Roma, 27 febbraio 2019 – Il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Tria, ha trasmesso al Parlamento la seconda Relazione sugli indicatori di benessere equo e sostenibile.
I temi dell’inclusione, del benessere dei cittadini e dei divari territoriali hanno assunto un ruolo di crescente rilevanza nel dibattito politico degli ultimi anni. Ciò anche perché la lenta ripresa dell’economia italiana dal 2014 in poi non ha prodotto miglioramenti uniformi del benessere e gravi problemi socioeconomici, quali la povertà, si sono in realtà acuiti. L’Italia è un paese maggiormente diviso lungo linee sociali e territoriali rispetto alla media europea e dei paesi OCSE. L’occupazione ha ripreso, ma rimane precaria e meno diffusa che in altri paesi avanzati. Due lunghe recessioni e i recenti sviluppi dei mercati globali non solo hanno fatto arretrare l’economia, ma hanno anche danneggiato il tessuto sociale del Paese. Gli andamenti demografici restano sfavorevoli.
Il Governo ha posto il tema dell’inclusione al centro della propria azione di politica economica. La Legge di Bilancio e i provvedimenti ad essa collegati, in particolare il recente Decreto Legge n.4 del 2019, concentrano infatti le risorse finanziarie sul contrasto alla povertà, la partecipazione al mercato del lavoro, la formazione, il ricambio generazionale, l’incentivazione del lavoro giovanile, la riduzione del carico fiscale su lavoratori autonomi e piccoli imprenditori, la famiglia, l’istruzione, la ricerca, il controllo dell’immigrazione e l’ordine pubblico – solo per menzionare gli ambiti più rilevanti.
La Legge di Bilancio 2019 finanzia dunque importanti innovazioni nel campo dell’inclusione e del ricambio generazionale. Su tale scorta, le nuove politiche rappresentate dal Reddito di Cittadinanza (RdC) e dalla modifica della normativa in tema di pensionamento anticipato con la cosiddetta ‘Quota 100’, unitamente all’estensione del regime fiscale agevolato per lavoratori autonomi e piccole imprese (flat tax), porteranno ad un apprezzabile aumento del reddito disponibile aggiustato pro capite, ad una riduzione della diseguaglianza dei redditi e ad un marcato calo della povertà assoluta.