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Intervento del ministro Daniele Franco all’Assemblea Annuale dell’ABI

08/07/2022

Gentile Presidente, Caro Governatore, Autorità, gentili ospiti,

È un piacere per me poter intervenire all’Assemblea annuale dell’Associazione Bancaria Italiana. L’incontro di oggi, finalmente in presenza, è un segnale del superamento della fase più intensa della pandemia. L’attenzione per la diffusione delle nuove varianti deve tuttavia restare alta.

 

Un anno fa aprivo il mio intervento descrivendo i sedici mesi precedenti come “il periodo più difficile per l’Italia e per la comunità mondiale dal dopoguerra a oggi”. I costi della pandemia – in termini di vite umane, di sofferenze individuali e familiari, e poi di limitazione alle libertà individuali – sono stati enormi. Anche i costi economici sono stati molto ingenti: nel 2020 il PIL è sceso del 9% nel nostro Paese.

Nel luglio scorso, ci si aspettava che il prodotto nel corso del 2021 crescesse circa del 5%. I risultati sono stati migliori delle aspettative, con una crescita del 6,6%. Si è trattato di un rimbalzo dopo il più profondo crollo dell’attività economica del dopoguerra.

Tuttavia, alcune caratteristiche della ripresa confermano la vitalità e la resistenza del nostro tessuto economico. In particolare, gli investimenti fissi lordi sono aumentati del 17%. Ad attutire lo shock prodotto dalla pandemia e a favorire la ripresa hanno contribuito in modo deciso le misure di politica economica prese in ambito internazionale, europeo e italiano.

Il sistema bancario ha svolto il ruolo fondamentale di cinghia di trasmissione di molti interventi di sostegno pubblico all’economia. Mi riferisco, in particolare, alle moratorie e alle garanzie sui nuovi finanziamenti che hanno immesso ampia liquidità nel sistema, evitando che condizioni di temporanea difficoltà di famiglie e imprese si trasformassero in insolvenze.

Grazie alle deroghe del Quadro Temporaneo Covid sugli Aiuti di Stato, le percentuali di copertura delle garanzie hanno raggiunto il 100% per i finanziamenti di importo più contenuto e il 90% per gli altri. Complessivamente sono state concesse sospensioni delle rate su circa 141 miliardi di prestiti. Le sospensioni non sono state rinnovate oltre il 31 dicembre 2021. Il rimborso delle rate è tornato regolare per la maggior parte delle imprese che hanno usufruito della misura.

Anche le autorità europee hanno effettuato interventi importanti: da quelli di politica monetaria a quelli regolamentari sui coefficienti patrimoniali.Nell’assieme, queste misure hanno mitigato gli effetti dell’andamento dell’economia sulla redditività e sulla ponderazione media delle attività di rischio, consentendo alle banche di continuare a fornire un adeguato sostegno finanziario all’economia.

Nel corso del 2021, in un quadro di ripresa economica, il supporto delle misure di sostegno è stato progressivamente ricalibrato, così da favorire il ritorno all’operatività ordinaria.

 

Sull’andamento dell’economia nell’ultima parte del 2021 e all’inizio del 2022 hanno pesato la quarta ondata della pandemia e l’aumento dei prezzi dell’energia. Il quadro macroeconomico si è deteriorato bruscamente con l’aggressione della Russia all'Ucraina. La guerra incide su una situazione economica già molto complessa, che risente della pandemia, dell’aumento dei prezzi dei combustibili fossili e di fenomeni climatici estremi, quali la siccità che attualmente affligge il nostro Paese.

Pesano soprattutto le implicazioni della crescita dei prezzi dell’energia.

L’aumento dell’inflazione è superiore alle aspettative dei principali previsori di qualche mese fa e non sembra destinato a rientrare rapidamente. Come ha ricordato il Governatore, secondo i dati preliminari rilasciati dall’Istat l’inflazione nel nostro Paese in giugno è risultata pari al 8,5%.

La lunga fase di tassi di interesse prossimi allo zero o addirittura negativi si sta chiudendo rapidamente. La volatilità dei mercati finanziari è molto aumentata e gli indici azionari globali hanno perso circa il 20% dall’ inizio dell’anno.

