Intervento del ministro Giorgetti alla 100ª Giornata Mondiale del Risparmio
31/10/2024100ª Giornata Mondiale del Risparmio
“1924-2024. Cento anni di cultura del risparmio”
Giancarlo Giorgetti
31 ottobre 2024
Signor Presidente della Repubblica,
Governatore Panetta,
Presidenti Azzone e Patuelli,
Sono onorato di essere qui oggi, anche a nome di tutto il Governo, per celebrare l’importante ricorrenza dei 100 anni della Giornata Mondiale del Risparmio, che ricade in una fase storica piena di incertezze e opportunità.
In questi due anni di Governo, la nostra azione è stata guidata - e continuerà ad esserlo - dall’obiettivo di ridurre le incertezze e trarre il massimo dalle opportunità.
Con questo spirito, il Governo ha approvato il Piano strutturale di bilancio di medio termine, che in una logica di prudenza guiderà la politica fiscale del Paese nei prossimi cinque anni sostenendo il sistema economico e riportando il debito pubblico su un sentiero realistico di discesa.
Coerentemente, la legge di bilancio inviata al Parlamento la scorsa settimana realizza in pieno per il prossimo triennio gli obiettivi del Piano.
Un contesto politico stabile e una politica fiscale prudente stanno dando i loro frutti, favorendo le prospettive di crescita dell’Italia.
Le ultime aste hanno evidenziato che la domanda per i nostri titoli di Stato è robusta; lo spread si è ridotto in modo significativo; i mercati e delle agenzie di rating promuovono l’azione del Governo.
Nel mio intervento vorrei condividere con voi alcune riflessioni sul ruolo che - in questo contesto - il risparmio potrà e dovrà giocare in futuro per permettere di vincere le sfide che abbiamo di fronte.
Lasciatemi prima di tutto fare una breve considerazione preliminare sulla ricorrenza che celebriamo oggi.
La Giornata Mondiale del Risparmio nacque in Italia su impulso di Maffeo Pantaleoni e Filippo Ravizza, che ne ispirarono e proclamarono l’istituzione al termine del 1° Congresso Internazionale del Risparmio.
Gli obiettivi erano ambiziosi e importanti per il nostro Paese, che usciva dalla terribile esperienza della Prima Guerra Mondiale: favorire la cultura del risparmio quale elemento fondamentale per la crescita e lo sviluppo.
L’atto stesso del risparmio, infatti, testimonia fiducia nel futuro: risparmiare significa scegliere di rinunciare ad un consumo attuale, per poter disporre di maggiori risorse in futuro.
Risparmio e investimenti sono elementi imprescindibili per uno sviluppo sociale ed economico duraturo.
La nostra Costituzione, che stabilisce che “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme”, attribuisce alle istituzioni il compito di tutelarne l’integrità e incoraggiarne l’impiego.
Ma ad un secolo di distanza quale è il ruolo del risparmio oggi, per un paese come l’Italia che è fra le principali economie mondiali?
Rimane immutato il suo ruolo di presidio a fronte di eventi imprevisti.
Oggi viviamo in una situazione di elevata incertezza che non accenna a diminuire, alimentata dal susseguirsi di crisi di diversa natura: pandemie, tensioni geopolitiche, calamità naturali.
Ma abbiamo davanti a noi anche numerose opportunità, che potranno essere colte se sapremo creare, come in passato, le condizioni affinché il risparmio agisca come volano di crescita, sviluppo e inclusione.
Cosa dobbiamo fare affinché questo accada?
Nei prossimi anni l’Unione europea dovrà colmare il divario di competitività rispetto alle altre principali economie mondiali e affrontare diverse sfide strategiche, tra cui la doppia transizione, verde e digitale, il rafforzamento della difesa comune e lo sviluppo di nuove infrastrutture.
Saranno necessari ingenti investimenti che non potranno essere soddisfatti solo da fonti pubbliche, dati i vincoli di bilancio esistenti.
