Roma, 9 novembre 2016 – La Commissione europea ha diffuso oggi le proprie previsioni economiche d’autunno per i 28 Stati membri dell’Unione.
Le stime relative all’Italia per l’anno in corso e per il 2017 sono molto simili a quelle del Governo: la differenza relativa al prodotto interno lordo e al deficit è di un decimo di punto percentuale. La differenza è più elevata sul debito (0,5 punti percentuali): dopo aver raggiunto la stabilizzazione, il Governo stima di poter collocare il rapporto tra debito pubblico e PIL in discesa dal prossimo anno.
2016 | 2017 | |||
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Governo | Commissione | Governo | Commissione | |
PIL (variazione anno su anno) | 0,8% | 0,7% | 1,0% | 0,9% |
Deficit (percentuale su PIL) | -2,4% | -2,4% | -2,3% | -2,4% |
Debito (percentuale su PIL) | 132,8% | 133,0% | 132,6% | 133,1% |
Per il 2017 la Commissione stima dunque che la crescita economica acceleri: “La maggiore occupazione continua a sostenere il reddito disponibile reale quindi i consumi. Una riduzione nella tassazione d’impresa e nuovi incentivi pubblici sono stati programmati per sostenere la ripresa degli investimenti in beni strumentali e innovazione”.
Sull’occupazione il documento della Commissione sostiene che “i tagli triennali ai contributi sociali per le nuove assunzioni a tempo indeterminato garantiti nel 2015 e 2016 hanno sostenuto l’incremento degli occupati registrato fin dal 2015”. In prospettiva “il tasso di disoccupazione dovrebbe declinare solo marginalmente anche perché le persone che prima erano scoraggiate ora dovrebbero voler rientrare nel mercato del lavoro”. D’altra parte il miglioramento dell’occupazione non dovrebbe pregiudicare la competitività, perché “ci si attende che la pressione sul costo del lavoro resti limitata, anche grazie al taglio del cuneo fiscale sul lavoro”.
Sui saldi di finanza pubblica la Commissione osserva che nel 2016 la riduzione del deficit dal 2,6% del 2015 al 2,4% del 2016 si ottiene “grazie a un maggiore avanzo primario e minore spesa per interessi”, mentre nell’anno prossimo si aspetta una stabilizzazione. Analogamente la Commissione ritiene che il debito dovrebbe stabilizzarsi “principalmente grazie a tassi di interesse progressivamente più bassi e una maggiore crescita del PIL nominale”.
Sul piano della tassazione si rileva “una ulteriore riduzione del peso delle tasse, che segue vari tagli nel cuneo fiscale sul lavoro e l’abolizione della tassa di proprietà sull’abitazione principale”, che avrebbe effetti positivi sulle prospettive di crescita insieme alle “nuove misure per rilanciare gli investimenti pubblici, per esempio attraverso un piano preventivo che aumenti la sicurezza degli edifici di fronte al rischio sismico”.