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“La burocrazia resta il male del Sud” - Intervista al ministro Padoan

Il Mattino - 05/05/2017

di Nando Santonastaso

«È ancora la burocrazia il vero male del Mezzogiorno». Ne impedisce crescita e sviluppo. Lo spiega, nell'intervista a «Il Mattino», il ministro dell'Economia, Piercarlo Padoan, ieri a Napoli. «Le risorse e gli strumenti ci sono – osserva – ma dobbiamo lavorare di più per fare sistema». Un'analisi nella giornata partenopea trascorsa con i colleghi di governo, il ministro De Vincenti e il sottosegretario Scalfarotto, per incontrare i responsabili dei fondi di investimento e gli imprenditori del Sud. «Mai tanti sgravi alle imprese come adesso – aggiunge – ma alle imprese servono tempi certi». Padoan affronta i maggiori temi di attualità. Dice che «il completamento della legislatura è da sempre una priorità» e che per le presidenziali francesi è con Macron. Relativamente ai rapporti con l'Ue, infine, spiega come la flessibilità serva «a consolidare la crescita di tutta la zona euro, e non solo dell'Italia».

Il ministro dell'Economia ha il volto più disteso del solito quando esce dalla riunione con i colleghi di governo (il ministro del Mezzogiorno De Vincenti e il sottosegretario allo Sviluppo economico Scalfarotto), i responsabili dei fondi di investimento e gli imprenditori del Sud a Palazzo Partanna. «Ho trovato molti segnali positivi dal racconto delle loro testimonianze», dice riferendosi ai contributi che gli industriali meridionali hanno offerto al dibattito organizzato a porte chiuse. E aggiunge con una punta di legittimo orgoglio: «Mi pare che gli strumenti finanziari e fiscali che negli ultimi anni i governi di cui ho fatto parte hanno messo a disposizione delle imprese stiano dando i loro frutti».

Vuol dire che investire al Sud non è più soltanto uno slogan privo di reale concretezza?
«Investire nel Mezzogiorno conviene, specialmente in questa fase. Se penso ai minibond, ai Pir, i nuovi Piani individuali di risparmio utilizzabili per finanziare le piccole imprese, e ancora al super e iper ammortamento previsto dalla Legge di bilancio, per arrivare al credito d'imposta migliorato dal decreto Mezzogiorno, mi pare che si possa sperare in un forte rilancio degli investimenti in quest'area».

Dov'è allora il punto debole? Cosa rischia di frenare questa offerta senza precedenti di risorse, sgravi e incentivi?
«La burocrazia. Lo hanno detto senza mezzi termini tutti gli imprenditori che sono intervenuti al nostro incontro. Evidentemente è dalla loro esperienza che arriva questa denuncia: vuol dire che bisogna fare di più per mettere le imprese in condizione di sapere non solo dove e come investire ma anche in che tempi. Se non c'è questa certezza è difficile sperare che si possa accelerare la ripresa».

Che c'è, in ogni caso, sia pure ancora modesta, anche al Sud...
«Sicuramente. La crescita continua, non si può dire il contrario. Ed è compito del governo incoraggiarla anche con iniziative come questa di Napoli che dimostra come sia possibile e necessario l'incontro trai fondi di investimento pubblici e soprattutto privati con le aziende. Vogliamo fare sistema e ripartire dal Sud, come vede, non è solo uno slogan ma un obiettivo chiaro e condiviso del governo».

Già, resta il fatto che è proprio sul governo e soprattutto sulla sua durata che continuano ad addensarsi nuvole minacciose: riuscirete ad arrivare alla fine naturale della legislatura, nel 2018 cioè?
«Il governo lavora ogni giorno con la prospettiva di completare la legislatura. Da quando si è insediato il nuovo esecutivo è sempre stata questa la nostra impostazione».

Specie se bisogna portare avanti altre riforme...
«Esattamente. Le riforme devono andare avanti e il governo Gentiloni è impegnato, ripeto ogni giorno, su questa linea».

Le imprese però vi rimproverano che nel Def avete inasprito la pressione fiscale dopo averla tagliata riducendo Ires e Iri nella Legge di stabilità. Cosa risponde loro?
«La risposta è già nella sua domanda. Non è vero che abbiamo inasprito la pressione fiscale sulle imprese. Se si riferisce allo split payement non è un aumento di imposta ma uno strumento di contrasto all'evasione che ci darà risorse da destinare anche alla riduzione delle imposte».

L'Iva non aumenterà?
«Il governo si è impegnato pubblicamente a proseguire il percorso di progressiva riduzione della pressione fiscale. Dobbiamo però finanziare in modo permanente i tagli di tasse e questo ci impegnerà nei prossimi mesi in vista della Legge di bilancio 2018».

Torniamo all'Europa: lei ha scritto una lettera alla Commissione insieme ai ministri del Tesoro di Francia, Spagna e Portogallo per chiedere maggiore attenzione alle politiche di bilancio fiscali di ogni Paese membro, come si legge nel testo postato sul sito del ministero. Perché questa esigenza?
«Perché a nostro modo di vedere è giusto che il bilancio dei singoli Stati impegnati in grossi sforzi di risanamento delle finanze pubbliche e al tempo stesso di rilancio della crescita venga valutato in maniera più specifica. La cassetta degli attrezzi va migliorata per coniugare con maggiore concretezza i due obiettivi, conti a posto e crescita».

Sta parlando della necessità che l'Ue garantisca all'Italia la maggiore flessibilità che da tempo viene richiesta?
«Attenzione: il problema di avere spazio di bilancio per sostenere la crescita mentre si aggiustano i conti non è dell'Italia ma di molti Paesi. L'Italia in particolare ha il problema del debito molto alto male soluzioni che proponiamo servono a tutta la zona euro. Esiste per tutti la necessità di consolidare la crescita in una fase di rilancio dell'economia europea che non è ancora forte come tutti auspichiamo».

Parliamo delle presidenziali in Francia e della sfida finale. Che idea s'è fatto della corsa all'Eliseo?
«Quella che ho avuto sin dalla presentazione delle candidature. Per fortuna c'è chi ancora parla di programmi come fa Macron per rilanciare il proprio Paese. Lo conosco bene e lui ha sempre dimostrato di lavorare per quest'obiettivo. Altri si limitano solo a pronunciare dei “no”».

Torniamo al Sud, ministro: se lei fosse un imprenditore disposto a investire qui, quale argomento la convincerebbe di più?
«Lo straordinario potenziale umano dei giovani. Non sono forse il primo a dirlo ma il valore aggiunto della forza lavoro del Mezzogiorno sono i giovani. Non a caso colossi delle tlc hanno puntato ad esempio su Napoli per aprire strutture di formazione di valenza europea. Ma che il governo sia deciso a sostenere la crescita del Mezzogiorno è un dato di fatto: io stesso ho fortemente voluto che il G7 dei ministri economici si tenesse a Bari, nel Mezzogiorno».

In una recentissima lectio magistralis lei ha difeso la scelta di inserire indicatori di benessere all'interno delle valutazioni sullo stato di un Paese. Non solo Pil, dunque.
«Esattamente. Abbiamo inserito indicatori di benessere equo e sostenibile perché pensiamo che siano uno strumento utile a programmare il miglioramento della qualità della vita dei cittadini, al di là del dato aggregato del prodotto nazionale. Sono contento che l'Italia sia stata la prima economia avanzata a inserire queste misure nella propria programmazione. Credo che presto anche altri membri dell'Ue seguiranno il nostro esempio».