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Informativa del ministro Daniele Franco alle Commissioni Finanze di Camera e Senato su Banca Monte dei Paschi di Siena

04/08/2021

Gentili Presidenti, Onorevoli Deputate e Deputati, Senatrici e Senatori,

Vi ringrazio per l’invito a riferire in ordine ai recenti sviluppi e alle prospettive relativi alla partecipazione dello Stato nel gruppo bancario Banca Monte dei Paschi di Siena (BMPS). A tal fine ritengo utile prendere le mosse dal contesto in cui lo Stato ha assunto la suddetta partecipazione e ripercorrere brevemente la sequenza di eventi e interventi normativi che si sono succeduti nel corso degli ultimi quattro anni e che hanno condotto alle recenti interlocuzioni con il gruppo bancario Unicredit (UCG).

1. La ricapitalizzazione precauzionale dello Stato del 2017

L’ingresso dello Stato nel capitale di Monte Paschi di Siena (da qui “Banca” o “BMPS”) è avvenuto nel luglio del 2017 nell’ambito di una operazione di ricapitalizzazione precauzionale, ai sensi della Direttiva europea 2014/59/UE sul quadro di risanamento e risoluzione degli enti creditizi e delle imprese di investimento, autorizzata dalla Commissione europea e dalle competenti autorità di Vigilanza.

L’intervento con fondi pubblici, come noto, ha fatto seguito ai risultati emersi negli stress test condotti tra il febbraio e il luglio del 2016 dall’Autorità Bancaria Europea (ABE). Nel dettaglio, la situazione della Banca, sebbene stabile nello scenario base, si presentava critica nell’ipotesi di scenario avverso. In quest’ultimo alla fine del 2018 BMPS avrebbe mostrato un significativo peggioramento della situazione patrimoniale, con un capitale di qualità primaria negativo.

Le autorità di Vigilanza hanno chiesto alla Banca l’adozione di misure correttive, in particolare per ristabilire un capitale adeguato[1]. L’iniziale piano di ricapitalizzazione della Banca è fallito per l’impossibilità di reperire risorse sul mercato.

Il 23 dicembre 2016 il Governo ha adottato il Decreto Legge n. 237/2016, che ha specificatamente disciplinato l’istituto della ricapitalizzazione precauzionale. Questo ha consentito di evitare che difficoltà ipotetiche si tramutassero in difficoltà effettive con le relative conseguenze negative per la stabilità del sistema finanziario.

La Banca, ai sensi del predetto Decreto, il 30 dicembre del 2016 ha presentato formale istanza per l’intervento pubblico in forma di ricapitalizzazione.

La ricapitalizzazione precauzionale ha richiesto la stesura di un piano di ristrutturazione della Banca da attuare nell’arco del periodo 2017-2021 e di una lista di impegni collegati che lo Stato italiano ha assunto, anche per conto di BMPS, nei confronti della Commissione europea[2].

Tale piano è stato oggetto di valutazione sia da parte dell’Autorità di Vigilanza, con riferimento ai profili di adeguatezza patrimoniale, che da parte della Commissione europea, per la compatibilità dell’intervento con la normativa sugli aiuti di Stato.

Tra gli impegni principali che riguardano direttamente lo Stato si rammenta in questo contesto quello relativo alla dismissione della partecipazione in BMPS da parte dello Stato entro la conclusione del periodo di ristrutturazione del Piano, vale a dire entro la fine del 2021 (impegno n. 11).

Inoltre, il Piano, nell’ottica di riportare la Banca in condizioni di redditività e competitività a partire dal 2021, prevedeva impegni sulle politiche creditizie e di gestione del rischio, sulla distribuzione dei dividendi, sulle remunerazioni, sulla cessione di attivi non strategici, sulla semplificazione della struttura del Gruppo. Infine, stabiliva obiettivi quantitativi sulla riduzione delle esposizioni deteriorate, sul rafforzamento dei profili di liquidità, sul contenimento dei costi operativi e sulla loro incidenza sui ricavi, sul potenziamento della redditività.