Nel DEF abbiamo rivisto al ribasso le previsioni per la crescita del 2022: dal 4,7% della NADEF dello scorso autunno al 3,1%. La nostra stima è più elevata di quelle di altri previsori, come la Commissione Europea (2.4%), il Fondo Monetario (2.3%), l’OCSE (2.5%). Il PIL nel primo trimestre di quest’anno è aumentato lievemente rispetto al quarto del 2021 ed è risultato superiore del 6,2% al primo trimestre del 2021. La crescita acquisita per l’anno è salita al 2,6%. Per il trimestre che si è appena concluso stimiamo una crescita robusta, che porterebbe l’acquisito per l’anno attorno o leggermente sopra al 3%.

I motivi per cui l’economia ha sin qui mostrato una notevole tenuta, sebbene frenata dai fattori che ho menzionato, sono principalmente tre.

In primo luogo, nel secondo trimestre si è completato il processo di riapertura delle attività sociali e di intrattenimento. La ripresa del turismo internazionale è molto forte.

In secondo luogo, la produzione industriale è stata sostenuta dalle esportazioni. Il livello dell’indice di aprile è il più elevato dalla fine del 2017. Anche considerando il calo di maggio diffuso poco fa dall’Istat, stimiamo un incremento della produzione industriale di circa il 2% nel secondo trimestre rispetto al primo. Negli ultimi mesi, l’indice ha registrato una performance lievemente migliore rispetto a quella media dell’area. Nello stesso periodo l’attività delle costruzioni ha continuato a rimanere su livelli molto elevati.

 

In terzo luogo, il Governo è ripetutamente intervenuto per mitigare le ripercussioni dell’eccezionale incremento dei prezzi dell’energia attraverso diversi canali. Nel 2021, a partire dalla primavera, sono stati introdotti interventi per 5,3 miliardi indirizzati soprattutto alle famiglie. Per il 2022, una prima misura è stata realizzata con la Legge di bilancio, con uno stanziamento di 3,8 miliardi. A questa hanno fatto seguito cinque decreti legge. Dei 34 miliardi stanziati con questi provvedimenti, 17 sono volti a contenere l’aumento del costo dell’energia elettrica e del gas.

Gli obiettivi sono: attenuare la riduzione del potere d’acquisto delle famiglie, preservare la competitività delle imprese e, al contempo, contenere il processo inflazionistico.

In particolare:

  • Per sostenere le famiglie più vulnerabili è stato rafforzato il bonus sociale per l’energia elettrica e il gas e ne è stata estesa la platea dei beneficiari;
  • Sono stati eliminati gli oneri generali di sistema sul consumo di elettricità. Gli stessi sono stati pressoché azzerati per il gas. Per quest’ultimo sono state ridotte anche le aliquote IVA;
  • Sono stati introdotti crediti di imposta in favore delle imprese energivore, gasivore e delle altre imprese che hanno subito un rilevante incremento del costo dell’energia.

Dalla fine di marzo gli interventi hanno riguardato anche le accise sui carburanti.

l’Istat ha stimato che in maggio gli interventi di natura fiscale volti a moderare l’aumento delle bollette e dei carburanti abbiano ridotto il tasso di inflazione di 1,3 punti percentuali. Inoltre, per sostenere le famiglie colpite dall’accelerazione della dinamica dei prezzi, il Governo ha approvato un contributo di 200 euro netti, con un esborso stimato di 6,7 miliardi. Infine sono stati stanziati 3,3 miliardi per l’adeguamento dei prezzi delle opere pubbliche.

Questi interventi sono stati attuati senza modificare l’obiettivo per l’indebitamento netto della Pubblica Amministrazione fissato nella Nadef e confermato nel DEF: 5,6% del PIL. La copertura finanziaria delle misure deriva in parte da un’imposta straordinaria sulle imprese del settore energetico.

Il Governo intende proseguire nell’azione di contenimento dell’impatto dell’aumento dei prezzi dei prodotti energetici sui bilanci di famiglie e imprese. Gli interventi verranno resi più selettivi in modo da calibrare i sostegni sulla base delle condizioni economiche familiari. 

In parallelo, si sta lavorando per ridurre la dipendenza dal gas russo e per accrescere l’autonomia energetica del Paese.

