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- Relazione generale sulla situazione economica del paese nel 2000

Comunicato Stampa del 11/04/2001

Il ministro del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione economica Vincenzo Visco ha presentato oggi al Consiglio dei ministri la Relazione generale sulla situazione economica del paese nel 2000.

 

Sintesi della Relazione

La Relazione illustra, con analisi approfondite e tavole dettagliate, l'evoluzione dell'economia internazionale e italiana nel 2000 (sintetizzata nella Relazione sull'andamento dell'economia nel 2000 e aggiornamento delle previsioni per il 2001 presentata al Parlamento il 4 aprile u.s) ed espone, con unico riferimento al 2000, i contenuti di finanza pubblica della Relazione trimestrale di cassa, pubblicata nello stesso giorno.

Nel 2000, l'economia italiana ha registrato una fase di crescita notevolmente rapida. Il PIL, valutato ai prezzi 1995, è aumentato del 2,9% rispetto all'anno precedente, uguagliando l'incremento raggiunto nel 1995, il massimo ottenuto nell'ultimo decennio. L'accelerazione rispetto al 1999 è stata rilevante, pari a 1,3 punti percentuali (+1,6%, l'aumento del PIL registrato nel 1999). La crescita del PIL a consuntivo per il 2000 si è dunque collocata lievemente al di sopra della stima contenuta nel quadro macroeconomico del DPEF di giugno e successivamente riconfermata nella RPP di settembre. Il differenziale di crescita con l'area euro si è ridotto a 0,5 punti percentuali; esso era stato di 0,9 punti tanto nel 1998 che nel 1999.

La crescita economica ha interessato tutti i settori produttivi, con la sola eccezione dell'agricoltura, ed è stata accompagnata da una netta accelerazione del processo di creazione di posti di lavoro: il numero di occupati, misurato in unità standard, ha mostrato in media nel 2000 un aumento di 340.000 unità circa, pari a un incremento dell'1,5%, il più elevato negli ultimi dieci anni, quasi il doppio di quello verificatosi l'anno prima (0,8%). In conseguenza di ciò, la disoccupazione media del 2000 si è attestata al 10,6%.

(Come è noto, il dato Istat di gennaio 2001 ha successivamente rilevato un'ulteriore riduzione, fino al 9,9%, e ha rilevato come il contributo prevalente alla nuova occupazione sia stato fornito da contratti a tempo pieno e indeterminato).

Gli elevati impulsi inflazionistici esterni, in particolare le dinamiche delle quotazioni petrolifere ed al deprezzamento dell'euro, hanno dato luogo ad una accelerazione dell'inflazione: l'incremento medio annuo dell'indice dei prezzi al consumo per l'intera collettività è stato del 2,5%, superiore di otto decimi di punto a quello dell'anno precedente (+1,7%).

I fenomeni di inflazione importata hanno avuto analoghi riflessi negli altri Paesi Europei: è proseguita pertanto la riduzione del differenziale di crescita dei prezzi italiani. Misurato sui prezzi al consumo armonizzati, il divario si è dimezzato, passando dallo 0,6 per cento del 1999 allo 0,3 del 2000.

È proseguito il processo di risanamento strutturale della finanza pubblica: l'indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche si è ridotto dall'1,8 per cento del 1999 all'1,5 per cento e il rapporto debito/PIL è sceso al 110,2 per cento, oltre quattro punti al di sotto del 1999, accentuando il profilo di rientro previsto.

Principali indicatori macroeconomici per il 2000
  (variazioni percentuali)
  1999 2000
PIL 1,6 2,9
INFLAZIONE 1,7 2,5
OCCUPAZIONE 0,8 1,5
TASSO DISOCCUPAZIONE (in % forza lavoro) 11,4 10,6
INDEBITAMENTO P.A. (in % PIL) -1,8 -1,5
DEBITO (in % PIL) 114,5 110,2
 

Per quanto riguarda gli aspetti socio-economici, la Relazione fornisce, tra l'altro, ampie informazioni su mercato del lavoro, istruzione, mezzogiorno, liberalizzazioni.

Lavoro

A fronte del favorevole andamento dell'occupazione, tutti i principali indicatori del mercato del lavoro hanno registrato un sensibile miglioramento. Il tasso di disoccupazione, per la prima volta dal 1994, è sceso, in media d'anno, sotto l'11 per cento. Il tasso di occupazione ha raggiunto il 53,5 per cento, quello femminile è migliorato di 2,3 punti percentuali dal 1998 al 2000, quello maschile dell'1,3 per cento. Alcuni problemi di scarsità nel reperimento della manodopera, con le qualifiche adeguate, sono stati segnalati, in base alle indagini ISAE, nel corso dell'anno presso alcune imprese nelle regioni settentrionali.

Il 2000, inoltre, è stato caratterizzato dall'emanazione di numerosi provvedimenti di politica dell'impiego, da una parte miranti alla regolazione di particolari tipologie di rapporti di lavoro, dall'altra diretti ad incentivare l'occupazione.

