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Intervento del Ministro al Forum della Comissione Europea: Società dell'informazione

20/03/1999

Roma, 20 marzo 1999

INTERVENTO DEL MINISTRO CIAMPI AL FORUM DELLA COMMISSIONE EUROPEA: SOCIETÀ DELL'INFORMATICA E PARTECIPAZIONE DEMOCRATICA

Comincerò con tre brevi considerazioni.

  1. Innovazione delle tecnologie informatiche e mercati. La tendenza all'integrazione dei mercati stimola, attraverso la liberalizzazione di molti servizi legati alle telecomunicazioni, lo sviluppo concorrenziale. Allo stesso tempo un'economia basata sulla tecnologia informatica modifica i comportamenti dei consumatori: ne segue un loro maggior potere nella scelta e nell'orientamento dei propri consumi. Internet amplia enormemente le possibilità di scelta dei consumatori. In Europa poi l'adozione dell'euro dà un'importante accelerazione a questo fenomeno: i prezzi divengono direttamente confrontabili all'interno dell'area degli 11 Paesi. Il tutto si traduce in minori ostacoli informativi alla libera scelta dei consumatori. Ciò significa in ultima analisi che vi è un aumento reale del loro potere di acquisto.
  2. Tecnologia informatica e formazione: occorre che i sistemi formativi tradizionali si adattino alle nuove sfide della società dell'informazione. Già nel Gruppo di lavoro sulla competitività dell'Unione europea, che fui chiamato a presiedere nel 1995 e 1996, ebbi modo di mettere in evidenza la necessità che alla società dell'informazione corrispondesse la società dell'apprendimento. Non c'è più, com'era in passato, un tempo per studiare e un tempo per lavorare. (Life long learning society). Oggi il bagaglio culturale del lavoratore e il suo continuo aggiornamento sono la migliore garanzia per la conservazione del posto di lavoro. Questo ha due conseguenze:
    1. un addestramento nuovo dei formatori e una riformulazione dei programmi scolastici, che accanto a basi umanistiche indispensabili diano anche una formazione informatica,
    2. il superamento del concetto del "learning by doing", durante la vita lavorativa.
  3. La società dell'informazione modifica anche i rapporti tra lo Stato e il cittadino. Politici eminenti hanno affermato che si è aperta una nuova fase della democrazia: i processi decisionali diventano più diretti e trasparenti. Il cittadino assume la veste sempre più di un cliente dei servizi forniti dallo Stato.

Già anche nel nostro Paese la pubblica Amministrazione attraverso Internet ha iniziato a informare meglio il cittadino; unitamente all'opera di deregolamentazione e di riforma della pubblica Amministrazione, si riducono "i costi della burocrazia" e ciò si traduce in un aumento dell'efficienza complessiva del sistema paese. Un esempio l'ho avuto anche ieri in una visita in Abruzzo: nel Patto territoriale Sangro-Aventino un centinaio di Comuni hanno realizzato uno "sportello unico informatico " per la gestione delle pratiche delle imprese aderenti al Patto.

La tecnologia dell'informazione può quindi rappresentare una risposta al crescente distacco tra il cittadino e lo Stato, e ha un impatto anche sulla stessa struttura organizzativa dello Stato.

Più in generale la tecnologia dell'informazione è la risposta alla sfida di fronte alla globalizzazione e all'internazionalizzazione. È un mercato tra i più dinamici, adatto per nuove imprese: i new comers hanno maggiori possibilità di affermarsi, adottando immediatamente nuove tecnologie; possono acquisire vantaggi comparati rispetto alle imprese esistenti, che possono trovare nella propria realtà organizzativa una remora ad una pronta adozione delle nuove tecnologie.

Vi è da parte dei governi europei la consapevolezza che la nuova economia digitale vada sostenuta attraverso politiche di indirizzo e di miglioramento del contesto di mercato entro cui i diversi attori economici operano.