Occorrerà mobilitare anche il risparmio privato, che assumerà di nuovo il ruolo di risorsa fondamentale per lo sviluppo.
Ma questo sarà possibile solo se sapremo realizzare un ‘ecosistema’ regolamentare e amministrativo che faciliti l’accesso delle imprese al mercato dei capitali, così favorendo anche l’accesso dei risparmiatori a strumenti di investimento diversificati per rischio, rendimento e orizzonte temporale.
È questo il modo in cui il risparmio privato agirà da fattore di crescita sostenibile ed inclusiva.
Cosa possiamo fare quindi in concreto?
A livello europeo, come evidenziato già in passato, occorre procedere con il completamento della Capital Market Union, oggi ribattezzata Savings and Investment Union, proprio a sottolineare il nesso tra i risparmi e gli investimenti nell’economia reale.
I mercati dei capitali europei restano ancora frammentati e meno competitivi nel confronto internazionale.
Una parte rilevante del risparmio europeo non trova opportunità attrattive di investimento e viene impiegato all’esterno dell’Unione sostenendo altrove crescita e sviluppo; bisogna invertire questa dinamica e rendere l’Unione un polo economico e finanziario capace di attrarre imprese ed investitori internazionali.
L’Italia sostiene questa iniziativa, anche considerando che l'elevata propensione al risparmio del nostro Paese si scontra con un perdurante sottodimensionamento nelle opportunità di impiego.
Le attività finanziarie delle famiglie italiane continuano ad essere destinate ad impieghi altamente liquidi e a basso rendimento.
A livello europeo occorre poi procedere al completamento dell’Unione Bancaria, anche in ottica complementare all’Unione dei Mercati dei Capitali.
Le banche assolvono infatti compiti strategici nei mercati dei capitali, operando in segmenti quali la gestione del risparmio, le attività di sottoscrizione e collocamento dei titoli, il sostegno alle operazioni di quotazione in borsa e di finanza straordinaria, le attività di market making a sostegno della liquidità dei mercati azionari e a titolo fisso.
Una Unione dei Mercati dei Capitali non potrà quindi mai essere davvero compiuta se i principali operatori di mercato, le banche appunto, non potranno operare liberamente nel mercato europeo, con dimensioni ad esso adeguate.
Nell’Unione Bancaria, e in generale nella regolamentazione bancaria europea, occorrerà dare alla competitività attenzione pari a quella che negli anni passati abbiamo giustamente attribuito alla stabilità.
Non si sta suggerendo di sottovalutare la lezione della Grande Crisi Finanziaria, bensì di tenere presente che – come abbiamo ricordato, anche in sede europea a fronte di rischi di disparità competitiva internazionale – stabilità e crescita sono due lati della stessa medaglia; non vi può essere l’una senza l’altra.
In aggiunta al livello sovranazionale, sono altrettanto importanti le iniziative attuabili a livello nazionale, dove si sta attuando una profonda riforma dell’ordinamento finanziario, consapevoli del fatto che mercati dei capitali efficienti e sviluppati sono un fattore essenziale di competitività.
Ciò è vero ancor più in questa fase dove il Paese è impegnato a realizzare gli investimenti necessari a raggiungere gli obiettivi del PNRR, i cui effetti sulla crescita saranno parziali senza mercati di capitali dinamici e attrattivi.
È in questa cornice che il Governo ha promosso diverse iniziative per rafforzare il ruolo di cinghia di trasmissione tra risparmio e sistema produttivo.
Un esempio è la ‘Legge a sostegno della competitività dei capitali’, con cui abbiamo avviato un importante ammodernamento del quadro normativo e amministrativo nazionale per rendere più attraente il nostro mercato finanziario; i lavori proseguono ora con l’attuazione della delega per la riforma dell’ordinamento finanziario.
