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Intervento del ministro Giorgetti al Festival delle regioni e delle provincie autonome

03/10/2023

L’Italia delle Regioni
2° Festival delle regioni e delle provincie autonome

Saluto del Ministro dell’Economia e delle Finanze
On. Giancarlo Giorgetti

Roma, 3 ottobre 2023

Buongiorno a tutti,

sono molto dispiaciuto di non poter essere presente, ma immagino possiate comprendere i numerosi impegni che caratterizzano questo periodo dell’anno.

Saluto e ringrazio il presidente Fedriga per l’invito a partecipare a questo evento.

Rivolgo un saluto anche agli amministratori, alle autorità e agli ospiti presenti in sala.

Personalmente, ritengo molto importante questa vostra iniziativa. Penso, infatti, che ogni riflessione sul funzionamento dello Stato, sulla produzione di beni comuni, sulla produzione di valore per i cittadini e per le imprese, debba incardinarsi necessariamente a partire dalla comprensione del modo in cui le autonomie plasmano e ridefiniscono l’azione di governo e il principio stesso di sovranità, costringendo a una distribuzione efficiente di competenze tra poteri dello Stato e poteri delle entità territoriali federate. La scelta di un assetto federale contiene in sé il richiamo al bilanciamento tra emulazione e solidarietà, alla necessità di trasparenza, per i cittadini e per le imprese, dei legami tra prelievi fiscali e spesa pubblica, oltre che all’importanza di regole e standard condivisi, di una ripartizione efficiente delle competenze e delle risorse.

La maggiore prossimità dei governi locali ai territori può consentire, da un lato, di cogliere con maggiore efficacia le esigenze e le criticità di ciascun territorio; dall’altro, di avere maggiore contezza dei punti di forza e di debolezza delle diverse realtà del Paese. Nessun altro Paese europeo presenta una differenziazione sociale, istituzionale ed economica altrettanto pronunciata quanto l’Italia. Nel nostro contesto, più che altrove, è difficile, e al tempo stesso importante, coniugare il decentramento decisionale con un’equa ed efficiente allocazione delle risorse.

Le diversità territoriali del nostro Paese sono una fonte di ricchezza e un valore ma, per assicurare la continuità di rendimento, è necessario un assetto chiaro, unitamente a un rafforzamento delle competenze e dei livelli di efficienza delle amministrazioni, a livello centrale come a livello locale. Su di un piano diverso, di visione politica e di credenze collettive che animano i cuori e le menti dei cittadini, serve superare ogni rappresentazione dell’assetto federale dello Stato come apparato burocratico deputato alla gestione di una unione dei trasferimenti tra i territori. Serve lavorare per far cogliere il legame profondo tra assetto federale dello Stato e valorizzazione delle energie degli attori economici e dei territori. Questo nesso, tra federalismo e libertà, è il cardine per lo sviluppo del Paese attorno ai principi di sussidiarietà, emulazione e leale collaborazione.

La complessità delle sfide che ci troviamo ad affrontare oggi richiede, nel rispetto degli equilibri generali di finanza pubblica e delle regole europee, il superamento di un approccio top-down, per individuare soluzioni adeguate al contesto socio economico di riferimento e ai bisogni specifici dei territori, all’interno di una cornice comune, a iniziare dai principi costituzionali.

È qui che si aprono opportunità e stimoli per l’azione di Regioni e Provincie autonome, che possono contribuire a generare ricadute positive e misurabili sul territorio in termini di funzionalità, sostenibilità e competitività del sistema socio-produttivo.

Nella storia del nostro Paese, i fattori che hanno maggiormente contribuito allo sviluppo e alla competitività dei territori sono la vitalità imprenditoriale, la coesione sociale, i livelli di capitale umano, una distribuzione equilibrata del reddito.

Oggi, il rafforzamento di questi cardini dello sviluppo locale passa da una netta discontinuità rispetto al passato. Serve alzare il rendimento istituzionale, affrontare un percorso di crescita e modernizzazione che migliori la portata e l’efficacia dell’azione di governo, al Centro e nei Territori.