La ricapitalizzazione precauzionale di BMPS è stata approvata dalla Commissione europea il 4 luglio 2017 e completata con l’emanazione dei provvedimenti attuativi di competenza del MEF e dei relativi atti di esecuzione da parte della Banca. Il versamento del MEF è stato effettuato il 3 agosto del 2017.

L’intervento pubblico complessivo è stato pari a 5,4 miliardi, di cui 3,9 destinati all’aumento di capitale della Banca e 1,5 riservati al ristoro degli investitori al dettaglio coinvolti nel burden sharing . A seguito dell’operazione il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha acquisito una partecipazione nella Banca pari al 68 per cento.

Negli anni precedenti al 2017 BMPS aveva già effettuato vari aumenti di capitale. In questa sede, mi limiterò tuttavia a fornire elementi sul periodo successivo all’intervento diretto dello Stato.

2. Il piano di ristrutturazione 2017-2021 di BMPS

L’attuazione del Piano, tenuta costantemente sotto osservazione da un monitoring trustee indipendente, la cui nomina è stata approvata dalla Commissione europea e che riferisce trimestralmente alla medesima, costituisce parte degli impegni presi dallo Stato italiano per conto proprio e di BMPS nei confronti della Commissione.

Nonostante gli sforzi della Banca negli anni successivi all’approvazione del Piano, gli obiettivi previsti dal Piano medesimo sono stati conseguiti solo parzialmente.

Le prime difficoltà nel rispetto degli impegni hanno riguardato il rafforzamento della posizione patrimoniale: in particolare, la Banca non è riuscita a emettere entro la fine del 2018 l’ammontare di obbligazioni subordinate ( Tier 2 ) richiesto dal Piano (violando l’impegno n. 24(a)).

Il Governo ha dovuto quindi richiedere alla Commissione europea una proroga del termine al 31 dicembre 2020. Questa è stata concessa il 12 settembre 2019, come di regola a fronte di una misura compensativa, che prevedeva la chiusura di altre 60 filiali e la riduzione del personale di ulteriori 80 unità rispetto al Piano originario.

Sul fronte dei crediti deteriorati, la Banca ha portato avanti una progressiva opera di riduzione mediante una serie di operazioni condotte nel 2018 e nel 2019. Il peso dei crediti deteriorati sul totale dei crediti ( NPL ratio ), al lordo delle rettifiche, dal 2016 al 2019 si è ridotto dal 34,5 per cento al 12,4 per cento. È utile ricordare che, per il complesso del sistema bancario, tale rapporto è passato dal 15,2 per cento del 2016 al 6,7 per cento di fine 2019.

Da ultimo, nel 2020 è stata attuata l’operazione nota come “Hydra”, che ha previsto la cessione ad AMCO S.p.a., mediante scissione parziale non proporzionale da parte di BMPS, di un compendio di circa 8 miliardi di crediti deteriorati lordi. L’operazione ha portato il peso dei crediti deteriorati sul totale dei crediti al di sotto del 5 per cento alla fine dello scorso anno. Per effetto di “Hydra” il MEF è sceso al 64,2 per cento del patrimonio della Banca.

Il perfezionamento dell’operazione a condizioni di mercato (1° dicembre 2020) è stato preceduto da una lunga interlocuzione, condotta con il supporto del MEF, che ha coinvolto AMCO e la Banca, da un lato, e la BCE e la Commissione europea, dall’altro, per la verifica della conformità dell’operazione con il quadro normativo europeo.

Le maggiori difficoltà nell’attuazione del Piano si sono registrate con riferimento al raggiungimento degli obiettivi di redditività e di un equilibrato rapporto tra costi e ricavi (Impegno n. 9), come era anche emerso nelle interlocuzioni intervenute nel corso del 2019 e del 2020 tra la Banca e il Ministero.

Il Ministero nell’ottobre del 2019 ha chiesto alla Banca proposte specifiche in merito alle revisioni da apportare al Piano e alla loro funzionalità rispetto alla ristrutturazione della Banca, nell’ottica di una successiva interlocuzione con la Commissione, anche al fine di definire le misure compensative connesse con la revisione del Piano.