È evidente che una tale consapevolezza debba tradursi, sia a livello europeo che nel nostro paese, in un impegno di indirizzo della politica economica basata sulla competizione di mercato, ma anche su adeguate politiche, che consentano di diminuire il divario che ancora separa l'Europa dalle altre grandi aree avanzate.

Sappiamo quanto l'Europa e l'Italia all'interno dell'Europa, siano indietro rispetto agli USA.

Ma sarebbe un errore considerare definitivamente assestate le vocazioni produttive a livello globale. La rapidità dello sviluppo tecnologico e, soprattutto, il non definitivo assestamento della domanda di tecnologia, consentono ancora la possibilità di formulare ipotesi di politica industriale per rafforzare e sviluppare l'industria italiana e quella europea, uscendo da una posizione subordinata.

Se oggettivamente difficile appare la ripresa della industria europea nella produzione di hardware, è ancora possibile ricuperare il terreno perduto nell'industria del software e sviluppare ulteriormente l'industria dei servizi ancora carenti, ad esempio nel campo della sicurezza informatica, nel controllo di qualità dei processi informatici, nello sviluppo di software per i sistemi informativi integrati.

Vantaggi competitivi per l'Europa sono la disponibilità di competenze professionali qualificate e di un sistema formativo ancora in grado di produrre isole di eccellenza, una cultura manageriale nella progettazione di servizi in grado di competere con le culture di oltreoceano, un mercato interno con forti margini di espansione.

Il lancio di iniziative di sostegno della società dell'informazione può essere inserito all'interno delle attuali politiche di investimento e finalizzato ad orientare le azioni in atto e sfruttando le opportunità offerte dagli strumenti già esistenti (ad esempio i fondi strutturali). Nello specifico, una politica per lo sviluppo della società dell'informazione potrebbe essere mirata a:

  • destinare parte degli investimenti già previsti per creare infrastrutture a rete (le autostrade dell'informazione) al fine di rendere più competitive le regioni e i distretti produttivi italiani, a partire da quelli a più basso sviluppo;
  • qualificare il capitale umano, al fine di favorire lo sviluppo di nuove professionalità e la competitività anche delle risorse umane nelle regioni meno competitive. Ad esempio, in alcuni casi il ricorso al telelavoro permette di far incontrare l'offerta con la domanda di occupazione espressa dalle regioni a più alta capacità di investimento.

L'economia italiana ha risorse - per creatività e potenzialità, da poter affrontare queste problematiche - un elevato tasso di risparmio privato; una ingente ricchezza di capitale umano. Tuttavia vediamo che queste risorse stentano a comporsi in uno slancio di crescita. Le forze non si incontrano tra loro. Il capitale, spesso, non trova il suo impiego produttivo. L'intelligenza, a volte, non trova il capitale. Dobbiamo chiederci perché. Qual è il collante che manca per avviare una fase duratura di accumulazione del capitale, una primavera di investimento per la quale ci sono tutte le condizioni, ma che tuttavia non parte.

Qualche insegnamento lo possiamo trarre dalla stessa battaglia, vinta, per l'ingresso nell'euro. Far parte della moneta unica è stato un obbiettivo chiaramente espresso all'opinione pubblica. All'annuncio dell'obbiettivo, fanno seguito fatti precisi, coerenti con il suo raggiungimento. Questi fatti sono stati spiegati e presentati per quello che erano: strumenti, mezzi, finalizzati al raggiungimento di quell'obbiettivo. La trasparenza delle motivazioni, l'informazione sulle scelte fatte e, soprattutto, il fatto che esse corrispondevano ai bisogni e ai sentimenti condivisi dall'opinione pubblica sono stati gli elementi determinanti del successo che, proprio in quanto obbiettivo condiviso, è stato un successo di tutti.

Oggi l'obbiettivo è la modernizzazione del Paese, che solo ci può dare sviluppo e crescita. Esso è la logica prosecuzione del percorso che ci ha condotto all'euro, ma tuttavia è più difficile in quanto i suoi contorni, i tempi e la misura del successo sono più indefiniti, più difficili da indicare all'opinione pubblica.

