Il testo dell'articolo è il risultato di una procedura di conversione testuale automatica che può generare degli errori nel testo. Source : La Repubblica Page of Review : 1 Page of Document : 1 Page of NewsPaper : 10 Category :ECONOMIA E POL. ESTERA LA LETTERA ^PARLAMENTO LAVORA MAQUANTI RITARDI VINCENZO VISCO ^^ARO Direttore, ^yia discussione tra ie massime cariche dello Slato e il capo del governo sulla funzionalità del Parlamento pongono in luce un problema molto serio per la credibilità delle nostre istituzioni, del sistema politico, e della stessa democrazia parlamentare. E' indubbio infatti che il «sistema non funziona». E non da oggi. E' evidente che alla base vi sono problemi «politici»: maggioranze composite in cui i singoli partiti cercano visibilità puntando a modificare sempre e comunque le proposte governative o rallentarne l'iter in relazione alle pressioni e agli interessi (veri o presunti) deiproprisegmenti elettorali; opposizioni che pensano che bloccare sempre e comunque l'attività del governo e lo strumento migliore per dimostrarne limiti, difetti econtraddizioni. E anche la questione posta da Casini dell'attuale ridottissima maggioranza de! governo al Senato. Ma questo è un falso problema utile solo per la polemica politica. Infatti nei paesi di consolidata democrazia parlamentare non solo un voto in più viene considerato da tutti più che sufficiente per governare, ma sono proprio le opposizioni responsabili a garantire la funzionalità del Parlamento anche facilitando la coincidenza nei voti tra maggioranza politica e maggioranza numerica. Senza contare che da sempre esistono governi di minoranza. Ma al di là della politica non c'è dubbio che molte delle difficoltà sono di natura tecnica-organizzativa. Infatti non è affatto vero che il Parlamento lavori poco, o che i deputati e senatori siano dei fannulloni. E' vero invece che lavorano male, in modo disorganizzato, confuso e (soprattutto) frammentario, costretti dalle procedure vigenti a pestare l'acqua nel mortaio, accumulando frustrazione e senso di impotenza. La questione ha a che vedere con l'organizzazionedcì lavori, e quindi con i «regolamenti delle Camere", che continuano ad esprimere un a visione ottocentc-sca del Parlamento che poco ha a che vedere con il mondo di Inier-net e della globalizzazione. In particolare la funzione prevalente dei lavori d'aula costituisce un imbuto micidiale per il processo di decisione, che può essere rallentato e bloccalo con molteplici strumenti eaitività opportunisti-che (ostruzionisliche). Nesoffro-no i lavori delle commissioni, co-stretteariunirsi nei riiaglidi tempo, che viceversa in tutti i Parlamenti rappresentano il luogo in cui le misure proposte vengono approfondite e in cui avviene il confronto «vero». In altre parole in Parlamento succede più o meno quello che capila in Italia nei processi civili e penati: procedure bizantine che provocano rinvii, paralisi delle decisioni e decisioni finali che poco hanno a che vedere con le questioni inizialmente poste. Chiunque abbia a cuore la centralità del Parlamento si dovrebbe impegnare per risolvere i problemi reali che oggi ne limitano la funzionalità, e ne determinano il disdoro e l'impopolarità. L'assemblearismo fine a se stesso è oggi il difetto principale dell'attività parlamentare- Occorrono invece dibattiti ben programmati e tempi certi. E si traila dì un problema sopraliutto italiano. Vi sono infatti esempi numerosi di migliori organizzazioni dei lavori in altri Parlamenti. A cominciare da quello di Sira-sburgo. E non si può certo dire che questi Parlamenti sono meno democratici delle nostre Camere. Tra le lante riforme istituzionali di cui si discute, quella dei re-golamenli parlamentari è la meno gettonala, ma probabilmente la più importante. Neil'interesse e a difesa del Parlamenio, Si dirà che anche la riscriltura dei regolamenti pone problemi e difficoltà politiche. Sitornerebbe cosìalpumo dipartenza, con l'ulteriore difficoltà della situazione di crisi in cui versa attualmente il sistema politico. Ma in ogni caso ci sarebbe perlomeno iì vantaggio di discutere di problemi reali ed effettivamente rilevanti.