Jean Monnet: Oggi e’ la prima volta che l’Alta Autorita’ si riunisce con le maestranze produttive nel luogo stesso del loro lavoro. Le frontiere tra Germania, Francia, Italia, Paesi Bassi, Lussemburgo e Belgio saranno rimosse per l’acciaio. Non vi sara’ piu’ carbone o acciaio tedesco, francese o belga, vi saranno semplicemente carbone e acciaio europeo. E’ questa una delle contribuzioni essenziali che i popoli d’Europa apportano alla causa della pace. Per commentare questa frase di Jean Monnet pronunciata nel maggio 1953, oggi ospite di “In Europa” il ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa. Benvenuto ministro Tommaso Padoa-Schioppa: Grazie, buongiorno Queste sono puntate speciali nelle quali noi ricordiamo i 50 anni dell’anniversario dei trattati di Roma e lo facciamo avvicinandosi al 25 marzo. Ministro quello che diceva poco fa, come abbiamo sentito dalla voce di Jean Monnet, carbone e acciaio europeo, è stato questo il modo di arrivare alla pace di garantire questi 50 anni di pace in Europa. Tommaso Padoa-Schioppa: Quello è stato l’inizio, l’intuizione geniale di Jean Monnet e’ stata duplice, la prima e’ stata quella di fare dell’oggetto del conflitto il terreno dell’incontro; il carbone e l’acciaio di cui l’Europa era ricca proprio in quella regione che sta fra Belgio Germania Lussemburgo Francia in cui si erano combattute le ultime tre guerre fra il 1870 e il 1945, quella regione e’ diventata, per le sue risorse di carbone e di acciaio, la regione dell’unione, la regione dell’incontro; l’altra grande intuizione e’ stata quella di creare su un oggetto specifico e apparentemente limitato, come erano il carbone e l’acciaio, la piena realizzazione di un unione soprannazionale di un potere superiore a quello degli stati e quindi di sperimentare, sia pure su un oggetto circoscritto, che cosa vuol dire veramente unirsi. Secondo lei l’Europa pensata da Jean Monnet è l’Europa che oggi faticosamente di costruisce. Tommaso Padoa-Schioppa: Nell’Europa intanto molto si è costruito, non è solo l’Europa che si costruisce, in gran parte l’Europa che è stata costruita e non c’è dubbio, secondo me, che questa Europa, quella che si è già costruita e quella che si deve ancora costruire, si fonda sul pensiero e sull’azione di due grandi personalità, una è Jean Monnet e l’altro e Alfiero Spinelli. Entrambi con due visioni diverse e in qualche modo ognuno ha portato qualcosa a questa Europa Tommaso Padoa-Schioppa: Si, nella rappresentazione che si fa di solito le due visioni sono diverse, , quella di Jean Monnet viene chiamata visione funzionale, funzionalista e cioè di cercare l’unione attraverso l’esercizio in comune di certe funzione come presenta l’amministrazione del carbone e dell’acciaio o dell’energia atomica; mentre la visione di Spinelli viene considerata una visione costituzionale, cioè più simile a quella con cui si sono fatti gli stati nel 700 e nell’800 attraverso un processo costituzionale non progettuale su un singolo settore, Però avevano in comune l’idea che la cosa da fare era l’unione degli stati d’Europa, l’unione politica. J ean Monnet chiamò il suo comitato comitato d’azione per gli stati uniti d’Europa, quindi c’erano differenze di metodo non contrarie, differenze di metodo per un obiettivo comune. Ministro Padoa-Schioppa noi ci avviciniamo, fra due settimana sarà il 25 marzo, si celebreranno i trattati di Roma, la firma a Roma, lei ha un ricordo personale di quel 25 marzo? Tommaso Padoa-Schioppa: Io ho un ricordo personale molto preciso perché avevo 17anni facevo la prima liceo a Trieste e quella firma fu commentata, anzi ci fu un’informazione, un commento attraverso la radio interna al liceo che frequentavo allora da parte di uno dei nostri professori di storia e filosofia che spiego a tutto il liceo che ascoltava nelle classi che cosa era successo a Roma quel giorno e qual’era l’importanza di creare una comunità economica europea un mercato comune attraverso un trattato. Posso dire di ricordare quell evento dal primo giorno, anche se ero un ragazzo Quindi una scuola gia impegnata da questo punto di vista, cioè a guarda l’Europa la scuola di allora l’Italia? Tommaso Padoa-Schioppa: Penso che tutta l’Europa , certo tutta l’Italia era impegnata l’idea di un unione europea era un idea che aveva una grandissima rispondenza nell’animo dei cittadini nel 1957, i ricordi della guerra erano vivissimi, c’erano ancora macerie nelle città, Trieste era ridiventata una città pienamente italiana da soli tre anni e quindi partecipava anche in questo senso particolare. Del resto, nonostante quello che si dice, ancora oggi i sondaggi periodici che fa l’eurobarometro dicono che c’è una grandissima maggioranza dei cittadini europei che vogliono l’unione europea compiuta. Agganciamo proprio a questi cittadini, lei ministro che conosce benissimo tutte le euro istituzioni e ha lavorato dalla commissione di Bruxelles alla banca centrale di Francaforte, è convinto che effettivamente che