Il testo dell'articolo è il risultato di una procedura di conversione testuale automatica che può generare degli errori nel testo. Source : CORRIERE DELLA SERA Page of Review : 0 Page of Document : 2 Page of NewsPaper : 34 Category :ECONOMIA E POL. INTERNA Author :PROFUMO ALESSANDRO RASSEGNA FLASH Abstract: POLITICA ECONOMICA La Finanziaria? Va nella dirczione siusta (// ALESSANDRO PROFUMO Caro direttore, seguendo i] ricco dibattito sulla legge finanziaria che si dipana ormai da settimane si ha la sensazione che si vada parzialmente smarrendo il punto da cui, a mio avviso, deve partire ogni valulazìone: Ja realtà, cioè, di un Paese che ha accumulato un enorme debito pubblico e allo stesso tempo ormai da oltre un decennio registra una crescila economica modesta. Di fronte a questo doppio handicap, è difficile negare la necessità di riforme profonde: dalle pensioni, alla pubblica amministrazione, alla finanza locale. Ma ciò a patio di non perdere di vista l'urgenza primaria che è lo stop ali' espansione del debito pubblico. Si tratta di una inversione di tendenza che va assicurata con interventi dall'esilo certo mentre a sua volta, la dinamica del risanamento deve essere credibile per gli investitori, ma anche compatibile con la realtà di una società complessa e di una democrazia consensuale: e ciò implica attenzione ai costi sociali ed all'impatto distributivo delle diverse misure (che nel nostro caso si traduce nella necessità di preservare la competitivita delle nostre imprese, ma anche nel sostegno ai redditi più bassi, che hanno visto il loro potere d'acquisto eroso dall' inflazione). Condivido molte delle critiche mosse dai più autorevoli economisti; non c'è dubbio ad esempio che la manovra sia sbilanciala sul lato delle entrate, e che l'intervenlo sul Tfr, nella sua versione originale. non sia slato disegnalo nel migliore dei modi (il Tfr, per sua natura, è un prestito — una forma di indebitamento quindi e non un'entrata — anche se può essere contabilizzata come tale). Tuttavia, se l'obiettivo è quello del risanamento, non mi pare ci fossero molte alternative percor-ribili. Il debito ci costringe ad uno sforzo di rientro che, da qualsiasi verso lo si prenda, è politicamente poco digeribi- E' un dato ampiamente noto, ma poco richiamato in questi giorni, che la spesa per interessi — anche se resta al di sotto dei picchi raggiunti nei primi anni Novanta — rimane ormai da tempo stabile intorno al 5% del Pii. Vale a dire che assorbe da sola una cifra pari a quasi i due terzi dell'intera spesa sanitaria pubblica. E il problema non è solo il livello di spesa, ma la sua dinamica: essa dal 38,3% del 2002 si attesterebbe già al 40,3% nel 2006. Con la manovra, il governo si propóne almeno di interrompere Ìl trend crescente e riportare la spesa al livello (in relazione al Pii) del 2005. Alla luce di queste cifre, sono più ottimista di quanto lo sia stato Giovanni Sartori sul Corriere di ieri, e non vedo in questa Finanziaria un cedimento alle pressioni della sinistra estrema: di fatto, un approccio più radicale sul lato delle uscite avrebbe inevitabilmente compromesso alcuni equilibri strutturali. Seppure indebolito nel tempo, da oltre un decennio in Italia si è infatti avviato uno sforzo di correzione della finanza pubblica; il risultato è che, nel confronto con il resto d'Europa, il nostro Paese ha livelli di spesa non eccezionalmente elevati. La quota di spesa primaria sul Pii in Italia, nel 2005, si poneva al 39,9%: un livello che ci posiziona ben al di sotto della Francia (46,1%) e poco al di sotto anchedella Germania (41,2%). Se si considerasse poi la spesa corrente al netto non solo degli interessi, ma anche del capitolo previdenza (che, come è noto, ha una sua storia particolare che ha portato ad una incidenza elevata sul totale delle spese) il livello di questo aggregato risulterebbe piuttosto contenuto (poco sopra il 25% del Pii, contro il 29,4% in Germania e il 32,8% in Francia). Su questa base, l'Italia si situa al ter-z'ullimo posto nell'area Euro, al di sopra solo di Irlanda e Spagna. E' dunque un dato di fatto che, al di fuori di certe aree, la spesa totale in Italia non è del lutto fuori misura. E ciò si percepisce chiaramente anche dall'analisi delle singole aree di intervento: per la sanità, ad esempio, le misure proposte, pur portando «solo» complessivamente 3 miliardi di risparmi, sono piuttosto sostenute considerando il capitolo di spesa in sé (97 miliardi). Interventi più marcali porrebbero in questione la natura del servizio, mettendo in discussione l'universalità dei trattamenti. Ciò vale in parte anche per l'intervenlo sulla Pubblica Amministrazione che consente risparmi di 2.8 miliardi nel 2007, crescenti negli anni successivi. Anche in questo caso è una cifra apparentemente contenuta se paragonata al complesso della manovra e delle necessità (la correzione è di un punto di Pii e quindi 15 miliardi), ma considerevole rispetto al totale. Va poi tenuto presente che alcuni degli interventi per lo sviluppo erano quasi obbligati: il rifmanzia-mento dei cantieri per la Tav, ma anche il rifinanziamento degli interventi per le aree svantaggiate. Indipendentemente dalla composizione della maggioranza, dalla sua stabilità e dalla sua forza, interventi più ampi dovrebbero far parte di un disegno di modifica sostanziale dell'apporto dell'operatore pubblico e della fornitura dei servizi. È una discussione utile e politicamente necessaria, ma ritengo più produttivo che essa — a partire dall'anno prossimo — sia almeno in parte svincolata dalla urgenza del rientro dal debito pubblico. Le riforme richiedono un disegno complessivo, una precisa definizione, capacità di consultazione con le parti; è bene che ciò avvenga con una minore enfasi sulla generazione dei risparmi di cassa. Esiste chiaramente un trade offir-d efficacia immediata e capacità di incidere sugli equilibri di medio periodo. La presenza del set- tore pubblico nell'economia, il livello di pressione fiscale, il grado di intervento regolamentare in campi quali il mercato del lavoro, il livello di concorrenza sono scelte politiche essenziali. E rappresentano il vero banco di prova per un governo che si dichiara riformi sta. Nella Finanziaria si intravede appena la dirczione futura verso cui si intende procedere; ma, nelle circostanze attuali, nel valutare la manovra, non mi pare si possa fare a meno di considerare i vincoli esterni entro i quali essa è maturala. A mminisiratore. delegato Um'credit Group Reference date: 28/10/06 28/10/06 09.04