Gli interventi muovono in più direzioni:

  • aumentare la produzione nazionale di gas;
  • massimizzare l'utilizzo dei terminali GNL già a disposizione;
  • sviluppare nuove infrastrutture di rigassificazione mobili;
  • introdurre garanzie pubbliche e misure di supporto alla liquidità per le attività di stoccaggio. Nell’ultimo decreto sono stati resi disponibili al GSE 4 miliardi per completare gli stoccaggi dell’anno.

Allo stesso tempo, occorre accelerare ulteriormente l’uso di fonti alternative al gas e al petrolio. In larga misura gli interventi volti al rafforzamento dell’autonomia energetica del Paese coincidono con quelli necessari per accelerare la transizione ecologica.

Per questo è stato fortemente snellito il processo di approvazione dei progetti di energia rinnovabile. Tenendo conto delle autorizzazioni già rilasciate fino alla fine di maggio, la potenza degli impianti da fonti rinnovabili che entreranno in esercizio è stimata dal MITE in oltre 5 GW nel 2022, che si confrontano con i 2,3 GW complessivi del biennio precedente. I progetti riguardano soprattutto l’energia solare. Il processo autorizzativo sta proseguendo a ritmi sostenuti.

Infine, nel corso dell’anno, con l’intensificarsi dell’incertezza sul quadro macroeconomico, il processo di graduale ripristino dell’operatività ordinaria delle garanzie pubbliche sui crediti, cui facevo riferimento prima, è stato rimodulato. È stata prevista la possibilità di estendere di ulteriori 6 mesi il periodo di preammortamento per i finanziamenti fino a 30mila euro. Le condizioni agevolate del regime Covid sono state espressamente estese in favore di finanziamenti a sostegno di comprovate esigenze di liquidità dovute agli aumenti dei prezzi dell’energia. Il primo luglio si è avviata la fase di graduale rientro (phasing out) dal regime Covid, che si concluderà alla fine dell’anno.

Infine, coerentemente con il nuovo Quadro temporaneo Ucraina sugli aiuti di Stato, sono state introdotte ulteriori misure per favorire il reperimento di risorse finanziarie per le imprese. Fino alla fine dell’anno, sono previsti due interventi.

Primo, il Fondo di Garanzia PMI può concedere, a titolo gratuito, garanzie fino al 90% per i finanziamenti finalizzati alla realizzazione di obiettivi di efficientamento o diversificazione della produzione o dei consumi energetici.

Secondo, SACE può concedere garanzie fino al 90% per i finanziamenti strumentali all’acquisto di materie prime o altri fattori di produzione le cui catene di approvvigionamento siano state interrotte o abbiano subito rincari a causa della crisi attuale.

Le garanzie dello Stato sui finanziamenti erogati negli ultimi due anni sono state molto ingenti.

Al 30 giugno, al Fondo di Garanzia PMI sono pervenute più di 2,7 milioni di richieste, per un volume complessivo di finanziamenti pari a circa 253 miliardi, di cui 200 garantiti dallo Stato. Le domande di Garanzia Italia di SACE, alla stessa data, sono state 6.400, per un volume di finanziamenti pari a circa 42 miliardi, di cui 39 garantiti dallo Stato. Questi dati testimoniano come lo strumento della garanzia pubblica sui prestiti sia stato adattato in modo flessibile alle circostanze, per evitare che il finanziamento dell’economia fosse compromesso in condizioni di straordinaria incertezza.

In prospettiva, è fondamentale proseguire nel graduale ritorno a un regime di funzionamento ordinario. Gli schemi di garanzia riescono a funzionare in modo efficace e sostenibile soltanto con un adeguato meccanismo di selezione e valutazione dei beneficiari e con una equilibrata compartecipazione al rischio di credito.

 

Pur in un contesto di incertezza così elevata, le famiglie, le imprese e il settore bancario risultano in condizioni più robuste dal punto di vista finanziario rispetto alla vigilia della crisi dei debiti sovrani. L’indebitamento complessivo delle famiglie in rapporto al loro reddito disponibile rimane basso nel confronto internazionale. Più del 60% dei mutui in essere è a tasso fisso. Inoltre, le disponibilità liquide delle famiglie sono aumentate in modo molto consistente.

Queste caratteristiche contribuiscono a contenere i potenziali rischi connessi con i rialzi dei tassi.