Altrettanto rilevante è l’esigenza di strumenti vocati ad agevolare l’accesso al credito da parte delle piccole e medie imprese (PMI) che costituiscono tuttora la componente prevalente del tessuto imprenditoriale italiano, come il Fondo PMI.
È auspicabile che le garanzie pubbliche continuino a svolgere il loro ruolo di supporto secondo una logica selettiva e basata su una pianificazione di medio e lungo termine.
In questo modo si riesce a massimizzare l’efficienza nell’utilizzo delle risorse pubbliche disponibili, soprattutto negli ambiti caratterizzati da parziali fallimenti del mercato o in favore di soggetti più vulnerabili.
Sotto questo profilo, un’equilibrata ripartizione del rischio tra soggetti pubblici e privati è infatti condizione necessaria per conciliare una sana allocazione di tali rischi con un oculato impiego delle risorse pubbliche.
Con particolare riferimento al mondo delle PMI, l’accesso al credito – specie negli ultimi anni – è stato accompagnato da una notevole presenza di garanzie pubbliche, con gradi di copertura assai elevati.
In assenza di una inversione di tendenza, ciò potrebbe comportare il rischio di un indebolimento nel ruolo di valutazione del merito creditizio da parte degli intermediari finanziari.
È indispensabile, pertanto, preservare una stabile complementarità tra la misura della garanzia pubblica, -- seppur più contenuta rispetto ai più elevati livelli di copertura media del periodo emergenziale -- ed una costante e mirata opera di valutazione del merito creditizio nei confronti del mondo delle imprese.
Ciò nella prospettiva di esaltare ancor più il ruolo delle banche nel sistema finanziario, valorizzando quella funzione che assume un ruolo centrale nel contesto in cui si confrontano intermediari finanziari e imprese.
Non meno importanti sono le iniziative del Governo per la transizione verde, un altro ambito dove il risparmio privato avrà un ruolo di primo piano.
Il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità richiede all’Italia, come al resto dell’UE, notevoli sforzi in termini di programmazione e investimento.
Gli obiettivi del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima 2024, che definisce le politiche e le misure che l’Italia intende adottare per raggiungere gli obiettivi di energia e clima entro il 2030, richiederanno oltre 174 miliardi di investimenti aggiuntivi cumulati, tra il 2024 e il 2030.
Per favorire il finanziamento di questa transizione siamo impegnati, anche in sede europea – ad assicurare la definizione di un sistema normativo coerente e non gravoso per le imprese, che le possa accompagnare durante il loro percorso di transizione, cosicché questa rappresenti un’opportunità di accesso a fonti di finanziamento diversificate e con costo minore, uno strumento di più accurata misurazione dei rischi e dei costi, di fidelizzazione della clientela, e non un freno per la crescita.
Gli interventi non sono limitati alla sola dimensione regolamentare ma contemplano anche la predisposizione di supporto alle imprese e al sistema finanziario.
In tal senso ricordo che il “Tavolo per la Finanza Sostenibile”, presieduto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, con la partecipazione dei ministeri e delle autorità di vigilanza interessati, ha da poco sviluppato uno strumento per accompagnare le PMI nella produzione di informazioni attinenti agli impatti ambientali, sociali e di governance (ESG), per facilitare l’accesso al credito bancario sostenibile.
Va in questa direzione la garanzia Archimede, introdotta con l’ultima Legge di Bilancio.
Archimede si propone di sostenere gli investimenti strategici in innovazione industriale e in infrastrutture sostenibili.
La garanzia si estende non solo ai finanziamenti bancari, ma anche, per la prima volta, a un’ampia varietà di strumenti finanziari, come emissioni obbligazionarie senior e subordinate, e fondi di investimento. Sono strumenti, questi, su cui è fondamentale puntare per coinvolgere maggiormente gli investitori istituzionali, nazionali ed esteri, in iniziative ad elevata addizionalità.
Lasciatemi inoltre richiamare un tema a me molto caro.
