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- La situazione competitiva del sistema produttivo italiano

Comunicato Stampa del 23/02/2001

La situazione competitiva del sistema produttivo italiano è stata oggetto di numerosi commenti negli ultimi mesi. Le valutazioni sono tuttavia spesso distorte da un utilizzo non corretto dei dati. La questione delle metodologie di approccio a questo tema di grande rilevanza per la programmazione economica viene approfondita in un articolo pubblicato sul prossimo numero della newsletter del ministero "Tesoro news". Ne riportiamo di seguito il testo:

"(…) Vengono commessi in genere due tipi di errori. Il primo riguarda il periodo utilizzato per valutare gli andamenti recenti. Viene spesso affermato, ad esempio, che dal 1995 a oggi la competitività del nostro paese si è deteriorata di oltre il 20 per cento. Il 1995 non può però essere utilizzato come anno di riferimento, dato che in quell'anno la lira toccò i minimi storici nei confronti del marco - oltre 1250 lire - e delle altre valute europee. Se la lira fosse rimasta su quei livelli negli anni successivi, l'inflazione sarebbe nuovamente aumentata e l'Italia non sarebbe riuscita a convergere verso la media dei nostri partner europei, rimanendo esclusa dall'Unione monetaria. Fortunatamente, invece, la lira si riprese nell'anno successivo e riuscì a rientrare, nello SME prima, e nell'euro, successivamente. Lo straordinario guadagno di competitività ottenuto dagli esportatori italiani con il crollo della lira nel 1995 non può dunque essere considerato come punto di riferimento per gli anni successivi.

La valutazione della competitività dell'Italia dovrebbe essere piuttosto effettuata partendo da un periodo in cui il tasso di cambio si è collocato su un valore coerente con l'equilibrio di lungo periodo. Il rientro della lira nello SME, nel Novembre 1996, e l'entrata nell'euro, nel Gennaio 1999, costituiscono due punti di riferimento adeguati per effettuare confronti storici.

Il secondo problema riguarda l'indicatore di riferimento utilizzato per calcolare la competitività. Molti commentatori utilizzano l'indice dei prezzi al consumo o il deflatore del PIL. Questi indici non costituiscono un indicatore adeguato per misurare la competitività, come dimostrano molti contributi analitici, perché include beni e servizi non commerciati internazionalmente e dunque non confrontabili tra paesi. Indici adeguati per effettuare un confronto internazionale sulla competitività sono quelli basati sui prezzi alla produzione o sul costo unitario del lavoro, calcolati da istituti nazionali e internazionali, come il FMI, l'OCSE, la Commissione Europea, la Banca d'Italia o la Confindustria.

Utilizzando come periodo di riferimento l'entrata della lira nello SME, nel Novembre 1996, o nell'euro, nel Gennaio 1999, e gli indicatori di competitività calcolati dai principali istituti nazionali e internazionali, in base ai prezzi alla produzione o al costo del lavoro, risulta in modo evidente che l'Italia non ha perso competitività in questi ultimi anni. Al contrario, la gran parte degli indicatori mostra un guadagno. La tavola allegata mostra i risultati del confronto sulla base dei principali indicatori nazionali e internazionali.

Nei confronti dell'insieme dei nostri principali partner commerciali, l'Italia ha guadagnato competitività. L'indice calcolato dal FMI, sulla base del costo del lavoro, mostra un miglioramento di circa il 5 per cento dalla fine del 1996 e dal Gennaio 1999. L'indice calcolato dalla Banca d'Italia e dalla Confindustria, sulla base dei prezzi alla produzione, mostra un miglioramento negli ultimi 4 anni di oltre il 10 e il 5 per cento, rispettivamente.

Nei confronti dei nostri partner europei, l'indicatore pubblicato dalla Commissione europea, calcolato sulla base del costo del lavoro, mostra un miglioramento della competitività del nostro paese di oltre il 6 per cento dal 1996, e del 3 negli ultimi 2 anni. L'indice calcolato dalla Banca d'Italia sulla base dei prezzi alla produzione mostra anch'esso un miglioramento di competitività, del 2 per cento dal 1996 e del 2,3 dall'entrata nell'euro. Solo l'indice calcolato dalla Confindustria mostra un lieve deterioramento dal 1996.

Sempre in base all'indicatore della Commissione, in questi ultimi anni la posizione competitiva del nostro paese rispetto agli altri paesi dell'area dell'euro è rimasta sostanzialmente immutata.

In conclusione, un utilizzo corretto e non distorto dei dati mostra che l'Italia non ha perso competitività negli ultimi anni, anzi, ne ha guadagnata, all'interno dell'Europa e nei confronti del resto del Mondo.

Competitività dell'Italia
(Variazioni percentuali; ultimo dato disponibile del 2000 rispetto al periodo di riferimento)
Indicatori Rispetto all'entrata della Lira nello SME (Dicembre 1996) Rispetto all'entrata nell'Unione Monetaria (Gennaio 1999)
A. Nei confronti dei principali partner commerciali dell'Italia
1. FMI (Indice basato sul costo del lavoro) + 4,7 + 4,9
2. Banca d'Italia (Indice basato sui prezzi alla produzione) + 10,8 + 8,8
3. Confindustria (Indice basato sui prezzi alla produzione) + 5,4 + 5,2
4. OCSE (Indice basato sul costo del lavoro) +3,1 +4,8
B. Nei confronti dei paesi dell'UE
5. Commissione UE (Indice basato sul costo del lavoro) + 6,4 + 3,7
6. Banca d'Italia (Indice basato sui prezzi alla produzione) + 2,0 + 2,3
7. Confindustria (Indice basato sui prezzi alla produzione) - 1,8 - 0,3
Nei confronti dell'area dell'euro (11 paesi)
8. Commissione UE (Indice basato sul costo del lavoro) + 0,8 - 0,6

Fonte: Elaborazioni su dati di fonte CEE, OCSE, FMI, Banca d'Italia e Confindustria. Un segno positivo indica un guadagno di competitività.

 
23/02/2001