Ciò detto, come mostrano le simulazioni della Banca d’Italia, in scenari particolarmente sfavorevoli la quota di famiglie finanziariamente vulnerabili aumenterebbe in misura non trascurabile. Anche la situazione economico-finanziaria delle imprese risulta in media solida. Nel corso del 2021 la loro redditività si è rafforzata, recuperando quasi interamente la flessione dovuta allo shock pandemico.

Nel 2021 e anche all’inizio del 2022 è proseguita l’espansione di emissioni obbligazionarie e quotazioni azionarie. Le ampie scorte liquide accumulate hanno controbilanciato l’aumento dei debiti bancari, lasciando la leva finanziaria netta sostanzialmente invariata. La disponibilità di liquidità sta ora contribuendo a rallentare la domanda di credito.

Se i bilanci delle imprese sembrano aver recuperato solidità dopo lo shock pandemico, molte imprese risentono del rialzo del costo dell’energia e dell’elevato clima di incertezza, con potenziali ripercussioni sulla loro redditività nel breve periodo.

Dal 2012 le imprese italiane hanno conseguito un rafforzamento patrimoniale e una diversificazione delle fonti di debito significativi. Nel confronto internazionale, tuttavia, sono ancora caratterizzate da una leva relativamente alta e da un elevato ricorso al debito bancario, specialmente quelle di minori dimensioni.

Da un lato, è importante che le imprese continuino a perseguire un ulteriore bilanciamento della struttura finanziaria. Dall’altro, è altrettanto importante che in questa fase particolarmente delicata le banche continuino a sostenere con decisione le aziende.

Il sistema bancario italiano affronta i rischi generati dalla guerra in Ucraina da una posizione complessivamente solida, anche rispetto a quella della fine del 2019. Le banche lo scorso anno hanno chiuso i bilanci con una qualità degli attivi soddisfacente, un rischio di credito contenuto, un miglioramento nella redditività, una patrimonializzazione solo in lieve flessione.

L’evoluzione congiunturale e quella dei tassi di interesse stanno modificando il contesto nel quale le banche operano. Dopo un prolungato periodo di tassi di interesse esigui, il loro rialzo potrà sostenere i ricavi in misura consistente grazie all’aumento del margine di interesse – facilitato da un costo della raccolta ancora molto contenuto. Maggiori accantonamenti associati a un possibile aumento del costo del rischio, assieme a minusvalenze sui titoli, potrebbero esercitare effetti di segno opposto sul conto economico. Il presidio della qualità del credito dovrà essere attento.

In una prospettiva più di lungo periodo, le banche devono confrontarsi con i due processi di trasformazione in corso nelle nostre economie e nelle nostre società: la transizione digitale e quella ecologica. Queste hanno importati implicazioni sotto il profilo dell’efficienza operativa, dei modelli di business e della capacità di selezione delle attività e di valutazione del rischio.

Inoltre, sempre in chiave prospettica, la dimensione europea resta fondamentale. Come ricordava il Governatore, durante lo scorso Eurogruppo si è deciso di concentrare la discussione in merito all’Unione bancaria su un solo filone di lavoro: la revisione delle regole sulla gestione delle crisi bancarie. Si tratta di un tema delicato, specialmente per gli intermediari di piccola dimensione, ed è importante che la proposta legislativa della Commissione e l’iter normativo che seguirà siano equilibrati. Sugli altri filoni del negoziato i lavori restano in corso.

Rimango fermamente convinto della necessità di completare l’Unione Bancaria con il terzo pilastro mancante, ovvero con un meccanismo di garanzia dei depositi caratterizzato da una piena mutualizzazione delle perdite, che contribuisca in modo concreto a rendere quello bancario un mercato autenticamente europeo, come previsto nel disegno originario.

Vorrei infine menzionare un tema che presenta riflessi anche per l’operatività del sistema bancario: la cessione dei crediti fiscali connessi con i bonus edilizi. L’entità di questi crediti è cresciuta significativamente e una parte cospicua è stata oggetto di sconto in fattura e cessione.

Al 31 maggio le prime cessioni e gli sconti in fattura ammontavano a 67,8 miliardi, di cui 29,4 relativi ai primi 5 mesi dell’anno. Dalle attività di analisi e controllo dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza sono emersi crediti di imposta inesistenti per 5,7 miliardi, di cui circa due incassati.

