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Padoan: “Evitata Grexit ora l’Europa punti all’unione fiscale”

Roma, 31 luglio 2015 – L’informativa sulle decisioni assunte per la Grecia nell'Eurogruppo, resa dal ministro Padoan alla Camera il 29 luglio, è stata l’occasione di un confronto sul processo di integrazione europea tra Governo e Parlamento.

Ripercorrendo i mesi di trattative tra l’esecutivo ellenico e le istituzioni europee, il Ministro ha sottolineato come l'accordo per l'avvio del negoziato per un terzo programma di aiuti alla Grecia abbia segnato “un momento decisivo nella storia dell'unione monetaria europea. Per la prima volta il principio di irreversibilità dell'appartenenza all'unione è stato messo in discussione. L'opzione di uscita, anche se temporanea, è stata seriamente presa in considerazione. La capacità dei leader dell'Eurozona di ricomporre differenze profonde ha, però, testimoniato la volontà politica di non compromettere il progetto della moneta unica. Le modalità e le difficoltà dell'accordo testimoniano allo stesso tempo di un progetto di unione economica e monetaria ancora incompiuto e la cui piena realizzazione è resa ancora più urgente dagli eventi legati alla crisi greca”. Fin dalla prima riga, la dichiarazione dell'Eurosummit del 12 luglio richiama la necessità di ricostruire un clima di fiducia tra i Paesi membri dell'Eurozona. Riepilogando il programma delle riforme che il Governo greco si è impegnato a realizzare a fronte del sostegno finanziario di oltre 80 miliardi di euro promesso dagli altri Stati membri, Padoan ha ribadito l’importanza delle riforme strutturali non solo nel testimoniare l'impegno greco a rispettare l'accordo, ma soprattutto nell’avviare finalmente un processo di ricostruzione dell'economia del Paese.

Il testo integrale del resoconto stenografico dell’informativa è pubblicato nella sezione interventi del Ministro, pubblichiamo di seguito alcuni dei passaggi più rilevanti.

La ristrutturazione del debito greco e la posizione italiana. Un elemento centrale del dibattito sulla sostenibilità del programma per la Grecia riguarda la necessità o meno di una ristrutturazione del debito. Va ricordato che, oltre alla cancellazione del valore nominale, vi sono diverse opzioni per aumentare la sostenibilità del debito, che comprendono la rimodulazione, l'allungamento delle scadenze, la riduzione dei tassi di interesse applicati. Le conclusioni dell'Eurosummit del 12 luglio escludono la possibilità di un taglio nominale, rimane però aperta l'opzione della ristrutturazione delle scadenze, che sarà affrontata in autunno, dopo l'avvio del programma. L'Italia è sempre stata disponibile a considerare possibili forme di alleggerimento dell'onere del debito che, limitando l'impatto per i Paesi creditori, liberasse risorse per la Grecia.

Una politica di investimenti per la Grecia. Accanto alle riforme strutturali e in sinergia con queste, la ripresa della crescita passa per una ripresa degli investimenti pubblici e privati. Su questo fronte, quello degli investimenti, le conclusioni dell'Eurosummit ricordano l'utilizzo delle risorse disponibili alla Grecia nei vari programmi europei e stimano una disponibilità di circa 35 miliardi di euro, che potranno beneficiare di modalità di cofinanziamento più agevoli. Più in generale, il nuovo programma di assistenza che le istituzioni e la Grecia stanno negoziando è di rilevante entità. Come già accennato, il fabbisogno sui tre anni è dell'ordine degli 86 miliardi di euro. Questa somma include 16 miliardi di ulteriori risorse disponibili per il programma del Fondo monetario, che, dopo il pagamento degli arretrati e un accordo con le altre istituzioni sulla sostenibilità del debito, potrebbe essere riavviato. Tenendo conto del contributo proveniente dal risparmio pubblico, le risorse di ESM necessarie saranno inferiori ai 60 miliardi. Di questi, come detto, 25 miliardi saranno necessari per ricapitalizzare il sistema bancario, che è stato pesantemente colpito dalla crisi e ha visto deteriorare le prospettive di solvibilità. È superfluo sottolineare come la rimessa in condizioni di normalità del settore bancario sia condizione indispensabile per la ripresa sostenibile della crescita. L'accordo del 12 luglio prevede anche la costituzione di un fondo cui assegnare, attività per 50 miliardi al fine di rendere più indipendente ed efficiente il processo delle privatizzazioni. Al di là del realismo della cifra, questa misura è stata molto controversa ma, anche grazie al contributo italiano, si è indicato che il Fondo, nella piena sovranità nazionale, dovesse essere uno strumento non solo di privatizzazione, ma anche di valorizzazione degli attivi, i cui proventi si potessero destinare a investimenti.

