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Intervista del ministro Tria al quotidiano cinese Guangming Daily

Guangming Daily - 27/08/2018

Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Tria, è in Cina per la sua prima visita ufficiale al di fuori dell’Unione Europea. Il ministro ha illustrato gli obiettivi della missione in una intervista al quotidiano cinese GUANGMING, che è stata anche pubblicata in lingua italiana sul sito di China Radio International.

Signor Ministro, Lei è un grande amico della Cina, Paese che conosce molto bene. Intrattiene da diversi anni un legame con la Cina, che mantiene tuttora. Saremmo curiosi di sapere da dove nasce questa vocazione per la Cina?
Tria: È vero, il mio interesse per la Cina è iniziato molti anni fa, ma non la definirei una 'vocazione'. Sono sempre stato interessato ai cambiamenti economici e sociali e alla fine degli anni settanta dello scorso secolo ero un giovane ricercatore all'Università di Roma quando chiesi di andare a Pechino per portare avanti un periodo di ricerca sull'economia cinese. Vi rimasi quasi due anni, dal 1977 al 1979, lavorando anche presso la Casa editrice in lingue estere di Pechino, ed ebbi la fortuna di vivere i primi esperimenti di riforma economica. Scrissi allora una monografia sulle Riforme economiche in Cina.

Guardando indietro nel tempo come non posso ammirare, intellettualmente ed emotivamente, un paese grande come un continente che è riuscito in pochi decenni a fare cosi tanti progressi fino a diventare la prima economia del mondo in una condizione di relativa stabilità sociale? Inoltre è un paese e un popolo che, come l'Italia, ha dietro di sé millenni di civiltà. In Cina gli italiani possono parlare di passato e di futuro.

Fra pochi giorni Lei si recherà in Cina, per la sua prima visita ufficiale al di fuori dell'Europa in qualità di ministro. Perché ha scelto proprio la Cina? Quali sono i motivi principali?
Tria: Ho scelto la Cina per due motivi. In primo luogo, il governo italiano ritiene importante rafforzare il dialogo economico e la cooperazione tra Roma e Pechino e credo che esistano ampi margini per ampliare la collaborazione tra i due Paesi in molti settori economici di reciproco interesse. Più in generale, e questo è il secondo motivo, ritengo importante rafforzare il dialogo tra Europa e Cina sulle grandi questioni strategiche poste dalla globalizzazione. Questioni che richiedono un rafforzamento della cooperazione internazionale tra le principali aree economiche del mondo e soprattutto comprensione reciproca e collaborazione tra i governi per le grandi sfide poste dalla ricerca di uno sviluppo sostenibile. La Cina è un attore fondamentale negli equilibri mondiali e l'Italia ha un grande interesse nazionale nella stabilità e apertura dei mercati, ed è nella sua tradizione svolgere un ruolo in questa direzione.

Come valuta la cooperazione economica tra Cina e Italia in questi ultimi anni?
Tria: Negli ultimi anni i rapporti di collaborazione e commerciali si sono intensificati. Lo scorso anno la visita del presidente Mattarella in Cina ha dato nuovo impulso al dialogo e la nostra missione è in continuazione ideale con essa. Ulteriori opportunità potranno derivare dai recenti progressi registrati nell'economia cinese, dalle riforme strutturali volte alla modernizzazione del Paese e ad agevolare l'accesso al mercato. In molti settori economici vi sono eccellenze produttive complementari tra i due Paesi che possono essere sfruttate nell'interesse reciproco. Sono in forte crescita gli scambi commerciali e vi è ampio spazio per aumentare gli scambi nei campi culturale, dell'istruzione e della ricerca scientifica. Questa mia visita in Cina spero possa dare un contributo al rafforzamento complessivo dei rapporti bilaterali.