La frode è stata resa possibile, fino all’autunno scorso, da una normativa in origine non sufficientemente stringente: numero di cessioni illimitato, mancata previsione dell’asseverazione obbligatoria di un professionista per talune tipologie di bonus, assenza di specifici presìdi di controllo.

Dal novembre dello scorso anno il Governo è più volte intervenuto mirando a tre obiettivi:

  1. contrastare gli abusi, rafforzando i presìdi di segnalazione e controllo e regolando la possibilità di cessione;
  2. recuperare le somme illecitamente incassate. Il perseguimento di questo obiettivo sarà rafforzato dalla istituzione presso il MEF di una Cabina di regia per il monitoraggio delle frodi e il coordinamento dell’azione delle Amministrazioni competenti per il recupero delle somme illecitamente percepite anche perché derivanti da frodi. Alla Cabina di regia, che si riunirà già nei prossimi giorni, parteciperanno, oltre alla GDF e all’Agenzia delle Entrate, alcuni Ministeri e alcune strutture pubbliche preposte al monitoraggio e alla sicurezza in ambito finanziario.
  3. assicurare un ordinato funzionamento del meccanismo delle cessioni a tutela sia dei contribuenti sia delle imprese che operano nel settore nel pieno rispetto della normativa. Per questo ultimo obiettivo il ruolo del sistema bancario è centrale. Esso è il canale attraverso il quale possono circolare i flussi finanziari connessi con i crediti edilizi. È importante la collaborazione di tutti gli attori, in particolare delle banche, affinché le imprese che dispongono di crediti legittimamente acquisiti possano operare in maniera ordinata nella gestione dei loro flussi finanziari e della liquidità.

In sede di conversione del DL “Aiuti” è stato approvato alla Camera, con il parere favorevole del Governo, un emendamento che permette alle banche di cedere i crediti di imposta a qualunque cliente, purché non si tratti di un “consumatore” nella definizione prevista dal diritto europeo. La norma determina un ampliamento della platea dei possibili cessionari (di fatto qualsiasi impresa o libero professionista). Questa innovazione potrà agevolare le banche nelle attività di cessione di crediti di imposta già acquisiti e così accelerare le operazioni di acquisto di nuovi crediti.

 

Guardando ai prossimi mesi occorre tener conto dell’incertezza con la quale ci confrontiamo e degli elevati rischi al ribasso. Pesa certamente l’orientamento delle banche centrali che si trovano a rimodulare il percorso di normalizzazione della politica monetaria per reagire all’aumento dell’inflazione.

In prospettiva, nella seconda metà dell’anno, a un possibile peggioramento del ciclo internazionale, all’impatto dell’inflazione sul reddito disponibile delle famiglie, al rialzo dei tassi di interesse e a una possibile recrudescenza della pandemia potrebbero aggiungersi nuove turbolenze sui mercati del gas naturale e del petrolio, dovute principalmente all’evoluzione del conflitto in Ucraina e a possibili razionamenti delle forniture di gas russo.

Vi è certamente il rischio di una battuta d’arresto della crescita, o quantomeno di un marcato rallentamento. Alcuni indicatori vanno già in questa direzione.

Questi fattori di rischio vanno affrontati a livello internazionale, europeo e nazionale. A livello internazionale, il G20 continua a essere una sede di confronto e coordinamento importante per definire azioni comuni su scala globale. È cruciale il ruolo dell’Unione Europea. In particolare, va data attuazione al pacchetto REPowerEU, che mira a ridurre la dipendenza dell'Europa dal petrolio e dal gas russo e, allo stesso tempo, ad accelerare la transizione ecologica e la diffusione delle fonti di energia rinnovabili. 

Altre iniziative potranno e dovranno seguire. A livello nazionale, ricordo cinque linee di intervento.

In primo luogo, l’impegno ad attenuare gli effetti dell’incremento dei costi dell’energia su famiglie e imprese, di cui ho già detto.

In secondo luogo, l’azione volta ad accelerare l’autonomia energetica, di cui pure ho già parlato.

