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Intervento del Ministro Padoan all’Assemblea Generale dell’Abi

08/07/2015

In un contesto internazionale che si mantiene favorevole, la ripresa dell'economia italiana continua. Segnali positivi vengono dagli indicatori di fiducia e da quelli di performance e l'azione del Governo rimane determinata a sfruttare fino in fondo la finestra di opportunità per consolidare la ripresa, renderla solida e ricca di occupazione.
La politica economica del Governo si è basata e continua a basarsi su tre pilastri: una politica di bilancio volta a proseguire il consolidamento e lo sforzo a far discendere il debito e in cui la composizione sia focalizzata a ridurre le tasse attraverso tagli di spesa. Allo stesso tempo identificare e sfruttare spazi per investimenti pubblici; riforme strutturali per rimuovere ostacoli alla crescita e agli investimenti: le riforme rafforzano e sono rafforzate dalla politica di bilancio. Infine, il sostegno agli investimenti con misure di semplificazione, incentivi, diversificazione delle fonti di finanziamento.
Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, con la legge di stabilità e con altre misure, il Governo intensificherà la sua azione lungo queste linee.

Dall'Assemblea dell'ABI del 2014 il Governo ha messo in campo diverse iniziative rivolte al sistema bancario che configurano una vera e propria riforma del settore volta a favorire una trasformazione che affronti le questioni di maggiore criticità, rendendo il sistema più solido e in grado di affrontare le sfide e le opportunità dell'integrazione finanziaria e dell'Unione bancaria.
E’ questo il presupposto della riforma delle banche popolari attuata con l'articolo 1 del decreto legge n. 3 del 2015. La Banca d'Italia ha provveduto all' emanazione delle disposizioni di attuazione già entrate in vigore ed è quindi iniziato a decorrere il termine di 18 mesi entro il quale le banche interessate devono completare la trasformazione in S.p.A.
L'esigenza di un intervento in materia era stato ripetutamente sollecitato anche da varie istituzioni nazionali e internazionali, ma è importante che questa riforma sia stata portata a compimento con il sostegno del Parlamento e che le stesse banche popolari abbiano già allo studio ipotesi di aggregazione e di fusione da realizzare anche prima del termine di 18 mesi previsto dalla legge.
Lo stesso decreto legge ha previsto importanti novità anche per le banche popolari più piccole, al fine di incentivare la partecipazione degli azionisti e rendere più attrattive tali banche per gli investitori istituzionali. Il mondo delle banche di credito cooperativo si è attivato nel disegno di un progetto di riforma del settore che consenta l'aggregazione degli enti in uno o più gruppi bancari sul modello dell'esperienza sperimentata con successo in diversi Paesi europei.
Mi auguro che questo processo prosegua speditamente.