In questo ambito, il progetto della società dell'informazione può rappresentare una risorsa strategica. Le tecnologie informatiche - non prese in sé stesse, ma vissute come condizione per moltiplicare la diffusione di informazioni e servizi all'interno della società civile - possono essere la nuova frontiera per superare nodi antichi, strozzature storiche della società italiana.

Faccio alcuni esempi. Pochi giorni fa il Fondo Monetario ci ha ricordato che la sfida per la competitività del Paese si gioca in gran parte sulla capacità di portare a termine il progetto di riforma della pubblica Amministrazione. In alcuni casi si tratta di reinventare l'amministrazione superando modelli che persistono, per inerzia. Ma non vi è dubbio che il vizio di fondo dell'amministrazione italiana è la considerazione che le informazioni in possesso delle singole Amministrazioni, delle singole unità, non devono circolare, non devono essere messe "in rete". L'assenza di scambio di informazioni produce un difetto di trasparenza, ma soprattutto spinge il sistema verso scelte inefficienti, inutili duplicazioni di iniziative, scarsa capacità di far esperienza del passato. Spesso ogni azione è come se fosse la prima.

Inoltre da un uso intelligente della società dell'informazione può discendere una riduzione della spesa pubblica senza oneri per il cittadino. Una riduzione dei costi prodotta da una riorganizzazione dei processi lavorativi che sfrutti la società dell'informazione si tradurrebbe in una corrispondente riduzione dei costi per la società civile e in particolare per le piccole e medie imprese che - tra le tante difficoltà che devono superare - lamentano quelle incontrate nell'approvvigionarsi di informazioni sui dati pubblici. In questo senso ho disposto che il Ministero del Tesoro si attrezzi non solo per mettere a disposizione del pubblico - su sito Internet - le delibere, i regolamenti, le leggi nate dalla amministrazione finanziaria, ma che si sforzi anche di spiegarle. Fra le tante "agevolazioni" per le piccole e medie imprese forse questa vale più di altre.

Il tema dello sviluppo economico e occupazionale del Mezzogiorno si coniuga con specifici elementi di rischio del contesto socio-economico italiano quali la crisi del commercio al dettaglio. Soluzioni innovative per lo sviluppo possono nascere dalla formulazione di nuovi modelli di mercato che superino i paradigmi e insieme i vincoli degli scenari tradizionali, utilizzando le nuove tecnologie.

Esperienze similari in paesi occidentali suggeriscono l'adozione di infrastrutture per il "mercato elettronico".

Il servizio più innovativo offerto potrà essere una "vetrina elettronica" su Internet, fruibile sia da personal computer, sia dal televisore di casa attrezzati con le nuove apparecchiature telefoniche di accesso ad Internet.

La "vetrina elettronica" può presentare al consumatore l'offerta aggregata di più dettaglianti, venendo così a realizzare nel virtuale un assortimento equiparabile a quello di un centro di media distribuzione. Il consumatore potrà ordinare via Internet o via telefono i prodotti della vetrina elettronica e ritirarli presso il negozio al dettaglio per lui più facilmente raggiungibile.

Questo modello potrebbe favorire un rilancio del commercio al dettaglio consentendo un abbassamento dei costi e un incremento della competitività rispetto alla grande distribuzione. Può essere facilmente esteso e congiunto con altri settori, dal turismo all'artigianato, e divenire così una leva importante per lo sviluppo economico della piccola e media impresa nel Mezzogiorno.

Iniziative anche sperimentali, con caratteristiche pilota, possono essere messe in atto su basi territorialmente e settorialmente anche limitate, in tempi brevi.

Progetti operativi sono in corso. Mi auguro siano realizzati presto.

È l'unico vero modo di "realizzare" lo sviluppo e l'ammodernamento di una società, saltando anche fasi tradizionali del passato.