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- Intervento del ministro Ciampi in occasione della cerimonia di consegna alla Comunità ebraica dei beni custoditi presso la Tesoreria Centrale dello Stato

 04/08/1997

Comunicato Stampa del 04/08/1997

Roma, 4 agosto 1997

È con commozione che mi accingo a consegnare alla Prof.ssa Zevi e per il suo tramite, idealmente, a tutta la Comunità ebraica italiana, queste cinque "bisacce" rimaste per tanti anni custodite presso la Tesoreria centrale dello Stato senza che nessuno ne reclamasse la proprietà o, in qualche modo, la titolarità; solo di recente sono tornate alla luce, in seguito a una segnalazione del Prefetto di Trieste, a sua volta sollecitato dalla Comunità ebraica di quella città.

Ricevuta la segnalazione (era il febbraio di quest'anno) ho nominato una commissione con il compito di verificare il contenuto di questo particolarissimo "deposito", di catalogarlo, di fare ricerche sulla sua provenienza, di formulare le proposte necessarie per la restituzione.

La Commissione, presieduta dal dott. Domenico Marchetta – a lui e a tutti i componenti va un sentito ringraziamento – ha lavorato alacremente, consapevole di svolgere un incarico di rilevanza morale e sociale, riguardante fatti che si legano strettamente e drammaticamente alla nostra memoria e alla nostra storia, ad una vicenda che molti dei presenti hanno personalmente e duramente vissuto.

I beni sono stati inventariati. E' stato ricostruito l'itinerario attraverso il quale essi sono arrivati alla Tesoreria centrale dello Stato. Ne è stata accertata la provenienza. La Commissione, alla fine dei suoi lavori, per superare ogni difficoltà burocratica e formale (già nel 1960 alcune difficoltà giuridiche avevano impedito che si procedesse alla restituzione degli oggetti), mi ha prospettato l'opportunità di avviare un'iniziativa legislativa. La proposta è stata fatta propria dal Governo ed è stata approvata dal Parlamento in tempi rapidissimi (poco più di un mese), con il voto favorevole di tutti i gruppi parlamentari.

La legge non prevede soltanto la restituzione delle cinque bisacce, ma afferma un principio di grande significato morale. Essa, infatti stabilisce che tutti i beni "… sottratti per ragioni di persecuzione razziale a cittadini ebrei o a persone ritenute tali, che non sia stato possibile restituire ai legittimi proprietari per la scomparsa o l'irreperibilità degli stessi e dei loro eredi e che sono tuttora eventualmente custoditi o detenuti dallo Stato italiano a qualsiasi titolo, sono assegnati all'Unione delle Comunità ebraiche italiane, che provvede ad attribuirli alle singole comunità, tenuto conto della provenienza dei beni e dei luoghi in cui fu compiuta la sottrazione.

L'approvazione della legge fa onore al Parlamento italiano. Il nostro paese è fra i primi che con legge dello Stato abbiano provveduto ad adempiere a un obbligo di civiltà e di solidarietà nei confronti della Comunità ebraica.

Dai documenti acquisiti è emerso che i beni furono sottratti a cittadini ebrei della zona adriatica dalle truppe di occupazione naziste; spediti in Germania, furono recuperati dagli Alleati a Klagenfurt, e rispediti a Trieste, dove furono depositati presso la locale Cassa di Risparmio. Nel 1957, su disposizione del Commissario Generale del Governo italiano per il territorio di Trieste, i beni furono esposti nella sala del Monte dei Pegni della Cassa di Risparmio; una parte fu riconosciuta dai proprietari e restituita. Gli oggetti di cui non fu possibile individuare i proprietari furono lasciati in deposito presso la stessa Cassa di risparmio di Trieste e, successivamente, presso la Tesoreria provinciale della stessa città. Nel 1962 furono infine spediti alla Tesoreria centrale dello Stato, dove sono rimasti in custodia fino ad oggi.

Le bisacce non contengono, come qualcuno ha scritto, un "tesoro", almeno nel senso che comunemente si dà a questa parola. Ma proprio la loro eterogeneità, il loro diverso valore venale, confermano il loro vero valore. Sono oggetti familiari, personale. Dietro di loro vi sono famiglie distrutte, deportazioni, sofferenze di essere umani, ai quali si voleva negare il diritto alla vita e, finché vive, il diritto alla dignità umana.

Queste bisacce, quindi, contengono realmente un tesoro, un tesoro di memorie e di sofferenze, una testimonianza diretta e drammatica di fatti che purtroppo fanno parte della nostra storia e che la storia ha condannato in modo irrevocabile. E' per questo motivo che la semplice cerimonia di oggi vuole essere non solo un atto di solidarietà e di simbolica riparazione, ma anche un monito ed un insegnamento affinché nessuno dimentichi, affinché la memoria di quegli eventi rimanga in tutti viva e presente, sia patrimonio delle future generazioni. Non per alimentare nuovi odi, ma perché quegli eventi più non possano accadere.

Gli animi di noi qui riuniti sono presi dagli stessi sentimenti. Si addice, a chiusura di queste mie parole, qualche momento di silenzio.

04/08/1997