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Su Mps linea prudente rispettando il mercato

Lettera al «Corriere» di Padoan: «Tra lo Stato interventista e lo Stato attendista che si sono alternati nei decenni passati, questo Governo ha scelto il ruolo del facilitatore attivo, nel rispetto del mercato e dell’autonomia dei soggetti privati»

Corriere della Sera - 04/10/2016

di Pier Carlo Padoan, Ministro dell’Economia e delle Finanze

Caro Direttore,
il settore bancario è al centro del dibattito economico e sono numerose le sollecitazioni al Governo perché chiarisca l’orizzonte della sua azione. Credo quindi utile condividere i principi che stanno ispirando le iniziative del Governo in questa fase e il contesto in cui prendono forma. Occorre avere presente innanzitutto che ci troviamo in una situazione nuova sotto due aspetti: gli interventi pubblici sono ora regolati dalla direttiva europea BRRD che vieta di salvare banche con soldi pubblici e la vigilanza sugli istituti di credito è passata dalle autorità nazionali alla Banca Centrale Europea. Questi cambiamenti intervengono in un contesto fragile.

In Italia — dove una crisi economica profonda e lunga ha lasciato dietro di sé una eredità fatta di crediti deteriorati — come altrove. Ogni Paese dell’Unione europea manifesta criticità ascrivibili a caratteristiche nazionali, che vanno superate per conseguire nella sostanza una unione bancaria che non è ancora completa. In questo quadro sono impraticabili, e peraltro non necessarie, le spesso invocate e presunte “soluzioni finali” con massicce iniezioni di soldi pubblici.

Il Governo italiano ha introdotto misure che aiutano ad affrontare problemi specifici e possono favorire il superamento di questa fase. Lo schema di garanzia pubblica sulla cartolarizzazione delle sofferenze è stato approvato dalla Commissione europea e comincia ad essere utilizzato così che questo mercato possa finalmente attivarsi a condizioni eque. In questa stessa direzione opera la semplificazione delle procedure di recupero dei crediti. Ma a caratterizzare il ruolo del Governo in questa fase non sono singole misure o interventi specifici. È piuttosto un metodo (applicato anche ad altri settori) fatto di confronto tra operatori, di dialogo tra gli stakeholder, di incontri con i soggetti che possono contribuire a costruire strumenti e iniziative nuovi. Quando il mercato stenta a mobilitarsi in vista di un interesse comune, il Governo non intende sostituirsi all’iniziativa privata ma può fungere da facilitatore del dialogo e rimuovere ostacoli oggettivi, agendo sul funzionamento dell’amministrazione pubblica e su regole inefficaci.

Non c’è alcuna interferenza dei poteri pubblici nell’autonomia dei soggetti privati: nel settore bancario i singoli istituti scelgono se partecipare o meno a iniziative comuni e sono assolutamente indipendenti nella determinazione dei propri obiettivi e dei piani per realizzarli, anche quando passano attraverso processi di ristrutturazione e di interventi sul capitale. Quando necessario il Governo ha impresso un’accelerazione a questi processi innovando il quadro normativo, per esempio imponendo al segmento delle banche popolari una radicale trasformazione che favorisce la trasparenza e il consolidamento. Ma il management è chiamato ad agire in modo tempestivo soprattutto dagli azionisti e dagli stakeholder. Laddove lo Stato è azionista, questo ruolo viene esercitato dal Governo in modo prudente, fornendo un sostegno vigile all’attuazione efficace dei piani elaborati dall’azienda.

Nel settore bancario l’unica partecipazione è in Mps. E il comportamento del Governo nel caso particolare è stato coerente con il modello generale: la banca ha presentato alla Bce le linee guida di un piano valido, convincente, nel quale il consiglio d’amministrazione crede e che gode del sostegno dell’azionista principale. Tra lo Stato interventista e lo Stato attendista che si sono alternati nei decenni passati, questo Governo ha scelto il ruolo del facilitatore attivo, nel rispetto del mercato e dell’autonomia dei soggetti privati. A questi è rimessa la capacità di reagire alle difficoltà, l’imperativo dell’innovazione, il dovere di cogliere l’opportunità offerta dallo sforzo del Governo di mettere le regole al servizio dei cittadini e degli operatori economici.

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