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- Euro newsletter: sondaggio fra gli imprenditori

Comunicato Stampa del 20/10/2000

Roma, 20 ottobre 2000

Euro newsletter: sondaggio fra gli imprenditori

Gli imprenditori italiani hanno un'idea un po' superficiale dell'euro e, in particolare, conoscono poco i tempi di adozione della moneta unica, risultano insufficientemente informati circa le ultime e fondamentali tappe che ci attendono da qui al primo gennaio del 2002. È quanto emerge da un'indagine condotta dall'Eurisko per conto del Comitato Euro del ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione economica, i cui risultati sono pubblicati sull'ultimo numero di "Dalla lira all'euro", la newsletter quindicinale del ministero in distribuzione da oggi.

Anticipiamo i passi fondamentali del sondaggio
L'indagine ha utilizzato un campione di 300 imprese e s'è svolta con il metodo dell'intervista telefonica tra il 6 ed il 12 settembre 200; ha focalizzato un target di imprese da 6 a 250 addetti (campione corrispondente a un universo di circa 3.460.000 aziende, di cui 3.000.000 agricole, 350.000 industriali e dei servizi, 110.000 artigiane). Prevalentemente aziende manifatturiere e commerciali, situate al Nord Italia, in città di media grandezza, con un organico medio di 18 dipendenti e un titolare giovane, maschio,di buon livello culturale.

A conoscenza dell'adozione italiana dell'euro risulta il 100 per cento degli imprenditori, ma appena il 46 ricorda la data di entrata in circolazione insieme con la lira; 36 per cento la anticipa al primo gennaio 2001 e il 5 la posticipa al 30 giugno 2002. Soltanto il 5 per cento sa che il periodo di doppia circolazione è di due mesi (il 26 ritiene che durerà sei mesi) e appena il 3 conosce sia data di introduzione che durata della doppia circolazione. Il settore più informato sulla data di immissione dell'euro è il commercio, 56 per cento contro il 54 dell'agricoltura e il 51 dell'industria.

I commercianti ritengono che gli effetti dell'euro sull'economia italiana saranno poco significativi, mentre gli industriali che calerà l'inflazione e si rafforzerà l'economia. Gli operatori nel comparto dei servizi indicano, tra gli effetti della moneta unica, maggiore stabilità monetaria, aumento di ricerca e sviluppo e del livello medio di istruzione e calo dei prezzi grazie alla concorrenza tra sistemi-paese. Gli agricoltori ritengono che ci sarà più competitività tra le imprese e più efficienza della Pubblica amministrazione; gli artigiani, infine, puntano sulla riduzione delle tariffe dei servizi di pubblica utilità (poste, telefono, …) e della pressione fiscale.

L'atteggiamento della clientela, di fronte a prodotti e servizi da pagare in euro, secondo gli imprenditori con clienti consumatori e privati non si modificherà in modo significativo (78 per cento), mentre il 9 crede che ci sarà una contrazione dei consumi (più pessimisti gli artigiani, 17 per cento) e l'8 invece un incremento.

Circa gli effetti dell'euro sulle proprie aziende, gli imprenditori sono meno entusiasti che in passato: molto/abbastanza d'accordo il 67 per cento (contro il 71 di una rilevazione del dicembre 1998) sull'anticipare l'adozione dell'euro per avere un ritorno d'immagine rispetto ai concorrenti, soprattutto nel settore servizi.

Complessivamente, le imprese si preparano a passare all'euro "con un certo distacco", cioè con forti ritardi e programmando gran parte delle iniziative a ridosso della data finale. Soltanto il 34 per cento degli imprenditori che svolgono export-import (130 sul campione di 300), per esempio, preferiscono operazioni finanziarie espresse in euro "il prima possibile", contro il 14 di chi opera prevalentemente in Italia. Per operazioni in doppia valuta si esprime il 65 per cento di chi fa attività italiane e il 46 delle imprese dell'ex-import. Il 20 per cento delle aziende che operano soprattutto in Italia e il 15 di chi fa attività estere preferisce invece operazioni soltanto in lire, "almeno fino al 2002".

20/10/2000