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Banche e finanza, istruzioni per la rivoluzione tecnologica

Formiche - 03/01/2018

L'analisi di Fabrizio Pagani, Capo segreteria tecnica del ministro dell'Economia e delle finanze e di Stefano Scalera, Consigliere del ministro dell'Economia e delle finanze

Il sistema finanziario mondiale sta attraversando una fase di metamorfosi digitale. I cambiamenti riguardano l’asset management, i prestiti personali e verso le imprese, la raccolta di capitali (debito ed equity), oltre che i pagamenti e i trasferimenti di denaro. Il modello tradizionale di banca, che vedeva il cliente recarsi fisicamente presso lo sportello, inizialmente è stato sostituito dall’home banking, introdotto come parte di una strategia di riduzione dei costi. Questa trasformazione era endogena al sistema delle banche. Le evoluzioni digitali successive (come ad esempio la diffusione delle monete elettroniche e i servizi di robotadvisory) hanno avuto origine al di fuori dell’industria bancaria tradizionale, agevolando l’accesso ai servizi e costringendo gli istituti finanziari a ripensare la propria strategia per restare competitivi sul mercato. Questa esigenza è ancora più accentuata nei confronti dei nativi digitali, i futuri correntisti delle banche; un bacino di potenziali clienti che non hanno mai avuto rapporti con le banche e che non sono cresciuti nel rapporto banca-cliente coltivato allo sportello. In questa difficile partita, da un lato ci sono operatori non bancari che offrono smart solution nell’ambito di piattaforme con servizi bancari e non (posta, archivio, contatti, mappe, video) e dall’altro sussiste una normativa banco centrica, la cui architettura pare non essere ancora pronta per un sistema finanziario digitale.

Nell’ambito della rivoluzione digitale, il pericolo più evidente è quello dell’innovazione distruttiva, che carpisce informazioni al cliente e le utilizza per pratiche anticoncorrenziali e illegali. Il fintech è però in grado di ridurre le asimmetrie informative e generare maggiore concorrenza nel settore, con un profondo effetto sui servizi e sui prodotti che i cittadini utilizzano ogni giorno. Con un’adeguata regolazione, il fintech potrebbe generare un abbassamento dei prezzi e un aumento del numero e della qualità dei prodotti e dei servizi offerti. Negli ultimi anni, con il programma “Finanza per la crescita”, il governo italiano ha aggiornato la “cassetta degli attrezzi” a disposizione del sistema produttivo e finanziario italiano. L’attenzione posta oggi sul settore fintech è la naturale prosecuzione di questa politica; occorre pensare a un modello di regolazione che sia guidato da una nozione di protezione del cliente e dei dati, facendo leva sulla capacità della tecnologia di informare il cliente di opportunità concrete, piuttosto che sulla compilazione di questionari statistici, che non fanno emergere, in tempo reale, le informazioni necessarie per una scelta consapevole e dinamica. Occorre anche che il cittadino sia cosciente che la sua scelta gioca un ruolo cruciale nella competizione tra le istituzioni finanziarie ed è un ingrediente essenziale di quella competizione che, oltre all’innovazione, produce valore. In sintesi, occorre puntare sull’educazione finanziaria e su un modello di regolazione che stimoli la concorrenza e consenta a nuovi soggetti di creare opportunità.

Le banche e le istituzioni finanziarie hanno da tempo messo al centro delle loro strategie di crescita la soddisfazione dell’utente. La clientela di una banca è tipicamente segmentata per fasce di età ed esigenze; a questa segmentazione si aggiunge oggi quella relativa alla presenza di una domanda – crescente – di servizi da parte di clienti nativi digitali, che si affianca a quella dei non nativi digitali che da questa trasformazione sono affascinati, attratti in modo irreversibile, e spinti all’utilizzo delle nuove soluzioni dai costanti progressi e facilitazioni generati dalla tecnologia. Per le imprese del settore finanziario è, dunque, cruciale muoversi rapidamente in un ecosistema in continua evoluzione. Questo implica sviluppare un modello di business capace di produrre reddito attraverso l’innovazione: la carenza di afgilità dell’organizzazione può essere una delle maggiori barriere che impedisce alle istituzioni finanziarie di vedere l’innovazione digitale come un’opportunità piuttosto che come un rischio. In una dimensione digitale e virtuale diventa quindi più facile per un nuovo operatore insediarsi, piuttosto che per uno tradizionale aggiornarsi. L’ampio utilizzo di tecnologia permette alle aziende neonate di crescere in fretta, relegando le banche e altre istituzioni finanziarie a un ruolo di commodity provider. Di queste circostanze le banche devono tener conto nell’elaborare la propria strategia digitale.

La digitalizzazione dell’economia e i cambiamenti demografici offrono ampie opportunità, ma anche rischi al settore finanziario, e al policy maker. Entrambi, per sfruttare le opportunità e ridurre l’esposizione, devono rivedere il proprio approccio e la propria organizzazione, integrando le novità che si presentano. Non basta incorporare tecnologie digitali ma, per creare nuove opportunità e rimanere competitivi, occorre pensare e muoversi in modo digitale.

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