Le interlocuzioni tra gli uffici del Ministero e quelli della Commissione in merito a tali eventuali revisioni non si sono concluse. In particolare, gli uffici della Commissione hanno chiesto di definire come si darebbe corso all’impegno alla dismissione della partecipazione dello Stato, per poter valutare in un quadro sufficientemente chiaro e stabile le proposte di revisione degli impegni che BMPS ha più di recente presentato nell’ambito del nuovo piano industriale 2021-2025, su cui mi soffermerò di seguito.

3. Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 16 ottobre 2020 e l’avvio del processo di dismissione della partecipazione statale

Dopo la conclusione dell’operazione “Hydra”, che ha fortemente contribuito alla riduzione dei crediti deteriorati della Banca, è stato adottato il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM), del 16 ottobre 2020, su proposta del Ministro dell’Economia e delle Finanze, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, il cd. “Decreto sulla cessione”.

In quella sede, il Governo - dopo aver specificato nelle premesse di aver “Ritenuto opportuno avviare un processo di dismissione della partecipazione detenuta dal Ministero nel capitale sociale di Banca MPS, da realizzare con modalità di mercato e anche attraverso operazioni finalizzate al consolidamento del sistema bancario” - ha demandato al MEF di dare avvio alla procedura di dismissione della propria partecipazione nella Banca.

Tra le modalità con cui dare attuazione a tale obiettivo, il DPCM ha specificamente individuato l’ipotesi di un’operazione straordinaria di aggregazione.

In attuazione delle prescrizioni derivanti dal quadro normativo europeo e italiano sinora ricordato, sin dall’autunno dello scorso anno il Ministero e la Banca MPS si sono attivamente impegnati nella ricerca di un partner.

Il Ministero, come previsto dalla normativa vigente (articolo 1, comma 5, DL 332/1994) e richiamato dal DPCM, ha acquisito, previa procedura competitiva ai sensi di legge, i servizi di consulenza finanziaria e legale di soggetti di provata esperienza e capacità operativa. Sulla base di questo mandato, il consulente finanziario ha condotto nei mesi scorsi numerose interlocuzioni informali con soggetti bancari di standing primario, al fine di sondarne l’interesse a procedere a operazioni di acquisizione e integrazione rispetto a BMPS.

In parallelo, anche la Banca ha proceduto alla nomina di consulenti incaricati di ricercare un operatore interessato a eventuali operazioni di aggregazione e, formalizzando al mercato l’interesse per un’operazione, ha aperto in gennaio una data room per le controparti interessate allo svolgimento della relativa due diligence .

Solo due soggetti hanno manifestato tale interesse. Il primo, in ordine di tempo, nel mese di febbraio, è stato il fondo di private equity Apollo. Il secondo soggetto interessato, come noto, è il Gruppo Unicredit che ha fatto il suo ingresso nella data room nei giorni scorsi. Sulle interlocuzioni con quest’ultimo e sulla eventuale definizione di una soluzione aggregativa tornerò a breve.

4. Il Piano strategico BMPS 2021-2025

Nelle more che si definisca l’eventuale soluzione aggregativa, la Banca ha comunque elaborato una propria strategia di sviluppo, contenuta nel Piano industriale relativo al periodo 2021-2025 (“nuovo Piano”), presentato al mercato il 15 gennaio 2021.

Il nuovo Piano è stato predisposto tenendo in considerazione gli impegni assunti dal Governo nei confronti della Commissione europea. Tuttavia, il nuovo Piano presenta alcuni obiettivi non conformi con tali impegni, in particolare in merito a quello relativo alla riduzione dei costi (impegno n. 9), che richiede il raggiungimento di un rapporto costi/ricavi del 51,0 per cento nel 2021, mentre tale rapporto è indicato al 74,0 per cento per il 2021 ed è stimato nel Piano ancora al 61,0 per cento al 2025. Il Piano è naturalmente subordinato all’interlocuzione con la Commissione europea.