In terzo luogo, dobbiamo puntare ad accrescere il tasso di occupazione, che è particolarmente basso nel nostro Paese, in modo più accentuato per i giovani, le donne e nelle regioni meridionali. La riduzione del cuneo fiscale è prioritaria. Su questo tema si tornerà con la prossima Legge di Bilancio.

In quarto luogo, siamo impegnati nella rapida attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, anche rafforzando il sostegno agli enti, centrali e locali, impegnati nella realizzazione dei progetti. Nel primo semestre tutti i 45 traguardi e obiettivi sono stati conseguiti. Alla fine di giugno erano stati attivati 244 bandi. Di questi, 208 si sono già chiusi e sono passati alle successive fasi di attuazione. Ricordo, per esempio, l’assegnazione dei bandi per la creazione di cinque centri di eccellenza per la ricerca tecnologica di filiera. Questi centri, che spaziano dall’analisi dei dati ad alte prestazioni (con hub a Bologna) all’Agritech (a Napoli), dallo sviluppo di terapie geniche e farmaci con tecnologia RNA (a Padova) alla Mobilità sostenibile (a Milano) e alla Bio-diversità (a Roma), disporranno complessivamente di 1,6 miliardi e collegheranno università, centri di ricerca e laboratori di imprese localizzati in tutto il Paese.

In quinto luogo, dobbiamo accrescere permanentemente il volume degli investimenti pubblici e privati. È essenziale colmare il gap rispetto agli altri paesi. Dopo il minimo del 16,8% del 2014, nel 2019 l’Italia investiva il 18% del PIL contro il 22% dell’area dell’euro. L’anno scorso abbiamo superato il 20%; dobbiamo ora puntare a raggiungere il livello degli altri paesi europei. Le risorse pubbliche disponibili per investimenti sono senza precedenti. Innanzitutto i 191,5 miliardi del PNRR sull’orizzonte di 5 anni e gli ulteriori 30,6 miliardi di risorse nazionali del cosiddetto “Piano complementare”.

A queste si sommano:

  • i quasi 300 miliardi già stanziati per gli anni 2022-2036 con fondi quindicennali delle passate leggi di bilancio e con fondi europei;
  • i 94,5 miliardi per il periodo 2022-2036 stanziati nella Legge di Bilancio per il 2022;
  • i 10,4 miliardi aggiuntivi per il finanziamento dell'Alta Velocità ferroviaria stanziati nel 2021.

Infine, per sostenere prioritariamente le opere pubbliche finanziate dal PNRR, è stato recentemente istituito un Fondo per la revisione dei prezzi delle gare d’appalto, finalizzato a far fronte agli eccezionali aumenti di prezzo di alcuni materiali da costruzione. Il Fondo ha un importo complessivo di 7,5 miliardi per gli anni 2022-2026.

Un rilancio sostanziale degli investimenti sarà possibile solo con il contributo del settore privato. Sono stati forniti molti incentivi alle imprese private per espandere i loro investimenti, soprattutto in campo tecnologico. Transizione 4.0 stanzia un complesso di risorse pari a 14 miliardi. Gli incentivi di questa misura relativi alle spese di R&S sono stati estesi fino al 2031. Tra le iniziative recenti, ricordo inoltre il miliardo annuo dal 2023 al 2030 che finanzia un fondo per la riconversione del settore automotive e lo stanziamento di 500 milioni annui per un fondo su ricerca e sviluppo della tecnologia per i microprocessori. 

Il ruolo del settore bancario per sostenere gli investimenti privati sarà fondamentale. Le banche devono contribuire, in quanto finanziatori pazienti ed esperti, per sostenere i processi di trasformazione della manifattura e dei servizi.

Le difficoltà e i rischi davanti a noi sono importanti, sarebbe tuttavia errato abbandonarsi al pessimismo in una fase in cui vi sono molteplici segnali di fermento nel nostro Paese. Nel primo trimestre di quest’anno sia gli investimenti fissi sia le esportazioni sono cresciuti del 13% rispetto allo stesso trimestre del 2021.

I consistenti flussi di investimenti diretti esteri verso l’Italia nei primi 4 mesi dell’anno segnalano un significativo interesse degli investitori stranieri nei confronti del nostro Paese.

