Il testo dell'articolo è il risultato di una procedura di conversione testuale automatica che può generare degli errori nel testo. di CARLO FUSI IN UNA intervista al Messaggero, Giulio Tre monti avverte la sinistral le politiche di deficit aumentano la disuguaglianza e dunque non possono essere invocate. «La vera moralità dice il titolare dell'Economia sta nella saidezza del bilancio dello Stato». Tremonti conferma i giudizi su Fini e D'Alema («Due statisti»); ribadisce il rapporto con Bossi («11 federalismo fiscale è ineludibile») e soprattutto rigetta la valutazione di Veltroni secondo cui il berlusconismo è finito: «Bcrlusconi è il contrario dell'anti-politica, incarna una delle forme pi nuove della democrazia post-Novecento». A PAG. .3 «Abbiamo un sistema bancario pi forte rispetto ad altri Stati. L NT E Ri! [STA «11 sistema politico italiano si basa su un go emo assicurazioni pi solide, un assetto pensionistico pi aflidabile» percepito in Italia e all'estero come forte e stabile» Tremonti: «La crisi è reale ma litalia pu uscirne pi forte» «Riforme condivise nell' interesse del Paese, fondamentale il federalismo» MASSIMO: LE PASSIONI . LA DEVOLUTION BERLUSCONI UNO STATISTA DI VELTRONI . FISCALE OLTRE GLI SCEMI «a compreso pi luc iamente di altri la crisi italiana nel contesto globale» QUEL CROLLO DEL 1929 «Nella crisi generale, rispetto agli alti Paesi noi abbiamo elementi diforza e di stabilità» «Napolitano ha definito ineludibile ilfederalismo fiscale» BOSSI L'INTUIZIONE IL RIVOLUZIONARIO DI FINI E D'ALEMA «E ossi è l'essenza «anno capito stessa della politica la necessità reale, E' un rivoluzionario non rdorica, saggio» delle riforme» di CARLO FUSI ROMA il meno che si pu dire è che nel Palazzo quella defmizione secca ritagliata per Fini e D'Alema: «due statisti», ha fatto colpo. Giudizio peraltro espresso in un intervento fatto alla Camera per illustrare la manovra economica che Moatecitorio voterà la prossima settimana. E' stato un discorso durato un'ora, ascoltato in silenzio e con rispetto dall'aula, e alla fine del quale in molti si sono congratulati con lui, anche dai banchi di sinistra. Magari un altro al posto suo potrebbe mettere punto qui e rimuginare con qualche soddi sfazione su quei refoli bipartisan, Tre- monti no, non è così. Chi lo conosce sa che non è il facile applauso ci ricerca: meglio, molto meglio la ruvidezza delle cose concrete, che fanno sostanza e, nel suo caso, azione di governo. «Quel giudizio - L'INTERVISTA 11 ministro dell'Economia a tuffo campo: «Servono riforme condivise» Tremonti: la crisi c'è, ma l'Italia pu resistere «Banche, assicuraziom, famiglie e rndustria sono piu solide che m altn Paesi» «Di Veltroni apprezzo pi la generosità delle passioni che la profondità delle analisi» «E' una figura straordinaria, un leader popolare post-ideologico» *** Tremonti spiega-altro nonè che una verità. Una verità che si verificherà a partire da settembre, nella stagione e nella strategia delle riforme che si aprirà, dopo l'estate. Fini e D'Alema hanno capitolo spirito del tempo che stiamo vivendo, barino compreso l'urèenza, la necessità reale, non retorica. delle riforme». Già ministro, ma in quel discorso non ha citato il suo amico Umberto Bossi. Non lo considera uno statista? «Non ne ho parlato perché era pres pposto. In ogni caso non mi avrebbe capito, anzi mi avrebbe rimbrottato se lo avessi definito come uno statista. Bossi è qualcosa di diverso, è un politico: è l'essenza della politica. E' un rivoluzionario saggio. Nell'Ottocento tipi così si descrivevano sui libri come uomini con il fuoco nel cervello . Adesso ha in pi la saggezza nel cuore, e cambierà in meglio il nostro Paese». Per anche Berluscoui è assente dalla sua shon list. Neanche lui è uno statista? «Berlusconi è diverso da tutto e da tutti. E' di pi , è sopra, è oltre. E' una figura politica, oltre che umana, straordinaria. Non solo in Italia; anche all'estero. E credo di sapere quello che dico. E' una persona di cui si sa già. mentre è ancora qui tra noi, che entrerà nei libri di storia. E' stato ed è un'avanguardia della politica Finito il Novecento. badute le ideologie con i loro apparati, Berlusconi incarna una delle forme nuove e possibili della democrazia. Assai di pi e meglio