L'esercizio di valutazione approfondita, il cosiddetto comprehensive assessment, ha evidenziato l’enorme peso delle sofferenze bancarie, costantemente cresciute dal 2008 a causa della profondità e della durata della crisi che ha colpito il tessuto produttivo italiano.
Lo stock di crediti deteriorati rappresenta circa 1/5 degli impieghi, mentre le sofferenze lorde risultano pari a quasi il 10%, secondo i dati più recenti. Gli effetti negativi sulla dotazione patrimoniale delle banche derivanti dall'accumulo di crediti anomali sono stati sottolineati da diverse istituzioni, come il Fondo monetario e l' OCSE, e dall' Unione europea che hanno evidenziato come lo smobilizzo dei crediti deteriorati sia cruciale per consentire alle banche di liberare risorse da destinare al finanziamento dell' economia; compiere passi avanti in questa direzione costituisce un fattore cruciale per sostenere la ripresa.
Il Ministero dell'Economia, con il supporto della Banca d'Italia, sta discutendo possibili linee di azione con i servizi della Commissione europea, al fine di facilitare la creazione di un mercato per questo tipo di attività. In ogni caso il Governo ha deciso di agire sulle ragioni per le quali le transazioni sono state finora sporadiche e possibili solo per prezzi molto inferiori a quelle di bilancio: faccio riferimento, in particolare, alla durata delle procedure esecutive fallimentari, in media maggiore di quella registrata nell'Unione europea con rilevanti differenze tra Regioni e tra banche creditrici.
Con il decreto legge n. 83 del 2015 si è intervenuti sulle procedure esecutive fallimentari al fine di consentire un'accelerazione dei tempi di recupero dei crediti, semplificare e migliorare tali procedimenti, favorendo la più rapida ed efficace soddisfazione dei creditori anche attraverso il potenziamento del ruolo di questi nell'ambito dei processi di risanamento dell'impresa, l'aumento della flessibilità delle ristrutturazioni stragiudiziali, l’introduzione di meccanismi di velocizzazione delle vendite esecutive fallimentari e di misure volte a salvaguardare il valore dell'impresa in crisi e dei beni oggetto di vendita forzata. Il decreto legge n. 83 innova anche il regime di deducibilità della svalutazione dei crediti e delle perdite e della cessione a titolo oneroso dei crediti consentendone a partire dal 2016 la deduzione integrale nell' esercizio in cui sono iscritte in bilancio. Si mette quindi la parola fine alla vicenda della disciplina della deducibilità delle svalutazioni iniziata nel 1995, allineando il trattamento fiscale a quello vigente negli altri Stati membri.
Queste misure per il sistema bancario sono di per sé efficaci per accelerare il mercato dei capitali in sofferenza e ridare slancio all' economia. Mi auguro quindi che le banche approfittino del nuovo quadro normativo e velocizzino i piani di pulizia dei bilanci al fine di liberare risorse per la crescita.
E’ stato emanato il decreto legislativo di trasposizione della CRD 4 mentre il Parlamento ha appena approvato la legge di delegazione europea 2014 che include anche i criteri per l'attuazione della direttiva sul risanamento e la risoluzione delle crisi bancarie (la BRRD) e della direttiva sui sistemi di garanzia dei depositanti.
Vorrei sottolineare a questo proposito la disinformazione a cui abbiamo assistito in questi giorni con riferimento al bail-in: circola, infatti, la convinzione che fino ad ora le banche siano state immuni da procedure concorsuali e che comunque anche in questo caso i creditori fossero immuni da perdite. Nell'ordinamento vigente, così come in quello futuro, è possibile che i creditori, ad eccezione del caso dei depositi protetti, supportino perdite in ragione della crisi della banca. La resolution offre semmai ulteriori salvaguardie quale l'intervento del Fondo di risoluzione. Il nuovo contesto normativo non può necessariamente garantire che non si manifestino situazioni di crisi, ma può evitare liquidazioni disordinate che amplificano gli effetti e i costi della crisi, dotando le autorità di risoluzione di strumenti che consentono un intervento precoce ed efficace, riducendo al minimo l'impatto del dissesto sull'economia e sul sistema finanziario.
Queste misure adottate dal Governo si collocano in un contesto di completamento dell'Unione bancaria: il 4 novembre dello scorso anno il Single Supervisory Mechanism (SSM) è diventato pienamente operativo e la Banca Centrale Europea ha cominciato ad esercitare la vigilanza diretta sulle banche considerate significative, svolgendo la propria attività di supervisione sull'intero sistema bancario dell'Area dell'euro. Il meccanismo porterà benefici al mercato interno, renderà più efficace la trasmissione della politica monetaria contrastando la tendenza al ring-fencing che ha caratterizzato gli anni più recenti, incentivando l'integrazione finanziaria e i processi di aggregazione fra gli intermediari. Renderà più agevole il confronto e la concorrenza fra le banche e i sistemi bancari dei diversi Paesi migliorando l'identificazione, il monitoraggio e la mitigazione dei fattori di vulnerabilità.
L'avvio e il rafforzamento dell'Unione bancaria hanno reso possibile invertire la tendenza alla segmentazione dei mercati lungo i confini nazionali che avrebbe potuto mettere a rischio la sopravvivenza stessa dell'Unione monetaria nel momento in cui la forte instabilità finanziaria stava pregiudicando la sostenibilità dei debiti sovrani. Il disegno dell'Unione bancaria non è peraltro completato: deve essere ancora implementato l'accordo concluso dall'Ecofin il 18 dicembre 2013 di istituzione di un sostegno pubblico comune, il cosiddetto backstop, ed è rimasto a livello di discussione il terzo pilastro dell'Unione bancaria, il meccanismo di garanzia dei depositi unico, che permetterebbe di realizzare una più completa mutualizzazione del rischio bancario nell'Area dell'euro.
Quello che è mancato fino ad oggi è stata la spinta politica per completare questo sforzo.
Le vicende greche danno un chiaro segnale della necessità di accelerazione del processo di integrazione proprio a cominciare dall'Unione bancaria e indicazioni utili in questo senso si ritrovano nel rapporto dei cinque Presidenti appena completato.
Un altro sforzo di ampio respiro è quello della unione dei mercati dei capitali. Si tratta di un progetto che l'Italia sostiene con convinzione, facendone un punto importante della sua agenda di ‘Finanza per la Crescita’, tanto a livello domestico quanto a livello europeo, in occasione del semestre di Presidenza del Consiglio dell'Unione europea. Si deve operare per un mercato finanziario stabile, efficiente, resiliente, in cui prestatori e utilizzatori finali di fondi si incontrano per allocare le risorse disponibili ai progetti imprenditoriali che più meritano dal punto di vista economico e finanziario. L'obiettivo di una unione del mercato dei capitali deve essere quello di una maggiore complementarità tra modello di finanza e modello di intermediazione bancaria. L’unione del mercato dei capitali può essere un veicolo fondamentale per accrescere l'integrazione fra la zona dell'euro e il resto dell'Unione e, inoltre, nella misura in cui aumenterà il grado di risk sharing, tale unione sarà essa stessa un fattore di sostegno all'Unione bancaria.
Tutto ciò indica che il progetto deve essere ambizioso e di vasta portata; non può ridursi a un insieme di misure tecniche settoriali ma deve avere ampio respiro: si tratta di un tema su cui il Governo italiano intende essere impegnato.