Va anche considerato che il PNRR ha finora esercitato un impatto economico limitato: le erogazioni sono state contenute per via dei tempi tecnici per la messa a terra dei progetti, inclusa la predisposizione dei bandi che illustravo prima. Gli effetti del Piano si concretizzeranno in larga misura negli anni 2023-26.

In sintesi, le prospettive per la seconda metà dell’anno e per il 2023 presentano molti elementi di incertezza. A meno di sviluppi molto negativi a livello internazionale, esistono tuttavia validi motivi per essere fiduciosi che, con il dinamismo che caratterizza molte parti del sistema produttivo, con un’incisiva azione di Governo e con il contributo essenziale delle parti sociali, la crescita non si arresterà.

 

È fondamentale al tempo stesso che la gestione dell’emergenza non ci faccia perdere di vista il nostro problema principale: la bassa crescita strutturale. Lo scorso anno nel mio intervento avevo dedicato ampio spazio all’importante contributo del PNRR per invertire la rotta dopo un ventennio di stagnazione. L’impegno a puntare sul rafforzamento del nostro potenziale di crescita è ancora più importante oggi. 

Oltre al ruolo fondamentale degli investimenti e dell’ampliamento della partecipazione al mercato del lavoro, cui ho già fatto riferimento, questo obiettivo richiede un’azione riformatrice ampia e incisiva, volta a rimuovere gli ostacoli alla crescita della produttività.

In questo senso, è cruciale dare compimento al piano di riforme del PNRR, relativo alla giustizia, alla pubblica amministrazione, alla concorrenza, alle semplificazioni.

L’attuazione è in corso. A titolo di esempio, nell’ambito della riforma della giustizia, nel 2021 sono state emanate le leggi di delega per l’adozione, entro la fine di quest’anno, dei decreti legislativi delegati per la riforma del processo civile, di quello penale e del quadro in materia di insolvenza. Tali decreti legislativi sono adesso in corso di approvazione, assieme alla riforma della giustizia tributaria.

Concludendo, vorrei ricordare che il conseguimento di uno sviluppo economico duraturo e sostenuto richiede una politica di bilancio favorevole alla crescita ma al contempo orientata alla sostenibilità dei conti pubblici. Nel 2021, dopo l’aumento di circa 20 punti percentuali nel 2020 a causa della pandemia, il rapporto debito/PIL, contrariamente alle previsioni iniziali, è diminuito di 4,5 punti, al 150,8%. Anche per quest’anno ci si aspetta una significativa riduzione. Gli andamenti recenti dei saldi di cassa sono incoraggianti. Nei primi sei mesi dell’anno il fabbisogno del settore statale si è dimezzato rispetto al primo semestre del 2021, da 84,7 a 41,7 miliardi. Anche tenendo conto del trasferimento di 10 miliardi di risorse europee del Dispositivo di Ripresa e Resilienza ricevuto in aprile, si tratta di un miglioramento sostanziale.

Come già anticipavo, per quest’anno si conferma un deficit pari al 5,6% del PIL (dal 7,2% del PIL del 2021). Il nostro piano prevede un progressivo calo fino al 2025, quando dovremmo tornare a registrare un avanzo primario. Per i prossimi anni è cruciale che una riduzione graduale ma decisa del rapporto rimanga una priorità della politica di bilancio. Ciò richiede prudenza fiscale e un tasso di crescita soddisfacente.

Le condizioni di finanziamento del nostro debito restano complessivamente favorevoli, anche per effetto della struttura del debito per scadenze. L'anno scorso abbiamo emesso titoli a un tasso medio dello 0,1%; il tasso medio sullo stock è stato del 2,4%. In questo contesto, nonostante il costo di emissione nei primi sei mesi di quest’anno sia aumentato, allo 0,9%, il costo medio del debito pubblico italiano nel 2022 rimarrà in linea con quello dello scorso anno, ben al di sotto tasso di crescita nominale del PIL.

Al di là della marcata volatilità che sta caratterizzando i mercati finanziari, sono fiducioso che la sostenibilità della finanza pubblica italiana e l’impegno del Governo a realizzare gli obiettivi dei documenti ufficiali contribuiranno a ristabilire condizioni più stabili sui mercati e rendimenti in linea coi fondamentali della nostra economia.

Vi ringrazio per la vostra attenzione.

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