della tecnocrazia, ovvero dell'unti-politica. Della tecnocrazia come si è presentata al principio di questo secolo, cioè variante o replica post-modema dei ceti nobiliari e proprietari dell'Ottocento e del loro voto censitario, Berlusconi ha rotto e rompe questi schemi presentandosi come la figura eroica ed eponima del leader popolare, post-ideologico. Con un suo proprio fortissinio apparato di valori in dividuali e libertari, tradotti nella fortissima capacità di organizzare una macchina politica e di applicarla: il caso dci rifiuti a Napoli ed il suo straordinario successo parlano da soli. La cifra dominante di Bedusco ni è nel suo rapporto diretto - diretto.perchè non mediato dall'ideologia - ma comunque democratico con le masse popolari. Le masse non sono in rapporto passivo con Bedustoni nel senso che lo subiscono: al contrario sono in rapporto attivo con lui perchè lo votano, E non per magia mediatica. Non è che Berlusconi ha i media, Meglio: non è tanto rilevante he egli abbia una parte dei media. Sono tutti i media che magn etica- mente vanno da Beriusconi per diritto o per storto, per giudizio o per pregiudizio. E l'effetto finale è quello di un voto popolare che non solo si ripete da 14 anni ma che si manifesta con forza via via crescente». Giudizio, diciamo così, alquanto impegnativo. Vorrei sapere come la mette con Veltroni che dice che il berlusconismo è fmito... «Di Veltroni apprezzo pi la generosità delle passioni, che comunque è un valore politico, che la profondità delle analisi. Comunque non condivido questa sua valutazione sulla fenomenologia politica di Silvio Berlusconi. Credo di pi a quella che ho illustrato poc'anzi». Va bene. Ma com'è che allora sui giornali si insinua di una sua crescente distanza con Berlusconi e perfino con Gianni Letta? «Conosco Silvio Berlusconi e Gianni Letta pi o meno dal principio degli anni 80. E da pari data loro conoscono me. Il rapporto politico e soprattutto - ed è l'elemento che conta di pi - quello personale, non è pi debole ma pi forte di prima». Lasciamo stare la maggioranza, ministro. Parliamo della sinistra. In una recente intervista, D'Alema, tra le altre cose, accenna ad una crisi della sinistra. Condivide? «Condivido. Per mio conte una analisi critica sulla traiettoria della sinistra post-moderna l'ho fatta nel mio libro La paura e la speranza . Non solo un libro sulla globalizzazione: dentro c'è anche una parte dedicata ai meccanismi ideologici e politici. In estrema sintesi e proprio usando il linguaggic ideologico del laburismo, c' scritto che l'errore ultimo - non l'ultimo degli erroi5 - della sinistra sia stato pensare che la sua funzione non fosse pi nel supportpeopiema nel support Inizinesz. Per questa via, l'errore è stato nell'indebolire lo Stato rispetto al mercato con il risultato di non supportare pi nè il people nè il business». Per per D'Alema esiste anche una crisi della destra... «Francamente la vedo pi come una eventualità che come unarealtà, Ma credo che fuori dalla dialettica della doppia crisi, il senso e il valore di quello che ha detto D'Alema stia nella prospettiva di crisi generale; e nel generale, di crisi particolare dell'Italia che egli analizza con lucidità. Nel 1995 ho scritto Il Fantasma c la povertà . Era appena partita la globalizzazione con l'accordo sul commercio mondiale sottoscritto nell'aprile del 94 a Marralcesh in Marocco, e nel libro c'era una profezia : l'Occidente esporterà capitali in Asia alla ricerca di mano d'opera a basso costo. Esporterà capitali ma importerà povèrtà e i nostri lavoratori saranno stretti nella morsa tra salari parametrati su valori che scendono via via verso i livelli orientali e costo della vita che resta occidentale . Quella profezia si sta avverando. Nell'ultimo sondaggio di Eurobarometro si legge che oltre il 60 per cento della popolazione europea ha paura della globalizzazione e sente arrivare la povertà, Il dramma è che la sentono arrivare anche i governi. Una volta si governava con il deficit pubblico; adesso anche i governi devono pagare il conto dei deficit passati cli devono ridurre. Vale per tutti ma soprattutto - per l'Italia che negli anni ha accumulato il terzo debito pubblico del mondo senza essere la terza economia del mondo». E in un quadro