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Gualtieri: “Imprese, 500 miliardi garantiti. Poi un decreto molto sopra i 25”

Il Fatto Quotidiano - 01/04/2020

Intervista di Salvatore Cannavò

 

La crisi è sotto gli occhi di tutti: che stime fa sul Pil italiano dopo che Confindustria prevede un -6% a fine a anno?
Purtroppo sono stime realistiche. Le nostre sono in corso di elaborazione e le pubblicheremo nel Def. Allo stesso tempo possiamo ambire a una ripresa vigorosa. Più saremo rigorosi ed efficaci nell’azione di contrasto all’epidemia prima potremo ripartire. Le misure economiche che stiamo adottando per evitare licenziamenti, sostenere il reddito e fornire tutta la liquidità necessaria ad evitare una riduzione di capacità produttiva ne sono la necessaria premessa.

Finora avete stanziato 25 miliardi. Quale sarà l’importo del Decreto Aprile?
Sarà significativamente superiore al precedente e sufficiente a fornire per tutta la durata della crisi il doveroso sostegno alle famiglie, ai lavoratori e alle imprese.

Si parla di una “mega-garanzia” per i prestiti alle imprese che potrebbe comprendere anche i colossi sopra 5 miliardi di fatturato, ce lo può confermare?
Già con il Decreto Marzo abbiamo messo a disposizione liquidità garantita per le Pmi e varato la moratoria dei crediti. Ora stiamo finalizzando uno schema di supporto anche per le grandi imprese con una garanzia molto consistente.

Oltre ai 300 miliardi previsti?
Complessivamente ci attendiamo di liberare risorse al servizio dell’economia reale per almeno 500 miliardi. Stiamo pensando di intervenire già nei prossimi giorni per assicurare subito la liquidità necessaria a tutte le imprese, anche anticipando questa misura con un decreto ad hoc.

Nel decreto di aprile, il beneficio per le partite Iva può salire a 800 euro? Con un’estensione della Cig?
L’estensione della cassa integrazione sarà contenuta nel Decreto Aprile e confermo che intendiamo rafforzare l’indennità per i lavoratori autonomi.

È favorevole o no a istituire un reddito di emergenza, con uno stanziamento da 3 miliardi?
Le cifre le vedremo. Basandoci sulla procedura Inps allargheremo la platea a chi si trova in momentanea difficoltà economica ma è rimasto escluso da cassa integrazione e indennità.

Che ne pensa della proposta di Beppe Grillo di istituire un reddito universale?
Esiste già, si chiama reddito di cittadinanza. Pur essendo stato istituito dal governo precedente e debba essere migliorato sul lato delle politiche dell’occupazione, l’ho sempre difeso e continuerò a farlo. D’altronde costituisce un potenziamento del Rei. Però io penso che il cardine della nostra società debba essere il lavoro e che la via maestra sia piena occupazione, buoni salari, e progressività delle imposte attraverso cui si finanzia il welfare universale e gratuito.

Farete qualcosa per i crediti delle imprese nei confronti della PA? A quanto ammontano oggi?
Le nostre stime parlano di 37 miliardi di cui 25 scaduti. Accorceremo i tempi di pagamento anche grazie alle misure che abbiamo inserito nella Legge di Bilancio.

Lei ha trattato con l’Eurogruppo per eliminare le condizionalità al Mes e poi Conte ha spiazzato tutti al vertice del Consiglio respingendolo. C'è stato un cambio di linea del governo italiano?
Io e Conte siamo sempre stati e siamo sulla stessa linea e stiamo conducendo insieme, passo dopo passo, questo difficile negoziato, come d’altronde è ovvio. Abbiamo sempre detto che tutte le risorse disponibili devono essere immediatamente messe a disposizione degli Stati membri senza alcuna condizionalità e che occorre dotarsi di strumenti nuovi attraverso l’emissione di titoli comuni. All’Eurogruppo mi sono opposto all’adozione di un documento conclusivo perché non rifletteva questa impostazione.