Ogni forma di investimento comporta l’assunzione di rischi, che vanno adeguatamente compresi e valutati rispetto alle proprie capacità e fabbisogni.
Occorre quindi continuare, come auspicavano Pantaleoni e Ravizza, ad assicurare che i risparmiatori siano sempre nelle condizioni di fare scelte di investimento consapevoli.
Ritengo fondamentale continuare ad investire nell’educazione finanziaria specie verso i più giovani, che rappresentano i risparmiatori e gli investitori del futuro.
A tal fine, con la ‘Legge a sostegno della competitività dei capitali’, abbiamo introdotto nel programma scolastico di educazione civica un percorso di educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale.
Oggi più che mai, di fronte all’innovazione digitale, è necessario che i risparmiatori siano consapevoli, e sappiano apprezzare i rischi e specialmente siano in grado di distinguere tra gli investimenti che, pur nella loro rischiosità, finanziano progetti tangibili e altre forme di investimento, quali ad esempio le criptovalute, il cui valore è del tutto scollegato a beni o risorse economiche sottostanti e presentano un elevatissimo livello di rischio.
La recente regolamentazione europea aiuterà a distinguere e orientare i risparmiatori in questo nuovo terreno, ma nessuna legislazione e vigilanza può essere più efficace di, né sostituirsi a, decisioni individuali consapevoli.
Mi avvio a concludere ricordando che oggi si celebra anche il 25° anniversario del Decreto legislativo n. 153/1999.
In questi anni il sistema delle Fondazioni si è evoluto e rafforzato, anche attraverso un utilizzo del patrimonio finalizzato a generare redditività e, quindi, capacità erogativa nei territori di riferimento utilizzata altresì in un’ottica di stabilizzazione, anche quando, in presenza di fattori esogeni come le turbolenze dei mercati o eventi quale la pandemia, le Fondazioni potrebbero vedere ridotto l’apporto verso le proprie comunità.
Quindi le Fondazioni rappresentano un esempio tangibile delle potenzialità che le risorse derivanti dal risparmio possono rappresentare, quando opportunamente veicolate, per i territori di riferimento.
La tutela dei patrimoni rappresenta per tali Enti una priorità che non può prescindere da due fattori irrinunciabili.
Il primo è rappresentato dalla necessità per le Fondazioni di dotarsi sia di strutture operative, anche interne, capaci di supportare gli Organi in ogni fase del processo di investimento, sia, contestualmente, di adeguati presidi di controllo finalizzati al contenimento dei rischi, anche di concentrazione, al fine di evitare, quindi, di indirizzare le aspettative di redditività esclusivamente su singoli investimenti o settori.
Il secondo fattore, già declinato nel Protocollo MEF-ACRI del 2015, prevede la presenza negli organi di adeguate professionalità e competenze e l’adozione di processi di nomina funzionali a salvaguardare l’indipendenza e la terzietà dell’Ente.
A tale riguardo, le modalità operative di nomina devono essere contraddistinte da un’adeguata trasparenza e compliance nelle scelte operate, in un’ottica di riduzione del rischio di autoreferenzialità e di potenziali conflitti di interesse, per assicurare l’esclusivo perseguimento degli scopi statutari e il soddisfacimento dei bisogni delle comunità di riferimento.
Da ultimo, per quanto attiene al Protocollo MEF- ACRI, nell’ambito del proficuo rapporto tra Autorità di vigilanza e soggetti vigilati, resta ferma la disponibilità del MEF ad attivare – nelle competenti sedi – interlocuzioni per valutare eventuali interventi su quegli ambiti che potrebbero essere oggetto di una concordata revisione.
Abbiamo molti esempi del passato a cui possiamo fare riferimento per guardare con fiducia al nostro futuro; è grazie a questa fiducia che anche questa volta il risparmio saprà giocare un ruolo determinante per assicurare stabilità, crescita e sviluppo.