Per raggiungere l’obiettivo di un rapporto costi/ricavi ( cost-income ratio ) pari al 61 per cento previsto dal Piano, la Banca ha stimato circa 2500 esodi volontari. Nel caso probabile in cui le interlocuzioni con la Commissione richiedessero di fissare un obiettivo di rapporto costi / ricavi più ambizioso, gli esuberi di personale potrebbero essere considerevolmente più elevati.

Per ristabilire adeguati requisiti patrimoniali a fronte degli oneri di ristrutturazione, il Piano ha previsto un aumento di capitale tra i 2 e i 2,5 miliardi. Quest’ultimo è stato poi quantificato in 2,5 miliardi nel piano ( capital plan) inviato da BMPS alla BCE alla fine del gennaio 2021.

Il Piano esclude trasformazioni del modello operativo per fare fronte ai mutamenti tecnologici e di contesto, che richiederebbero investimenti significativi con conseguente impatto sul fabbisogno di capitale stimato. Sull’adeguatezza di quest’ultimo e degli assunti sottostanti il Piano, non vi è stato ancora riscontro da parte della BCE.

Inoltre, le stime di fabbisogno elaborate a fine gennaio vanno riconsiderate alla luce delle risultanze degli stress test pubblicate lo scorso 30 luglio.

5. Gli esiti degli stress test

Gli stress test dell’EBA hanno coinvolto 50 banche di 15 paesi dell'UE, coprendo il 70 per cento delle attività del settore bancario dell'Unione.

Questo esercizio consente di valutare, in modo coerente, la solidità delle banche dell'UE su un orizzonte di tre anni (sino a fine 2023), sia in uno scenario di base (cioè in linea con le aspettative di sviluppo del quadro macroeconomico), sia in un ipotetico scenario avverso, caratterizzato da shock severi che tengono conto dell'impatto della pandemia. Rendere pubblici i risultati delle singole banche promuove la disciplina di mercato; inoltre l’esito degli stress test costituisce un elemento importante nel processo decisionale di vigilanza, ai fini della determinazione della futura esigenza complessiva di capitale.

Come noto, BMPS è inclusa tra le banche soggette allo stress test, con risultati che occorre tenere attentamente in considerazione.

Per quanto riguarda i dati di partenza, il rapporto tra il patrimonio di migliore qualità e le attività ponderate per il rischio (common equity Tier 1 – CET1 ratio fully loaded, cioè ipotizzando la fine dei regimi transitori in essere in materia di disciplina dei coefficienti patrimoniali) si attesta per la Banca al 9,9 per cento a dicembre 2020.

Nello scenario di base – che è caratterizzato da una crescita del PIL significativamente migliore di quella registrata negli scorsi anni - il CET1 ratio scende al 9,3 per cento alla fine dell'orizzonte triennale. Per il complesso delle banche europee incluse nel campione, il CET1 ratio cresce invece, in media, dal 15,0 del 2020 al 15,8 per cento.

Nello scenario avverso, per BMPS il CET1 ratio passa dal 9,9 per cento del 2020 a -0,1 per cento alla fine dell'orizzonte triennale. Per il complesso delle banche il CET1 ratio scende solo dal 15,0 al 10,2 per cento a fine 2023.

L’esito dello stress test per BMPS conferma l’esigenza di un rafforzamento strutturale di grande portata. Anche solo riportare i coefficienti patrimoniali della Banca sui valori medi delle banche europee richiederebbe un aumento di capitale ben superiore a quello previsto nel Piano 2021-25.

Sulla base di tutti gli elementi sopra riassunti, si può concludere che un piano di rafforzamento patrimoniale nel quale BMPS restasse un soggetto autonomo (la cosiddetta ipotesi stand-alone) sarebbe esposto a rischi e incertezze considerevoli e avrebbe seri problemi di competitività. Allo stato attuale, peraltro, non si ravvisano i presupposti e le condizioni per aprire una interlocuzione con la Commissione finalizzata a definire e concordare un piano di questo genere.