queste euro istituzioni lavorino per farsi sentire dai cittadini, oppure dai cittadini oppure sono troppo lontane. Tommaso Padoa-Schioppa: La capitale di una grande unione di tipo federale com’è l’unione europea è naturalmente più lontana dai cittadini di quanto sia il municipio del comune in cui ciascuno vive. Però ogni cittadino c’è un governo vicino che è quello del comune, c’è un governo un po’ meno vicino che è quello della regione, poi c’è la capitale e poi c’è Bruxelles. Questo è vero anche negli Stati Unititi, Washington è sentita come un’entità lontana dai cittadini spesso e una parte della polemica politica degli Stati Uniti, è una polemica contro Washington. Dobbiamo, da questo punto di vista, accettare il fatto che il governo piu’ alto è anche per certi versi il governo piu’ lontano e questo governo più alto certo deve farsi sentire dal cittadino e certo deve contribuire in modo efficace a risolvere quei problemi che gli sono affidati, se questo lo fa il cittadino lo sente. Ministro Padoa-Schioppa passiamo alle riforme istituzionali, se ne parlava i questi giorni anche nel vertice europea, il trattato da rilanciare, fino a che punto effettivamente semplificherà questo funzionamento e poi fino a che punto si può arrivare dalla dichiarazione di Berlino che aveva escluso la costituzione europea. I paletti per arrivarci vanno sempre più avanti. Tommaso Padoa-Schioppa: L’Europa ha bisogno di una costituzione, in una certa misure ce l’ha già perché i trattati vigenti sono una specie di costituzione tant’è che sono leggi più forti delle leggi nazionali per esplicita e formale dichiarazione di tutte le corti costituzionali nazionale però non e’ una costituzione compiuta e questo trattato fa fare importanti passi avanti anche se non arriva fino alla meta finale di un’unione politica europea. Io penso che il trattato contenga possibilità di semplificazione, come lei dice, perché, per esempio, la procedura per fare le leggi europee, è una procedura estremamente complessa, verrebbe semplificata dall’entrata in vigore del trattato. Penso anche che il trattato sia una tappa e non sia ancora il punto di arrivo. Lei è stato uno dei protagonisti del passaggio all’euro. Cosa manca alla moneta unica perché possa essere considerata da tutti un vero successo? Tommaso Padoa-Schioppa: L’euro e’ un vero successo, nessuno mette in discussione che l’euro e’ la moneta che ci appartiene che portiamo in tasca con la quale facciamo i conti gli acquisti, viaggiamo nel mondo, a una moneta non si chiedono voli di poesia si chiede di essere una cosa pratica che funziona e che la gente usa considerando perfettamente naturale il fatto di usarla. Tutto questo per l’euro c’è, quello che vogliamo sono altre cose dell’economia oltre a questa e cioè vogliamo più crescita, vogliamo più dinamismo economico più capacità di esportare, più innovazione, miglioramento delle strutture sociali, queste sono cose fondamentali ma non dipendono dall’euro, l’euro le consente. Però c’è l’euro e non c’è una politica economica comune in Europa, è un’altra anomalia? Tommaso Padoa-Schioppa: Anche questa cosa non va esagerata, certo se noi avessimo una difesa comune, una sicurezza comune, una politica comune dell’energia, della ricerca, dell’ambiente avremmo anche bisogno di risorse comuni e quindi avremmo un bilancio dell’unione europea di dimensioni più ampie di quello attuale, magari non tanto più ampie ma del 2 del 3 per cento anziche del 1virgola qualcosa che abbiamo adesso rispetto al nostro prodotto complessivo e questo bilancio sarebbe anche un agente di politica economica europea. Naturalmente non si può gonfiare il bilancio per il gusto di fare politica economica, bisogna dare all’unione certe competenze e allora ci saranno anche le risorse e ci sarà anche la politica economica. Ma poi la politica economica e fatta di tante altre cose alcune delle quali ci sono già piu’ integrazione del mercato, più concorrenza, più frontiere aperte in molti campi queste sono cose che hanno fatto grandi passi ma altri ne devono fare. A 50 anni dalla firma dei trattati di Roma, noi chiediamo ai nostri ospiti, soprattutto a lei, ministro abbiamo fatto la scorsa settimana con il presidente Prodi, qual è il suo sogno per l’Europa, il suo augurio anche? Tommaso Padoa-Schioppa: Il sogno è l’augurio che questo cammino si concluda prima che ci si dimentichi delle tragedie che hanno aperto gli occhi a tutti sulla necessita di compierlo una persona della mia età si ricorda ancora la guerra e le città distrutte, persone che hanno l’età dei miei figli questo ricordo non ce l’hanno e quasi certe volte pensano che l’Europa sia una cosa già fatta di cui possono godere che non richiede un loro impegno per realizzarsi compiutamente e il mio sogno è che questo impegno venga e che la generazione di chi oggi ha 40 anni, 30 anni , 20 anni sappia che deve completare questo cammino. Noi ringraziamo il ministro Padoa-Schioppa per essere stato con noi “In Europa” grazie.