Guardando al futuro, il ministero dell'Economia e delle Finanze cosa farà per intensificare questa cooperazione?
Tria: Nel 2020 celebreremo il cinquantesimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra Italia e Cina. Questa ricorrenza segna il percorso per rafforzare la partnership tra i due Paesi, attraverso una cooperazione più approfondita in settori chiave. Sono certo che la capacità imprenditoriale italiana potrà trovare facilmente punti di incontro con le priorità strategiche definite dalla autorità cinesi. Da parte del ministero che rappresento vi sarà un sostegno attento, assieme agli altri ministeri competenti, ad ogni iniziativa imprenditoriale diretta a rafforzare con reciproco vantaggio lo sviluppo economico dei due Paesi. In Particolare il ministero dell'Economia e delle Finanze sosterrà lo sviluppo delle relazioni finanziarie tra i due Paesi, guardando sempre all'interesse reciproco nella salvaguardia della stabilità finanziaria.

I giornali italiani sostengono che la Cina potrebbe diventare il nuovo investitore del debito pubblico italiano, in vista della fine del piano di acquisiti di titoli di Stato da parte della BCE. Conferma ciò?
Tria: In questi giorni la stampa italiana ha sostenuto questa tesi che però non corrisponde al mio pensiero. Nella mia visita in Cina avrò incontri istituzionali, incontrerò il mio omologo, il ministro Liu Kun, il governatore della People's Bank of China e molti altri rappresentanti delle autorità finanziarie e monetarie cinesi. Obiettivo della missione, lo ripeto, è quello di rafforzare ulteriormente i rapporti economici tra i due Paesi, che possono trarne reciproco vantaggio, non certo quello di cercare compratori per i titoli del debito pubblico. Non abbiamo questo problema. Gli investitori cinesi valuteranno se acquistare i titoli italiani, esattamente come faranno gli investitori di altri paesi o gli investitori italiani. Fino ad oggi chi lo ha fatto non si è pentito e sono fiducioso che il giudizio positivo sulla stabilità finanziaria dell'Italia si rafforzerà nel momento in cui si concretizzerà la politica di bilancio del governo italiano.

Cinque anni fa la Cina ha lanciato "La Nuova Via della Seta". Come valuta questa iniziativa strategica? Potrebbe essere un'opportunità per l'Italia?
Tria: "Una cintura e una via" è un'iniziativa potenzialmente di grande trasformazione per tutte le maggiori aree del mondo. È un grande progetto di cooperazione internazionale diretto a connettere economie e popoli. I principi del libero mercato, del multilateralismo e dello sviluppo sostenibile, alla base della 'Nuova Via della Seta', sono da noi accolti con grande favore e condivisi. Sicuramente il progetto rappresenta un'opportunità che l'Italia vuole cogliere a tutti i livelli, sia sul piano economico sia sul piano del contributo per la realizzazione di una grande area di coesistenza e collaborazione pacifica tra culture e popoli. D'altra parte la Via della Seta ha come terminale naturale ed ideale proprio l'Italia e certamente l'Italia si candida come terminale principale della via marittima.

In questo periodo assistiamo a frizioni commerciali tra la Cina e gli Stati Uniti, e secondo molti osservatori ci sarebbe anche una escalation nel prossimo futuro. Secondo Lei, quali sono gli effetti e le conseguenze sull'economia italiana dei dazi posti dal governo USA e del nuovo protezionismo?
Tria: Le politiche protezioniste non giovano all'economia e in genere portano danno a tutti i paesi coinvolti. È bene quindi sviluppare un dialogo che consenta di superare ogni incomprensione e rafforzare il libero scambio. L'economia italiana sarebbe sicuramente danneggiata dall'affermarsi di politiche protezionistiche, sia direttamente sia indirettamente, poiché quella italiana è un'economia di trasformazione, che ha sempre prosperato nei periodi di sviluppo del commercio internazionale e di apertura dei mercati. Siamo il secondo paese manifatturiero europeo che vive di importazioni ed esportazioni.

In novembre si terrà a Shanghai la prima edizione di "China International Import Expo", la prima fiera in Cina dedicata esclusivamente all'importazione di prodotti e servizi. Anche il presidente Xi ne parlerà. Quali prospettive per l'Italia dà questo evento?
Tria: Sono certo che sarà un evento al quale l'Italia sarà rappresentata ai massimi livelli dell'imprenditoria. Il made in Italy ne trarrà beneficio. E anche la Cina avrà occasione di apprezzare le capacità dell'industria e delle tecnologie Italiane.

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