Sulla richiesta di non avere condizionalità non era illusorio pensare che i nordici potessero cedere?
Era illusorio pensare che avremmo ceduto noi.

Qual è dunque l’obiettivo italiano all’Eurogruppo in questo momento?
Il mandato che il Consiglio europeo ha dato all’Eurogruppo è di sottoporre ai capi di governo un ventaglio di proposte che devono essere all’altezza della sfida del tutto inedita che questa crisi ci pone. L’obiettivo dell’Italia è quello indicato dalla lettera dei nove paesi, che hanno chiesto di attivare tutti gli strumenti esistenti di politica fiscale e di lavorare su uno strumento comune di debito europeo.

Può escludere che l’Italia ricorra al Mes?
Il Mes è stato concepito per affrontare choc asimmetrici, mentre questa è una crisi simmetrica che riguarda tutti, quindi un suo uso sulla base dei meccanismi attuali, almeno da parte dell’Italia, è fuori discussione. Pure l’idea di una nuova linea di credito precauzionale ci sembra di scarsa utilità. Più promettenti sono il potenziamento dell’azione della Bei e lo strumento temporaneo di assistenza a cui sta lavorando la Commissione facendo leva sul bilancio europeo. Ma servono soluzioni nuove che garantiscano parità di condizioni e definiscano una risposta comune e solidale adeguata.

In ogni caso, sempre tenendo d’occhio l’inflazione, la Bce può iniettare liquidità. È questa la strada maestra? In fondo la ricetta Draghi riporta al ruolo della banca centrale.
L’articolo di Draghi è stato commentato da molti e capito da pochi, visto che parlava di liquidità garantita dallo stato alle imprese e non si occupava di Banche centrali né di Mes. La Bce sta fornendo iniezioni poderose di liquidità e il suo ruolo è decisivo. Tuttavia a fianco della Bce e in coordinamento con essa occorre uno sforzo comune di politica fiscale, come quello messo in campo dagli Stati Uniti.

Stampare moneta non può essere solo un tabù, se fatto con l’obiettivo keynesiano di risollecitare la domanda.
È quello che sta già accadendo quindi è difficile parlare di tabù. Naturalmente, come la nottola di Minerva di Hegel, che arriva quando il sole è già tramontato, l’ideologia spesso segue la realtà e quindi molti libri di economia dovranno essere riscritti sulla base di quanto sta accadendo.

Se non ci fosse nessuna soluzione, cosa potrebbe fare l'Italia “da sola”?
L’Italia fortunatamente non è da sola, e si appoggia a una Banca centrale che deriva la sua forza dal fatto di essere europea.

Se la Ue non farà nulla, non pensa sarebbe la fine dell’Unione?
La Bce sta acquistando centinaia di miliardi di titoli di stato e fornendo liquidità pressoché illimitata al sistema finanziario, il Patto di stabilità è stato sospeso, le regole sugli aiuti di stato e quelle bancarie modificate. Dopodiché è evidente che i cittadini europei si aspettano di più e che da questa sfida dipenderà la natura, il lo spessore civile e democratico, e lo stesso futuro del progetto europeo.

Questa crisi ha riproposto la centralità dello Stato. Pensa che ci sarà un suo nuovo ruolo nell’economia?
Dovremo proteggere le nostre aziende dalla crisi e assicurare loro continuità e stabilità per non distruggere capacità produttiva anche con forme nuove di intervento pubblico. La necessità di politiche industriali per affrontare la sfida dell’innovazione, della sostenibilità e della resilienza di fronte a crisi come questa ne esce ulteriormente rafforzata.

La Thatcher disse: “La società non esiste, esistono solo gli individui”. Non pensa sia finita l’epoca del neoliberismo?
Considerare la società una somma di individui è un errore analitico prima ancora che politico. Solidi legami sociali sono la condizione per il progresso del genere umano e per lo sviluppo della persona.

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