6. Le interlocuzioni con Unicredit

Come ho anticipato, il Gruppo Unicredit ha chiesto in via prodromica di concludere con il MEF un accordo quadro (term-sheet) che chiarisca i presupposti e le aspettative dell’eventuale operazione. In base a questi ultimi, il Gruppo Unicredit ha deciso di avviare la due diligence e presentare domanda a BMPS di ingresso nella data room .

L’accordo quadro identifica i principi e i criteri sulla base dei quali le parti convengono di avviare la verifica di fattibilità del trasferimento a Unicredit di un ramo d’azienda di BMPS costituito dal core business bancario. Esso vincola il MEF a negoziare esclusivamente con Unicredit fino a che la due diligence non sia completata, individuando tale periodo in 40 giorni, che potrebbero essere eventualmente prorogati.

Tra i principali presupposti per verificare la fattibilità dell’operazione a livello patrimoniale ed economico, il Gruppo Unicredit ha indicato:

  • la neutralità della stessa rispetto alla posizione di capitale del Gruppo, anche sulla base delle risultanze di una due diligence ad hoc;
  • un accrescimento significativo dell’utile per azione, considerando anche le possibili sinergie nette dell’Operazione e in ogni caso il mantenimento dei livelli attuali di utile per azione;
  • l’esclusione di contenziosi straordinari non attinenti all’attività di ordinaria gestione bancaria e di tutti i relativi rischi legali;
  • l’esclusione dei crediti deteriorati di BMPS e l’adeguata copertura di eventuali ulteriori rischi di credito che siano identificati anche a seguito della due diligence ;
  • un accordo sulla gestione del personale, al fine di assicurare un’integrazione agevole, rapida ed efficace dell’attività nel Gruppo Unicredit.

Il perimetro del ramo di azienda oggetto di cessione dovrebbe includere il complesso di beni, immobili, partecipazioni, contratti e rapporti giuridici inerenti l'esercizio dell’attività bancaria e commerciale. La definizione esatta di questo perimetro sarà disponibile all’esito del processo di due diligence. Non vi sono, al momento, elementi che facciano intravedere rischi di smembramento della Banca; andranno ovviamente considerate le eventuali indicazioni delle Autorità preposte alla tutela della concorrenza.

Le attività che non dovrebbero essere oggetto di trasferimento sono, allo stato, individuate nelle seguenti:

  • i crediti deteriorati di BMPS (che ammontano a circa 4 miliardi, al lordo delle rettifiche, di cui 1,5 sofferenze);
  • il contenzioso giudiziale e stragiudiziale, di carattere straordinario in essere, non attinente all’attività di ordinaria gestione bancaria e tutti i relativi rischi legali;
  • i contenziosi e i relativi rischi legali relativi a cessioni a terzi di crediti deteriorati di BMPS nell’ambito di operazioni strutturate.

I termini economici e giuridici dell’operazione verranno determinati solo all’esito della definizione del perimetro oggetto di trasferimento e sulla base delle risultanze della due diligence, come prassi in operazioni di questo tipo, nonché dopo aver avuto il riscontro positivo da parte della Commissione europea in merito alla conformità dell’eventuale operazione a condizioni di mercato, e agli impegni assunti dalla Repubblica italiana in occasione della ricapitalizzazione precauzionale del 2017.

È possibile che il MEF riceva azioni del Gruppo Unicredit, ma tale eventuale partecipazione al capitale azionario del Gruppo non altererà gli equilibri di governance; il MEF parteciperà comunque a tutti i benefici economici in termini di creazione di valore derivanti dall’operazione. Come appena ricordato, l’operazione deve necessariamente avvenire a condizioni di mercato.

Negli ultimi giorni si è discusso molto dell’impatto dell’operazione sui livelli occupazionali e sul marchio.

La Banca ha oltre 21mila dipendenti. Il Governo garantirà la massima attenzione alla tutela dei lavoratori, utilizzando gli spazi negoziali e definendo presìdi a sostegno dell’occupazione e del territorio, con una pluralità di strumenti e iniziative.