Le implicazioni per l'Italia del finanziamento del programma in favore della Grecia. Come è noto, il contributo italiano al primo programma per la Grecia nel 2010-2011 è avvenuto tramite un prestito bilaterale di 10 miliardi. I primi rimborsi in conto capitale sono previsti a partire dal giugno 2020 (gli ultimi nel 2041) e pertanto non sono rientrati finora nell'orizzonte temporale del bilancio pluriennale. Un allungamento delle scadenze – anche dell'ordine dei 30 anni come prospettato dal FMI in alternativa alla cancellazione – avrebbe un impatto molto contenuto. Il contributo al secondo programma avviene attraverso la concessione di garanzie sui titoli emessi dal meccanismo finanziario EFSF. Questa cifra non è limitata alla Grecia, ma corrisponde al totale del programma di emissione di EFSF. Complessivamente alla Grecia, questa istituzione ha erogato finora circa 131 miliardi di euro, la quota italiana è pari a circa 25 miliardi di euro. Sul debito verso EFSF, la Grecia ha ottenuto, con l'accordo del novembre 2012, un periodo di estensione delle scadenze pari a 15 anni (la scadenza media del debito è ora pari a 32,4 anni) e una grazia sul pagamento per interessi per 10 anni. Un ulteriore allungamento non comporterà – così come non ha comportato nel novembre 2012 – oneri finanziari a carico dei paesi creditori. Infine il nuovo prestito ESM non richiederà oneri aggiuntivi per i paesi creditori. L'Italia ha finito di versare nel 2014 la sua quota di partecipazione che ammonta a 14 miliardi di euro.

Non c’è un rischio contagio. Anche nei momenti più difficili della crisi infatti non si sono manifestati segni apprezzabili di inizio di contagio sui mercati. Certamente non per l'Italia, a conferma della acquisita solidità e fiducia della nostra economia. Si tratta ora di guardare avanti. Una volta concluso l'accordo per il programma ESM, la Grecia avrà tre anni di tempo (e significative risorse) per avviare il grande programma di ricostruzione per una crescita sostenuta e sostenibile di cui ha bisogno. Un risultato che si sarebbe potuto ottenere in tempi più rapidi e con costi assai più contenuti.

Ripensare l’Europa a partire dall’Unione fiscale. La crisi greca ha evidenziato la persistenza di debolezze della costruzione dell'Unione monetaria che vanno superate. Il “rapporto dei 5 presidenti” pubblicato nelle scorse settimane offre spunti per il processo di rafforzamento istituzionale e strutturale che vanno sviluppati. Il processo deve essere accelerato per produrre in tempi rapidi soluzioni che rafforzino la resilienza dell'area dell'euro. La solidità dell'Unione monetaria si deve misurare sia in termini di stabilità finanziaria e di bilancio sia in termini di capacità di creare ricchezza e occupazione, a maggior ragione dopo i gravi danni subiti dalla crisi finanziaria prolungata ed estesa che abbiamo attraversato. L'unione monetaria deve essere affiancata da una unione bancaria, in buona parte completata, e da una autentica unione economica e fiscale, dove al rispetto delle regole si accompagni una altrettanto necessaria condivisione del rischio, necessaria e sostenuta da una adeguata mutualizzazione delle risorse. Il Governo italiano si sta impegnando per portare avanti questa linea.

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