Roma, 26 marzo 2015 – In questi giorni, da parte di diversi mezzi di informazione, si commenta la direttiva anticorruzione indirizzata alle società controllate e partecipate dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. In particolare, per quanto riguarda l’applicazione della direttiva alle società quotate, i giudizi si presentano di segno anche diametralmente opposto: c’è chi sostiene che le regole della direttiva sono troppo rigide e non adatte ad aziende già oberate dagli oneri di informazione e trasparenza previsti per queste società; altri commentatori, invece, ritengono che la direttiva conterrebbe un ‘vulnus’ in quanto non si applicherebbe alle società quotate. La realtà è che nessuna delle due versioni corrisponde ai fatti. Come è stato ampiamente spiegato nel corso del seminario di approfondimento sulle regole anticorruzione, tenuto al Ministero il 24 marzo, le modalità di applicazione della direttiva alle società quotate, o che emettono strumenti finanziari quotati in mercati regolamentati, sono, ha sottolineato lo stesso Ministro Pier Carlo Padoan, oggetto di ulteriori approfondimenti. “Dobbiamo verificare l’esigenza – sono state le parole del Ministro - di eventuali adattamenti alla disciplina oggi definita per le società in controllo pubblico con riguardo anche alle società emittenti strumenti finanziari quotati nei mercati regolamentati”. Sul tema, infatti, si sono già svolti i primi incontri di approfondimento del Tavolo di lavoro congiunto istituito assieme all’ANAC ed alla Consob.
Ricordiamo infine che da ieri la direttiva è sottoposta a una consultazione pubblica fino al 15 aprile. Tutti coloro che vorranno partecipare con suggerimenti e consigli sulla sua applicazione, anche per quanto attiene alle società quotate o che emettono strumenti finanziari quotati, possono consultare la direttiva all’indirizzo www.mef.gov.it/consultazionecontrollate.