Roma, 10 settembre 2018 – Domenica 9 settembre 2018 il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Tria, ha svolto a Cernobbio lo speech conclusivo del Forum Ambrosetti, quest’anno dedicato al tema ‘Lo scenario di oggi e di domani per le strategie competitive’. Il Ministro è intervenuto dopo l’illustrazione di tre rapporti sull’attrattività del Paese, su cosa le imprese e lo Stato possono fare per favorire la crescita economica e sulla fine del Quantitative Easing.
“Voglio iniziare con una provocazione. Se dico che l’obiettivo del governo è dell'1,6% a cosa pensereste voi? Probabilmente – ha sottolineato alla platea di imprenditori, banchieri, investitori – all’indebitamento netto. Credo che questo automatismo rappresenti una ‘deviazione cognitiva’ che rischia di impoverire il ragionamento. Io vorrei parlare di obiettivo di crescita dell’1,6%...”.
Escludendo che il governo abbia intenzione di spingere la crescita ricorrendo alla pratica del ‘deficit spending’, il Ministro Tria ha focalizzato il suo intervento sul ruolo degli investimenti pubblici e privati per far ripartire la crescita del Paese e superare quel gap rispetto alla media europea. “I fondi per gli investimenti pubblici ci sono già nel bilancio e sono conteggiati nei saldi tendenziali. Il problema – ha detto – è che non vengono spesi per difficoltà procedurali e soprattutto per mancanza di progettualità nella pubbliche amministrazioni”. L’idea del governo è quella di creare strumenti che siano in grado di fornire alle P.A. progetti ‘chiavi in mano’. Per favorire gli investimenti privati è necessario invece avviare quelle riforme strutturali per creare ‘un ambiente favorevole’ e aumentare il loro rendimento.
Un altro ‘pilastro’ per spingere la crescita è la riforma fiscale con l’obiettivo di ‘semplificare e ridurre la pressione’. “Come la si affronta? Come il reddito di cittadinanza e la correzione della legge Fornero sulle pensioni – ha concluso il Ministro Tria – ossia con molta gradualità e rispettando i vincoli di bilancio. Sarebbe inutile andare a discutere con la Commissione europea di avere 2-3 miliardi in più di spazi finanziari per le riforme se poi se ne perdono altrettanti per pagare i tassi di interesse aumentati”.