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Evoluzione e riforme del sistema bancario italiano

 

 

Il sistema bancario italiano

Nonostante la lunga recessione, il sistema bancario italiano è solido ed ha dimostrato una buona capacità di resilienza, ha saputo cioè resistere ai contraccolpi e adattarsi ai cambiamenti. Tuttavia il prolungamento della profonda crisi finanziaria ed economica fino al 2014 – che ha provocato una caduta del PIL di quasi il 10% e un calo di un quarto nella produzione industriale – ha incrementato l’entità dei crediti deteriorati presenti nei bilanci bancari (o NPL: Non Performing Loans), oltre i livelli medi riscontrati nella altre economie avanzate. Il dato aggregato sui crediti deteriorati va tuttavia letto alla luce dei tassi di copertura con garanzie del debitore che in Italia sono molto superiori a quelli che si registrano in altri Paesi. Una rappresentazione corretta dello stato di salute delle banche italiane è fornita dalla comparazione internazionale. In questo quadro gli istituti di credito italiani sono in una posizione di vantaggio rispetto a quelli degli altri Paesi dell'Eurozona che, per esempio, risultano molto più esposti verso i paesi emergenti, i quali stanno affrontando una difficile fase economica. Il confronto con le banche degli altri paesi europei evidenzia, inoltre, come queste siano molto più esposte sugli strumenti finanziari derivati, responsabili della crisi finanziaria esplosa tra il 2007 e il 2008. Le banche italiane sono meno esposte delle altre anche verso il settore immobiliare, che pure ha innescato la crisi anche in alcune economie europee. Il sistema creditizio italiano è quindi solido nel suo insieme, sebbene presenti una criticità per l’elevato livello di crediti in sofferenza concentrato in alcune banche.
Nonostante la solidità d’insieme, il Governo italiano si è mostrato dal suo insediamento consapevole di alcuni limiti storici del sistema del credito: l’eccessiva frammentazione dell’offerta, la scarsa disponibilità di fonti finanziarie alternative al credito bancario e i tempi eccessivi di recupero dei crediti deteriorati. A partire dal 2015 sono stati introdotti radicali mutamenti nel settore bancario: la riforma delle banche popolari, l’autoriforma delle Fondazioni bancarie sostenuta dal Governo, la riforma delle banche di credito cooperativo (BCC), l’introduzione del meccanismo di Garanzia sulla Cartolarizzazione delle Sofferenze (GACS), e la velocizzazione dei tempi di recupero crediti. Un insieme di misure che ha rinnovato e rafforzato profondamente il settore. Il Governo è intervenuto con una strategia fondata su tre assi:

  • consolidamento del settore bancario, attraverso la riforma delle maggiori banche popolari, la riforma delle Fondazioni bancarie, la riforma delle Banche di credito cooperativo. Banche più grandi, più forti e più trasparenti, sosterranno la ripresa forniranno servizi migliori a famiglie e imprese e gestiranno con più efficienza i crediti deteriorati;
  • riduzione dei tempi di recupero dei crediti, che in Italia sono storicamente più alti che altrove. L’implementazione del processo civile telematico e dei "tribunali delle imprese" sta producendo importanti risultati; nel 2015 è stata introdotta una prima revisione delle procedure concorsuali e sono in corso di introduzione altre misure in questa direzione, in attesa della più ampia riforma della legge fallimentare. Questi interventi riducono i costi di recupero crediti e migliorano il prezzo potenziale dei crediti deteriorati in caso di cessione;
  • pacchetto "finanza per la crescita", una serie di misure che il Governo ha messo in campo per "aprire" canali di finanziamento alternativi alle banche. Società di cartolarizzazione, fondi di credito e compagnie di assicurazione possono ora concedere credito alle imprese. IVASS e Banca d’Italia hanno emanato i testi in attuazione delle norme che permettono ai nuovi attori di entrare nel mercato del credito. Gli investitori basati in UE non pagano più la ritenuta d’acconto sui finanziamenti a medio e lungo termine.
 

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