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Prelievo al 15% per il ceto medio ma anche sugli aumenti di reddito

Il Messaggero - 07/07/2019

Intervista di Michele Di Branco a Massimo Bitonci

Matteo Salvini è stato estremamente chiaro: dopo le partite Iva, il 2020 è l'anno in cui si deve ridurre il peso fiscale nei confronti dei contribuenti e delle famiglie. Massimo Bitonci non è affatto sorpreso dalla forza con la quale il vicepremier è tornato sulla riforma fiscale. «Su questo la Lega non farà passi indietro, è una questione dirimente», conferma il sottosegretario all'Economia.

Onorevole Bitonci, Salvini è parso sfidare l'Europa sul taglio delle tasse, non temete che su questo punto possano riproporsi problemi con Bruxelles proprio pochi giorni dopo che il governo ha evitato la procedura d'infrazione?
«No, non lo credo. In che modo fare la riforma fiscale tagliando le tasse lo decideranno il premier Conte e i vice Salvini e Di Maio, ma la questione è contenuta sul contratto di governo ed è fuori discussione. Nella scorsa legge di bilancio ci siamo concentrati sui professionisti e, tra l'altro, la flat tax che li riguarda sta andando benissimo considerate le 125 mila partite Iva che hanno optato per il regime agevolato e i 285 mila contribuenti che sono passati al regime forfettario. Ma ora è arrivato il momento di lavorare sull'Irpef».

Come intendete procedere?
«C'è un tavolo di confronto tecnico-politico aperto al Mef e stiamo valutando diversi modelli. Le soluzioni che stiamo esaminando sono molteplici».

Su quale fascia di contribuenti puntate a concentrate le risorse economiche?
«L'idea di base è ridurre il carico fiscale sul ceto medio, attraverso la flat tax, in quella fascia di contribuenti che galleggia tra 15 e 50 mila euro. Si tratta di circa 18 milioni di soggetti e al loro interno c'è una fascia di 3 milioni di individui, tra 35 e 50 mila euro, che paga un'aliquota media del 24,9%. È evidente che la flat tax, che noi immaginiamo al 15%, deve poter incidere su queste tipologie di contribuenti. Ma tra le ipotesi in campo, oltre al taglio secco delle aliquote, ne coltiviamo anche un'altra».

Di cosa si tratta?
«Un passo in avanti potrebbe consistere nell'applicare un'aliquota ridotta del 15% sull'incremento di reddito maturato da un anno all'altro. In pratica si pagherebbero meno tasse sulla ricchezza aggiuntiva. Il meccanismo avrebbe un impatto positivo nella lotta all'evasione fiscale e potrebbe imprimere una spinta alla produttività».

Per le imprese cosa progettate?
«Si va verso una ulteriore riduzione dell'

Questi propositi di riduzione fiscale rischiano di scontrarsi con la dura legge dei conti pubblici. Dove troverete le coperture?
«Le coperture ci saranno. Innanzitutto mi faccia dire che le entrate fiscali stanno andando bene: c'è un incremento di 2 miliardi di euro di gettito nei primi 4 mesi del 2019, un surplus che è il frutto di una ritrovata compliance da parte di imprese e cittadini. In questo senso un ruolo fondamentale lo sta giocando la fatturazione elettronica. Poi ci sarà un intervento incisivo in materia di taglio della spesa pubblica, mentre ancora in campo fiscale stiamo mettendo a punto la Pace fiscale due».

Altre sanatorie in vista, quindi?
«È giusto che lo Stato vada in aiuto dei soggetti in crisi. Per questa ragione il "saldo e stralcio", che quest'anno ha riguardato i contribuenti in difficoltà economica, sarà esteso il prossimo anno anche alle imprese che versano in situazioni analoghe».

Sul fronte Iva continuano a circolare ipotesi secondo cui, a causa dell'ingente impegno finanziario che serve per congelare le aliquote, si potrebbe operare un intervento selettivo lasciando salire il prelievo su alcuni prodotti. Cosa ne pensa?
«Come Lega siamo assolutamente contrari. Rimescolare la griglia dei prodotti sottoposti alle varie aliquote non sarebbe altro che un aumento surrettizio delle tasse che avrebbe un impatto negativo anche su gettito e consumi».