Anche la salvaguardia del marchio rappresenterà una priorità per il Governo. Il marchio BMPS ha un valore non solo storico ma anche commerciale. Proprio per questo, è già contemplato l’obiettivo di valorizzarlo adeguatamente in determinate aree geografiche e per servizi finanziari qualificanti.

Potranno inoltre essere considerate, a fianco di questo utilizzo commerciale del marchio, anche iniziative che abbiano significative ricadute positive per il tessuto economico, culturale e sociale del territorio.

Concludo questa ricognizione per fornire un chiarimento con riguardo ai possibili costi che l’operazione di aggregazione comporterebbe per lo Stato, anche se su questo aspetto è prematuro fornire numeri precisi.

Per quanto concerne le “attività fiscali differite” (le cd. DTA) e la possibile conversione delle medesime in “crediti di imposta”, osservo innanzitutto che tale possibilità replica analoghe misure già utilizzate da precedenti Governi per il perseguimento di obiettivi di politica economica e che nel caso specifico è stata introdotta con la Legge di Bilancio 2021, al fine di promuovere in via generale la crescita delle imprese mediante operazioni di aggregazione, non solo nel settore finanziario[3].

Si presume che l’ammontare delle attività fiscali differite oggetto di conversione in questa circostanza possa essere di circa 2,2 miliardi[4] . Si tratta dell’anticipo di un credito di imposta che sarebbe maturato in anni futuri. Inoltre, il meccanismo del corrispettivo in favore dell’Erario fa sì che l’entità delle attività fiscali differite che vengono meno in futuro sia superiore a quella del credito di imposta immediatamente maturato.

Ai fini di un eventuale aumento di capitale di BMPS che si rendesse necessario nell’ambito della complessiva struttura dell’operazione, potranno essere utilizzate le risorse stanziate dall’articolo 66 del DL 104/2020 (il cd. “Decreto Agosto”)[5], vale a dire fino a 1,5 miliardi. L’aumento di capitale sarà computato nella valorizzazione dei beni trasferiti al Gruppo Unicredit.

Come detto, il contenzioso legale di carattere straordinario non sarà oggetto di trasferimento al Gruppo Unicredit. Al riguardo, si rileva che l’entità complessiva del contenzioso sarà ridotta a seguito dell’accordo tra la Banca e la Fondazione Monte dei Paschi. Inoltre, i rischi del contenzioso sono presidiati dagli accantonamenti già effettuati dalla Banca e commisurati al rischio di soccombenza.

Analogamente, accantonamenti sono già stati effettuati dalla Banca a fronte dei crediti deteriorati che non sarebbero oggetto di trasferimento.

L’entità complessiva degli oneri per lo Stato sarà definita al termine della trattativa. Andrà valutata contestualmente alle attività dello Stato nel Gruppo Unicredit.

7. Conclusioni

Come già sottolineato, non vi sono in questo momento le condizioni per mettere in discussione l’impegno di dismettere la partecipazione in BMPS.

L’avvio dell’interlocuzione con il Gruppo Unicredit, che è l’unico operatore bancario che ha manifestato un interesse, è quindi un’iniziativa doverosa.

Dà seguito a una sequenza di eventi maturati e impegni assunti dai Governi precedenti nel corso degli ultimi 4 anni e trova la sua base giuridica nel citato DPCM dell’ottobre 2020, che avvia l’operazione di dismissione prevista già nel 2017. Inoltre questa operazione, indipendentemente dagli impegni presi, costituisce una soluzione strategicamente superiore dal punto di vista dell’interesse generale del Paese.

Un’operazione di aggregazione sarebbe pienamente motivata sotto il profilo industriale. Il raggiungimento di dimensioni adeguate, il connesso rafforzamento di economie di scala e di scopo, la diversificazione e l’ampliamento delle fonti reddituali, il conseguimento di maggiori livelli di efficienza operativa (riduzione dei costi) e allocativa (selezione degli impieghi) sono tutti elementi suscettibili di essere valorizzati attraverso un percorso comune degli operatori coinvolti, caratterizzati da forti complementarietà.

