contrastare i crimini finanziari e fiscali.

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Oltre a rafforzare sugli strumenti esistenti bisogna, in conclusione, acquisire un nuovo pacchetto di “competenze del XXI secolo” per la lotta alle frodi e agli illeciti fiscali e finanziari: l’esercizio del pensiero critico, l’attitudine alla risoluzione dei problemi, la creatività e la disponibilità positiva nei confronti della cooperazione informativa internazionale in materia fiscale, l’importanza della cultura della legalità, dell’etica e della prevenzione della corruzione, la sinergia tra la cooperazione amministrativa e quella giudiziaria, in particolare laddove l’evasione è reato presupposto per il riciclaggio. Non sono certo competenze o attitudini nuove; è una novità, però, il ruolo decisivo che vanno assumendo nella moderna organizzazione del lavoro e nel contrasto alla criminalità e alle frodi, più in generale, quali determinanti della crescita economica.

Il capitale umano non potrà più coincidere semplicemente con il bagaglio conoscitivo delle persone e la loro produttività non sarà più essenzialmente legata alle conoscenze tradizionali acquisite una volta per tutte sui banchi di questa scuola e applicate in modo standard nel corso della vita professionale. Assumerà importanza crescente la capacità di mobilitare, in maniera integrata, risorse interne ed esterne, per far fronte in modo efficace a situazioni spesso inedite e certamente non standardizzate. Investire in conoscenza è importante anche “oltre l’economia”, contribuisce all’innalzamento del senso civico e del capitale sociale, valori in sé, indipendentemente dai loro effetti positivi sulla crescita economica, e fattori importanti di coesione sociale e di benessere dei cittadini.

Sono certo che questa capacità di investimento non vi è estranea, come non è estranea a un paese come l’Italia, che ha fatto di creatività, estro e abilità nel realizzare e inventare cose nuove la propria bandiera.

Sono certo, per concludere che le attività formative che oggi vedono la loro conclusione contribuiranno sempre più a fare di Voi dei valenti servitori dello Stato, dotati di un bagaglio tecnico di conoscenze che permetterà alla Guardia di Finanza di rispondere, con sempre maggiore professionalità, alle sfide poste dal contesto economico globalizzato. Mettetelo a frutto questo bagaglio tecnico, unendolo al patrimonio di valori ed etico che da sempre Vi contraddistingue. Un forte augurio di buon lavoro.

 

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