Il testo dell'articolo è il risultato di una procedura di conversione testuale automatica che può generare degli errori nel testo. Source : AVVENIRE Page of Review : 24 Page of Document : 1 Page of NewsPaper : 13 Category :ECONOMIA E POL. INTERNA Author :FATIGANTE EUGENIO RASSEGNA FLASH Abstract: Il viceministro: «Vociamo Nuove norme pronte nel sviluppare capitale sociale marzo 2007. Interventi per supplire alla crisi del sul patrimonio,!! nodo capitalismo nostrano» dell'Autorita di controilo Pinza: meno vincoli per il non profit Fondazioni, sipret)wala1eg^cheriformemparteM Aria nuova per il mondo delle associazioni e delle Fondazioni. E stata insediata al ministero dell'Economia la commissione che dovrà riscrivere quella parte (il Libro I-Titoìo II) del Codice civile che regola queste realtà non profit Una galassia sempre più forte e ramificata: l'ultimo censimento Istat ha contato - dati 1999 - 220mila istituzioni, mentre elaborazioni fatte nel 2005 dalla Fondazione Agnelli hanno stimato in circa 4mila le fondazioni. A occuparsi della materia (presiedendo la commissione) è il viceministro Roberto Pinza, che premette: «È importante' che questa riforma sia promossa, seppur assieme alla Giustizia, dal ministero dell'Economia. È un impegno un po' inusuale, ma serve a far capire che il governo sottolinea la rilevanza del non profit e la ricaduta anche economica delle forze compresse che ci sono all'interno del nostro sistema giuridico. Lo si è visto per le fondazioni ex bancarie: quando si da la configurazione giusta, la molla scatta. Si sviluppa cosi un capitale sociale, ancor più essenziale vista la crisi In Italia del capitale "tradizionale". Si tratta anche qui di far qualcosa per modernizzare il Paese, senza divic destra e sinistra». Pinza arriva in conferenza stampa, per presentare la commissione che predisporrà lo schema di legge-delega (vedi sotto), dopo una mattinata tutta dedicata a riunioni sui casi scottanti delle ultime ore (da Telecom ad Alitalia). Non si può fare a meno di chiedergli un giudizio anche sulla vicenda Telecom: «C'è poco da fare: il capitalismo familiare non tiene più, la sua fase ruggente è finita. E mi chiedo perché solo i mondi assicurativo e bancario abbiano capito che oggi, salvo casi eccezionali, le figure dei gestori vanno separate da quelle dei soci. Nell'industria, solo Merloni e pochi altri l'hanno compreso». Torniamo al Codice. Perché una riforma? In primo luogo perché le norme attuali risalgono al 1942. In alcuni casi sono inadeguate, rappresentano ormai un freno. E un'esigenza avvertita da tempo. Ci hanno già provato nelle ultime due legislature, per questo ci muoviamo SUDÌIO. La linea non è "disciplinare per regolamentare", ma per rimuovere vincoli, dare certezze e garantire l'autonomia del non profit, aiutandolo cosi a liberare risorse. Questo è un he] pezzo d'Italia, merita un aiuto. Autonomia ancor più vitale, dopo anni nei quali la politica ha tentato di mettervi le mani sopra. Come sarà declinata? Riducendo ai minimo necessario i poteri di controllo e potenziando al massimo le libertà di scelta. Il precedente delle fondazioni bancarie è utile: molti le volevano assoggettare a controlli di merito, alla fine si optò per un controllo di legalità. La vigilanza passerà (anche per le Fondazioni) a una specifica Autorità? È materia aperta. E lo era già al varo della legge sulle Fondazioni, quando queste furono sottoposte alTesoro fino a-che non sì fosse pensato a un.nuovo organismo. Ma va detto che più il regime diverrà ' ; autonomistico e meno avrà importanza la questione dell'autorità di controllo. Quali sono allora le questioni da rivedere? Direi quattro. Il patrimonio va regolamentato e, accanto a esso, c'è il tema della responsabilità degli amministratori rispetto ai soci. Quindi le dimensioni, perché non ha senso sottoporre aDe stesse norme attività che movimentano lOmila euro l'anno e altre che muovono mollo di più. Infine, il punto delicato di fissare fino a che punto queste strutture possono esercitare attività d'impresa. Sarà ripreso il lavoro dell'ex sottosegretario Vietti (Udc),che prevedeva in quest'ultimo caso anche il fallimento? Valuteremo, ma la CdL stia tranquilla: abbiamo deciso di prendere tulio quello che c'è di buono. Come metodo, nella prima fase la commissione lavorerà forte sui sistemi legislativi comparati: molto e^. stato tatto, a esempio, in Spagna. Vanno rilevati, tuttavia, i casi hei quali proprio'' una cattiva gestione imprenditoriale ha portato alla distruzione di patrimoni interi: per questo c'è un terzo d'Italia, al Sud, che non ha più fondazioni. Anche per questo l'idea prevalente è di non incidere sulle istituzioni che hanno già una loro normativa speciale. Sembra credere molto in quest'iniziativa. Si, ci crediamo nel non profit, come fattore di sviluppo e di coesione sociale. Il mondo non è tutto individuo e Stato, c'fe una realtà dei cosiddetti "corpi intermedi" che va emergendo: sono quelle che io chiamo le vittorie postume del cattolicesimo sociale. DA ROMA EUGENIO FATICANTE Reference date: 15/09/06 15/09/06 08.41