Istruzione

Per quanto riguarda l'istruzione, nell'anno scolastico 2000-01 gli alunni iscritti nella scuola materna e nella scuola dell'obbligo sono risultati in diminuzione (-0,5 per cento), mentre nelle suole secondarie superiori il numero degli iscritti è rimasto pressoché invariato.

Il 94,5 per cento degli alunni licenziati dalla scuola media inferiore prosegue gli studi nel grado successivo e il 70,2 per cento dei giovani consegue il diploma di scuola secondaria superiore.

Mezzogiorno
Tendenze economiche

Nel triennio 1996-1998, il Mezzogiorno è stata l'area del paese con la massima espansione: 1,7 per cento di crescita media del Pil a prezzi costanti contro l'1,4 per cento del Centro Nord e l'1,5 per cento a livello nazionale. Particolarmente positivo è stato l'andamento produttivo nel 1997 quando il Mezzogiorno ha raggiunto un tasso di sviluppo del 2,4 per cento, oltre mezzo punto superiore al risultato nazionale. Nel 1998, il tasso di crescita si è attestato all'1,7 per cento ancora al di sopra del risultato nazionale.

Rispetto agli anni ottanta la crescita del Mezzogiorno appare più virtuosa con un aumento assai più elevato degli investimenti (4,3 per cento) che dei consumi (1,7 per cento), anche rispetto al Centro Nord, dove la dinamica degli investimenti è stata pari a 2,5 per cento.

Le regioni del Mezzogiorno con la massima crescita (in termini di valore aggiunto) nel triennio sono state Basilicata e Molise (2,3 per cento annuo), Sicilia ( 2,1 per cento), Sardegna (1,8 per cento) e Campania (1,7 per cento). Cinque delle otto regioni del Mezzogiorno sono dunque fra le regioni con massima crescita; solo la Calabria e la Puglia hanno scontato nel triennio una crescita inferiore alla media nazionale (rispettivamente 1,0 e 1,1 per cento).

Nel corso del 1999, dopo una fase di ripiegamento, la crescita del Mezzogiorno è ripresa e tende consolidarsi nel 2000, come evidenziano le informazioni congiunturali relative a occupazione (1,8 per cento nel 2000 rispetto al 1999) ed esportazioni (19,3 per cento al netto dei prodotti petroliferi).

La Relazione illustra lo stato di attuazione delle politiche di sviluppo territoriale (Programmi comunitari, Intese istituzionali di programma, programmazione negoziata e incentivi al sistema produttivo) e dà conto dell'allocazione delle risorse finanziarie destinate alle aree depresse.

Per quanto concerne la fase conclusiva del ciclo di programmazione 1994 - 1999 dei fondi strutturali comunitari (le cui erogazioni si estendono alla fine dell'anno in corso), il livello di spesa raggiunto al 31 dicembre 2000 per le regioni dell'obiettivo 1 risulta pari a circa il 76,6% del costo totale degli interventi programmati (secondo dati provvisori successivi a quelli pubblicati nella relazione). A fronte di questo risultato medio si osservano risultati particolarmente soddisfacenti per Basilicata (89,5), Molise (89,0) e Calabria (84,1) e per il programma operativo Industria e Servizi gestito dal Ministero dell'Industria in larga misura per incentivi previsti dalla legge 488/92 (92,1 per cento). Per quanto riguarda i singoli fondi (FESR, FSE, FEOGA e SFOP) la performance migliore è del FESR con il 79,3 per cento contro il 69,6 per cento medio degli altri Fondi. I risultati migliori rispetto al passato ma ancora non soddisfacenti del QCS 1994-1999 risentono della inadeguata impostazione di quel programma.

Il nuovo QCS 2000-2006, impostato sulla nuova programmazione, introduce novità importanti, costituite dalle regole costruite a garanzia del ciclo dei progetti, dal nuovo sistema di monitoraggio e dal forte decentramento di responsabilità alle Regioni, che gestiranno oltre il 70 per cento dei fondi. L'approvazione di 12 (su 14) complementi di programmazione da parte dei rispettivi Comitati di sorveglianza consente un rapido passaggio alla fase operativa.

Liberalizzazioni

Per quanto riguarda le riforme economiche, la Relazione fornisce alcuni approfondimenti relativamente alla liberalizzazione dei servizi di pubblica utilità nel settore del gas e in quello elettrico. In base al D.Lgs. n.79/99 i piani di investimento dell'ENEL sono stati riallineati in relazione ai vincoli imposti (quota di mercato non superiore al 50 per cento; cessione a terzi di impianti di produzione per 15.000 MW) e il programma di costruzione di nuovi impianti è stato adeguato alla progressiva entrata in servizio di altri operatori che utilizzano fonti rinnovabili.

La Relazione segnala, inoltre, che gli investimenti delle Poste S.p.A. sono stati indirizzati al potenziamento del processo di informatizzazione delle reti di comunicazione (automazione postale) e agli interventi di riconfigurazione e riqualificazione degli uffici postali.

11/04/2001