Non è più sufficiente stilare linee programmatiche più o meno lunghe. Servono risposte concrete, soluzioni specifiche. Gestione dei progetti, efficienza organizzativa, chiari cronoprogrammi per progettare, monitorare e, se del caso, correggere gli interventi di policy.

Le maggiori responsabilità associate alla revisione degli assetti istituzionali richiedono di migliorare le competenze amministrative.

È questo un aspetto chiave, dal mio punto di vista, del rapporto tra effettività dei diritti e gestione delle risorse pubbliche.

I vincoli imposti più volte nel passato dalla Corte Costituzionale in tema di irrinunciabilità dei diritti interessati dai livelli essenziali delle prestazioni, ci ricordano quanto sia importante guardare con attenzione alle modalità di erogazione dei servizi e ai meccanismi di finanziamento dei governi territoriali, senza dimenticare che gli stessi problemi investono anche lo Stato centrale.

Questo è particolarmente vero in vista della compiuta realizzazione della riforma dell’Autonomia differenziata, che per essere proficua richiederà amministrazioni capaci di gestire bene le risorse disponibili e i servizi erogati, in modo da contemperare l’effettività dei diritti sociali costituzionalmente garantiti e l’uniformità dei livelli essenziali di servizio, con la necessaria sostenibilità della finanza pubblica.

In questo modo sarà possibile dare ai territori la possibilità di liberare risorse grazie alla maggiore efficienza rispetto alla gestione centralizzata, con ricadute in termini di maggiore qualità dei servizi o minori esborsi da parte dei contribuenti.

In questo bilanciamento tra garanzia dei diritti e il loro costo, serve guardare alle stelle polari dei costi standard delle prestazioni, da un lato, e al livello essenziale delle prestazioni dall’altro, nello spirito della cornice definita con la legge n. 42 del 2009.

Il riferimento sistematico alle analisi costi-benefici, unitamente a quello per i costi e i fabbisogni, costituisce uno dei presupposti essenziali affinché l’assetto federalista dispieghi il proprio potenziale e si traduca in un livello più elevato di soddisfazione per i cittadini e per le imprese nelle diverse aree geografiche del Paese.

Nessun sistema federale può svilupparsi armonicamente, nel lungo periodo, come ‘transfer union’ tra i territori, come Unione dei trasferimenti. Una logica di trasferimenti come base di finanziamento senza responsabilità e senza rispetto dei bisogni locali non può creare valore né benessere.

È, quella delle transfer unions, una rappresentazione tanto suadente quanto insidiosa, perché essa concorre a coltivare la mala pianta di quelle credenze collettive che, invocando sussidi e trasferimenti come soluzione a problemi profondi del tessuto economico, istituzionale e sociale, cancellano il valore creativo ed emulativo delle autonomie, reintroducono forti pulsioni di accentramento dell’azione amministrativa e, cosa ancora più grave, concorrono a creare una gigantesca mistificazione sui presupposti della crescita economica.

Credo che vi sia un grande valore nel trattare con serietà alcuni snodi che, solo apparentemente, possono essere derubricati allo stato di soluzioni tecniche. In particolare, penso che ogni intervento redistributivo, pur necessario, debba potersi fondare sulla definizione, sull’accettazione condivisa e sull’enforcement di standard di servizio e di costo. Tenendo sempre presente la necessità di garantire, su tutto il territorio nazionale, la piena fruibilità delle prestazioni legate ai diritti sociali e civili.

Il decentramento, lo abbiamo imparato dai tempi di Cavour, Minghetti e Francesco Ferrara, può vivere solo quando la capacità dello Stato è forte. Un principio ben presente anche a Luigi Sturzo. Solo uno Stato centrale forte, nelle istituzioni della politica e nell’ amministrazione, saprà accompagnare la ricerca di quell’equilibrio di cui la nostra società e il nostro Paese hanno, oggi più che mai, bisogno.

Serve lavorare, insieme, per costruire un assetto istituzionale che sappia bilanciare responsabilità, devoluzione e solidarietà. Le Regioni, le Autonomie, sono un cardine essenziale di questo assetto. Anche per questo motivo, Vi formulo i miei più fervidi auguri di buon lavoro.

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