Il presupposto dell’operazione è la dismissione di una partecipazione statale da realizzarsi in un contesto di mercato, in cui le parti nel pieno esercizio della libertà negoziale perseguono l’obiettivo di raggiungere un accordo, a condizioni di mercato, che valorizzi la storia, le attività e le prospettive di posizionamento delle controparti. Vorrei rassicurare che non si tratterà di una svendita di proprietà statali.

La trattativa ha per oggetto l’intero compendio dei beni inerenti l'esercizio dell’attività bancaria e commerciale. Ovviamente l’operazione verrà condotta nel rispetto delle regole di tutela della concorrenza.

L’industria bancaria soffre da tempo di ridotta redditività e deve fronteggiare sfide molto rilevanti: un contesto di bassi tassi di interesse, il rischio climatico, la digitalizzazione. La creazione di un soggetto bancario più stabile e meglio capitalizzato costituisce la via maestra per operare in un mercato sempre più complesso e digitalizzato.

Le interlocuzioni in corso tra il Ministero dell’Economia e delle Finanze e il Gruppo Unicredit rispondono a logiche volte a sostenere l’economia reale, tutelare il risparmio, ampliare le opportunità di finanziamento delle imprese, promuovendone l’innovazione e sostenendone la crescita. Esse si inquadrano, inoltre, in un contesto di massima attenzione verso le tematiche occupazionali e costituiscono un’occasione centrale per impostare la realizzazione di un progetto di rilancio e valorizzazione della città di Siena e del territorio in cui opera la Banca.

L’impegno verso Siena e verso la Toscana, il territorio e il tessuto sociale ed economico rappresenta una priorità indiscussa e incomprimibile per il Governo.

BMPS è la più antica banca del mondo: la sua storia, il suo nome e il suo marchio sono un valore da preservare; devono essere parte rilevante del mondo finanziario del futuro.

La salvaguardia dell’occupazione e del marchio, unitamente alla tutela del risparmio e della stabilità del sistema bancario, sono le priorità del Governo.

Sarà mia cura riferire in Parlamento degli ulteriori eventuali sviluppi cui l’interlocuzione potrà condurre, ai sensi del comma 243 dell’articolo 1 della Legge di Bilancio per il 2021, che stabilisce che “Il Ministro dell’economia e delle finanze riferisce preventivamente alle Camere in ordine a eventuali operazioni di aggregazione societaria o di variazione della partecipazione detenuta dal MEF in BMPS”.


[1] Alla luce dei risultati dello stress test dell’EBA, la BCE aveva quantificato per BMPS un fabbisogno di capitale regolamentare di 8,8 miliardi (6,3 miliardi per riallineare il CET1 ratio alla soglia dell’8 per cento e 2,5 miliardi per raggiungere la soglia di Total capital ratio (TCR) dell’11,5 per cento).
[2] La decisione della Commissione con l’elenco e descrizione degli impegni è disponibile a questo sito
[3] Questo utilizzo, come previsto dalla Legge di Bilancio 2021 ai commi da 233 a 243, è consentito nei limiti del 2 per cento del valore delle attività oggetto di trasferimento per le operazioni effettuate fino al 31 dicembre del 2021. L’intervento sulla norma effettuato con il cd. DL Sostegni bis ha solamente precisato la meccanica societaria in base alla quale i partecipanti all’aggregazione possono accedere alla conversione, specificando che a tal fine i consigli di amministrazione delle società coinvolte devono approvare i progetti di aggregazione entro il 31 dicembre 2021.
[4] Al netto del corrispettivo versato allo Stato e delle detrazioni fiscali, ai sensi del comma 241 della L. Bilancio 2021.
[5] L’articolo 23 del DL73/2021 (cd. “Sostegni bis”) ha modificato l’articolo 66 del “Decreto Agosto”, eliminando le parole “ nell’anno 2020 ”, al fine di permettere l’utilizzo delle risorse senza vincoli temporali di tipo giuridico, fermi restando quelli contabili. Le risorse, infatti, a fine 2020, erano già state conservate per il 2021 quali residui di stanziamento ai sensi dell’articolo 34-bis della legge 196/2009.

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