così pesante, quale deve essere la responsabilità della politica? E la sua, ministro? «Per quanto mi riguarda, oggi la responsabilità prima della politica e del governo è concentrata sulla difesa del bilancio pubblico. E' anche per questo che abbiamo scelto di stabiizzarlo su tre anni e di chiuderlo prima dell'estate. Immagini cosa sarebbe stato restare per tutto l'autunno a saldi aperti , *** eticamente con una manovra incompleta e aperta per tre mesi a tutte le sollecitazioni e pressioni. Ci che abbiamo ben chiaro è clic nelle crisi l'ultima istanza, la forza dominante da conservare a qualsiasi costo è quella del governo. Siamo in una fase storica in cui la forza della mano pubblica è destinata ad essere insieme prevalente e rassicurante. La fiducia e la sicurezza sulla forza dello Stato e sulla stabilità del bilancio pubblico marcano anche urta svolta politica. E' sempre pi chiaro che c'è pi moralità in un macchinario prodotto dal duro lavoro fatto in un capannone piuttosto che in un derivato fmamziario. C'è pi moralità e forza generale nella serietà e stabilità dei conti pubblici che nella illusione finanziaria, nella demagogia, nel deficismo». Già. Ma la sinistra non rinuncerà alle sue parole d'ordine: chiederà comunque al governo pi soldi pubblici e buste paga pi pesaiiti. Il suo è un no senza appello? «Noi stiamo facendo tutto il possibile. Non ci sono tesoretti. Crediamo nella saggezza profonda degli italiani, non crediamo perci che compreranno promesse usate . La sofferenza c'è, lo sappiamo e lo vedia- mo tutti. Ma non scenderebbe, anzi crescerebbe -. e con essa l'ingiustizia - facendo pi deficit». Ministro, è noto che qualcuno le rimprovera accenti esageratamente pessimistici, tipo il riferimento al 29. Le chiedo: dove si ravvisa la forza del sistema Italia? «Nella crisi generale, l'Italia rispetto agli altri Paesi haelementi differenziali positivi di opportunità, di stabilità, di forza. Ed è bene cominciare a parlare anche di questi. Abbiamo un sistema bancario pi forte e pi stabile rispetto ad altri Stati: non è certo un caso se le due maggiori banche italiane sono salite in graduatoria fmo ad essere tra le prime dieci del mondo. E' una cosa straordinaria, Comunque e soprattutto è nell'insieme che il nostro sistema bancario è pi solido di altri sistemi. Il nostro sistema assicurativo è molto pi solido di altri. Le famiglie italiane sono meno 11 ministro dell' Economia Giulio Tramonti *** vediamo indebitate, per loro virt storica, rispet to a quelle di altri Paesi». Sì per tantissime sono in sofferenza per la crescita dei mutui: parte del risparmio svanisce li... «L,a mossa che abbiamo fatto sui mutui, con la rata fissata al 2006, prima della crisi, ha messo le famiglie al riparo dai continuo aumento del saggio di interesse. Non è stato mi miracolo, ma un po' di ossigeno certo sì. E questo viene progressivamente riconosciuto. Continuo nell'elenco dei punti di forza. Il sistema pensionistieo italiano è comunque pi affidabile di tanti altri: a differenza che in altri Paesi, il crollo delle Borse non ridurrà per contagio illvelli pensionistici , Poi c'è l'industria. Una sbagliata politica di privatizzazioni ha indebolito le nostre infrastrutture . Abbiamo fatto gli Spezzatini in un Paese solo, mentre gli altri si consolidava- no. Abbiamo fatto i nocciolini su cui si sono mossi i capitalisti seiìza apitali ma con i debiti. Debiti fatti non per costruire cose nuove ma per comprare cose che c'erano. già. E tuttavia la gran parte dell'industria italiana non è indebitata e si è ristrutturata; conserva le sue caratteristiche di dimensione ridotta ma si è mossa e si muove con forte vitalità>,. Manca la politica. E' il nostro sistema politico l' anello debole della catena? «No, Il sistema politico italiano sibasa sudi un governo percepito in Italia e all'estero comunque come forte e stabile, E la strategia delle riforme condivise con l' opposizione potrà rafforzare non tanto il governo quanto soprattutto, e nell'interesse generale, il Paese». Quando parla di riforme condivise cnn l'opposizione si riferisce al federalismo fiscale? «Non solo, Ma certo il federalismo fiscale è fondamentale. Ed è fondamentale che il capo dello Stato lo abbia defmito ineludibile ». *** consolidavano.