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L'intervento del ministro Tria alla cerimonia d'inaugurazione dell'Anno Giudiziario Tributario

25/02/2019

La giustizia tributaria oggi. Prospettive di riforma

Gentile Presidente, gentili Autorità e Magistrati tributari, gentili ospiti,
il rapporto tra l'amministrazione finanziaria e i contribuenti ha subito nel corso del tempo una profonda trasformazione, al fine di garantire ai cittadini e alle imprese un corretto procedimento di accertamento dei tributi ed agevolare la composizione bonaria delle potenziali liti tributarie con l'istituzione di strumenti deflattivi sia nella fase precontenziosa sia in pendenza della lite.

È importante sottolineare che la giusta correlazione tra la capacità contributiva e l'accertamento della maggiore pretesa fiscale è alla base di un corretto rapporto tributario, che quale effetto diretto, produce un minore ricorso al contenzioso da parte del contribuente.

Del resto, la complessità e l'evoluzione del tessuto economico e produttivo, nonché l'interconnessione tra le diverse economie nazionali, impongono all’Amministrazione finanziaria uno sforzo costante diretto a valorizzare gli strumenti di compliance (comunicazioni bonarie, ravvedimento operoso... etc.). Anche l'introduzione di forme di “ruling”, a disposizione del contribuente, si prefiggono lo scopo di acquisire, preventivamente, i pareri dell'Amministrazione Finanziaria circa la legittimità di determinate scelte aziendali. Ciò consente di venire a conoscenza degli effetti tributari connessi a tali scelte, prevenendo i controlli ed inutili contenziosi sia per la parte privata che per quella pubblica.

In tal senso, lo strumento principe di cui si è avvalsa l'Amministrazione finanziaria per garantire la trasparenza e l'efficienza delle procedure amministrative in tutte le fasi di attuazione della pretesa tributaria – accertamento, riscossione e contenzioso – è rappresentato dall'utilizzo e dalla diffusione di strumenti informatici sempre più evoluti.

Con particolare riferimento all'informatizzazione dei servizi della giustizia, lo sforzo della pubblica amministrazione si è indirizzato verso l'obbligatorietà del processo telematico nel giudizio civile (dal luglio 2015), in quello amministrativo (dal 1° gennaio 2018) e, da ultimo, in quello tributario (dal prossimo 1° luglio 2019).

Su questo aspetto, la giustizia tributaria, ad oggi, è dotata di una organizzazione amministrativa di supporto all’esercizio della funzione giurisdizionale che fornisce servizi telematici a tutti gli operatori del settore in modo efficiente, non solo se confrontati con le altre giurisdizioni italiane ma anche con quelle europee.

Al riguardo l'impegno profuso congiuntamente dal Dipartimento delle finanze, dagli ordini professionali e dal Consiglio di Presidenza della Giustizia tributaria per intraprendere e porre in essere un vero e proprio percorso di diffusione e formazione sul processo tributario telematico, è stato notevole, oltre che attento a valorizzare i feedback provenienti dagli operatori di settore, senza trascurare un costante confronto con la normativa, la prassi e la giurisprudenza degli altri ordinamenti giurisdizionali.

Il successo della digitalizzazione del processo tributario emerge dai dati statistici, che mostrano, ad oggi, come il 53% di tutti gli atti e documenti siano in formato digitale e vengano depositati con modalità telematiche presso le Commissioni tributarie provinciali e regionali tramite l'apposito applicativo web.

Tuttavia, fermo l'impegno dell'amministrazione finanziaria ad implementare i sistemi informativi, anche a supporto dei giudici tributari (è in corso di realizzazione la sentenza digitale), occorre non dimenticare che la completa digitalizzazione del processo tributario richiede uno sforzo operativo ma anche e soprattutto un cambio di mentalità da parte di tutti gli operatori del settore.

In questo contesto di segno positivo, non si possono trascurare le criticità connesse alle litigiosità fiscale che rimane elevata. Le liti con il fisco comportano un elevato impegno di risorse pubbliche umane e finanziarie sul fronte dell'organizzazione degli uffici, genera incertezze sulla tutela dei diritti dei cittadini e delle imprese, nonché produce sfiducia tra gli investitori esteri.

Sul punto è doveroso sottolineare come la giustizia tributaria, nel corso degli ultimi anni, abbia effettuato un percorso virtuoso in termini di riduzione del tasso di litigiosità, come dimostrano i flussi del contenzioso tributario. Allo stesso tempo, la definizione agevolata delle liti pendenti, recentemente introdotta con il Decreto Legge Fiscale, contribuirà ulteriormente a deflazionare il contenzioso in materia tributaria: la scorsa settimana gli uffici dell'agenzia delle entrate hanno pubblicato il relativo provvedimento attuativo, dando quindi un congruo termine - la scadenza per aderire è il 31 Maggio - ai contribuenti per fare le proprie scelte.

Mi fa piacere sottolineare in questa sede che i tempi di definizione delle controversie nei due gradi di giudizio dinanzi alle Commissioni tributarie si sono ridotti, attestandosi sui 4 anni; tempi di giudizio conformi ai principi sulla ragionevole durata dei processi stabiliti in sede europea.

Anche nell'ultimo triennio 2016-2018, da quanto emerge dalle rilevazioni statistiche i dati relativi all'andamento del contenzioso, i ricorsi e gli appelli presentati hanno subito una diminuzione di oltre il 9%, a conferma di un trend oramai consoli dato. Questo risultato positivo è stato raggiunto grazie all'impegno profuso dai giudici tributari e dal personale amministrativo degli uffici centrali e territoriali del Ministero al quale intendo rivolgere il mio personale ringraziamento.

È un risultato eccellente che occorre migliorare con interventi legislativi mirati sia sotto il profilo ordinamentale che processuale, salvaguardando l'impianto e l'assetto generale di una giurisdizione speciale ed autonoma, munita di ogni garanzia costituzionale.

Stiamo esaminando una giurisdizione che riguarda un settore nevralgico per il bilancio statale. Il valore economico delle controversie tributarie, annualmente, si attesta infatti intorno ai 30 miliardi euro (2018: 18,9 miliardi di euro in primo grado e a 12,3 miliardi di euro in secondo grado).

Tale elevato valore economico in contestazione, associato alla natura pubblicistica della pretesa tributaria e agli effetti che il contenzioso riverbera sulle attività produttive, impongono particolari cautele ed analisi approfondite prima di adottare nuovi assetti e modelli della giustizia tributaria.

È noto a tutti il fatto che siano state presentate diverse proposte parlamentari di riforma della giustizia tributaria, nonché progetti di legge ad iniziativa degli ordini professionali, che mostrano soluzioni spesso divergenti.

Appare necessario, quindi, avviare un serio e approfondito confronto con gli operatori del settore mediante l'istituzione di un tavolo tecnico presso il Ministero dell'economia e delle finanze, al fine di individuare i correttivi più adeguati, oltre che dotati della necessaria copertura finanziaria, da porre in essere per migliorare nel suo complesso il sistema della giustizia tributaria. L'eventuale riforma non potrà che essere graduale e posta in essere nel rispetto della professionalità acquisita dal corpo giudicante, salvaguardando livelli di servizi garantiti dagli uffici di segreteria delle Commissioni tributarie.

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