Fatemi concludere con alcune riflessioni, direi inevitabili, riguardo alla situazione in Europa in questi giorni e in queste ore. La crisi greca pone il problema di come aiutare quel paese non solo a restare nell'euro ma come tornare a farlo crescere in modo sostenibile con creazione di occupazione.
La crisi greca segnala tuttavia anche la necessità profonda di accelerare il processo di integrazione dell'area dell'euro e dell'Europa in senso più generale. Accanto all'apertura di un cantiere per la Grecia occorre aprire anche un cantiere per l'Europa: in entrambi i casi occorre un disegno ambizioso e di lungo periodo e il Governo italiano è fortemente impegnato in prima linea per promuovere ambedue i cantieri. Occorre sfuggire alla logica dell'emergenza e chiedersi, come ha fatto il Presidente Patuelli, “quale Europa?”.
Il vero dilemma non è austerità sì o austerità no; il vero dilemma è come tradurre in pratica l'obiettivo della crescita e dell'occupazione in Europa, in quanto non ci sono scorciatoie per la crescita. L'ho ripetuto e lo ripeto continuamente: occorre un programma di riforme nazionali ed europee, il completamento del mercato interno, stimoli e incentivi per gli investimenti e per la creazione di capitale fisico e immateriale per l'innovazione.
Un'area matura come l'Europa cresce con la produttività e con l'innovazione, ancor più che con la demografia; la crescita in Europa richiede anche il rafforzamento delle istituzioni in campo bancario, nell'economia reale, nella fiscalità, nelle politiche di bilancio. Ma le istituzioni non crescono se manca fiducia. A ben vedere la risorsa che più è carente oggi in Europa non è la risorsa finanziaria, non è lo spazio fiscale. E’ la fiducia. Nei momenti in cui la crisi è più acuta si afferma un circolo vizioso di sfiducia e di accorciamento dell'orizzonte temporale, un circolo vizioso che influenza negativamente sia la percezione dei cittadini che quella dei mercati.
Ribaltare il circolo vizioso in un circolo virtuoso dove ci sia più fiducia, allungamento dell' orizzonte temporale, più investimenti, è compito prioritario della politica del Governo.

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Intervento del Ministro Padoan all’Assemblea Generale dell’Abi (PDF, 98 KB)