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Approvato il DEF 2019, riforme per lo sviluppo

Roma, 10 aprile 2019 – “L’obiettivo fondamentale del programma di Governo è il ritorno a una fase di sviluppo economico contraddistinta da un miglioramento dell’inclusione sociale e della qualità della vita, tale da garantire la riduzione della povertà e la garanzia dell’accesso alla formazione e al lavoro, agendo al contempo anche nell’ottica di invertire il trend demografico negativo. Sul versante della competitività, l’economia italiana sarà rafforzata dal miglioramento del contesto produttivo indotto dalla riduzione dei costi per le imprese, sia di tipo fiscale, sia più in generale inerenti il sistema burocratico”. È il messaggio del Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Tria, contenuto nella premessa che apre la sezione I del Documento di Economia e Finanza (DEF) 2019, approvato dal Consiglio dei Ministri del 9 aprile.

Il primo Documento di Economia e Finanza del nuovo Governo traccia le linee guida della politica di bilancio e di riforma per il prossimo triennio, nel pieno rispetto dei vincoli europei. La previsione di crescita tendenziale è stata ridotta allo 0,1% per l’anno in corso, in un contesto di debolezza economica internazionale che il Governo ha fronteggiato mettendo in campo due pacchetti di misure di sostegno agli investimenti (il dl crescita e il dl sblocca cantieri) che dovrebbero contribuire al raggiungimento di un livello di Pil programmatico dello 0,2%, che salirebbe allo 0,8% nei tre anni successivi. Grazie all’attivazione della riduzione di spesa già prevista, il deficit di quest’anno dovrebbe attestarsi al 2,4% del PIL, sia nel quadro programmatico che in quello tendenziale, per poi avviare un percorso di graduale riduzione che dovrebbe portarlo all’1,5% nel 2022. Il deficit strutturale scenderebbe dall’1,5% del PIL di quest’anno allo 0,8% nel 2022, convergendo verso il pareggio strutturale. È prevista una salita del rapporto debito/PIL, già moderatamente aumentato lo scorso anno, anche nel 2019, mentre per i prossimi anni resta l’obiettivo di una significativa riduzione, con il debito vicino al 129% del PIL nel 2022.

Con una spinta sul fronte degli investimenti pubblici che li porterebbe dal 2,1% del Pil del 2018 al 2,6% del Pil nel 2022 e nella consapevolezza che le riforme sono la via maestra per migliorare il potenziale di crescita, il Governo intende agire su più fronti per incrementare la produttività di diversi comparti dell’economia. Dall’introduzione di un salario minimo orario per chi non rientra nella contrattazione collettiva alla riduzione del cuneo fiscale sul lavoro, oltre alla predisposizione di strategie nazionali per la diffusione della banda larga e del 5G. Nel programma rientrano il rilancio della politica industriale, anche attraverso lo stimolo alla mobilità sostenibile, le semplificazioni amministrative e l’aumento dell’efficienza della giustizia. In campo fiscale, si intende continuare il processo di riforma delle imposte sui redditi in chiave flat tax, incidendo in particolare sull’imposizione a carico dei ceti medi, mentre si proseguirà negli interventi di sostegno alle famiglie, alla natalità e all’istruzione scolastica e universitaria.

Il DEF si compone di tre sezioni:

Dopo l’esame parlamentare il Programma di Stabilità e il PNR saranno inviati alle istituzioni europee entro il 30 aprile.

TAVOLA I.3: INDICATORI DI FINANZA PUBBLICA (in percentuale del PIL) (1)
  2017 2018 2019 2020 2021 2022
QUADRO PROGRAMMATICO
Indebitamento netto -2,4 -2,1 -2,4 -2,1 -1,8 -1,5
Saldo primario 1,4 1,6 1,2 1,5 1,9 2,3
Interessi 3,8 3,7 3,6 3,6 3,7 3,8
Indebitamento netto strutturale (2) -1,4 -1,4 -1,5 -1,4 -1,1 -0,8
Variazione del saldo strutturale -0,4 0,0 -0,1 0,2 0,3 0,3
Debito pubblico (lordo sostegni) (3) 131,4 132,2 132,6 131,3 130,2 128,9
Debito pubblico (netto sostegni) (3) 128,0 128,8 129,4 128,1 127,2 125,9
Proventi da privatizzazioni 0,0 0,0 1,0 0,3 0,0 0,0
QUADRO TENDENZIALE
Indebitamento netto -2,4 -2,1 -2,4 -2,0 -1,8 -1,9
Saldo primario 1,4 1,6 1,2 1,6 1,9 2,0
Interessi 3,8 3,7 3,6 3,6 3,7 3,9
Indebitamento netto strutturale (2) -1,4 -1,5 -1,6 -1,2 -1,0 -1,2
Variazione del saldo strutturale -0,4 0,0 -0,1 0,4 0,2 -0,2
Debito pubblico (lordo sostegni) (3) 131,4 132,2 132,8 131,7 130,6 129,6
Debito pubblico (netto sostegni) (3) 128,0 128,8 129,5 128,5 127,6 126,6
MEMO: Aggiornamento del Quadro di Finanza Pubblica (dicembre 2018)
Indebitamento netto tendenziale   -1,9 -2,0 -1,8 -1,5  
Indebitamento netto strutturale (2)   -1,1 -1,3 -1,2 -1,0  
Debito pubblico (4)   131,7 130,7 129,2 128,2  
MEMO: Nota Aggiornamento del DEF 2018 (settembre 2018)
Indebitamento netto -2,4 -1,8 -2,4 -2,1 -1,8  
Saldo primario 1,4 1,8 1,3 1,7 2,1  
Interessi 3,8 3,6 3,7 3,8 3,9  
Indebitamento netto strutturale (2) -1,1 -0,9 -1,7 -1,7 -1,7  
Variazione del saldo strutturale -0,2 0,2 -0,8 0,0 0,0  
Debito pubblico (5) 131,2 130,9 130,0 128,1 126,7  
PIL nominale tendenziale (val. assoluti x 1.000) 1727,4 1757,0 1777,9 1823,3 1868,9 1914,5
PIL nominale programmatico (val. assoluti x 1.000) 1727,4 1757,0 1778,6 1828,4 1875,5 1918,9
  • (1) Eventuali imprecisioni derivano da arrotondamenti.
  • (2) Al netto delle una tantum e della componente ciclica.
  • (3) Al lordo ovvero al netto delle quote di pertinenza dell’Italia dei prestiti a Stati membri dell'UEM, bilaterali o attraverso l'EFSF, e del contributo al capitale dell'ESM. A tutto il 2018 l'ammontare di tali quote è stato pari a circa 58,2 miliardi, di cui 43,9 miliardi per prestiti bilaterali e attraverso l'EFSF e 14,3 miliardi per il programma ESM (cfr. Banca d’Italia, ‘Bollettino statistico Finanza pubblica, fabbisogno e debito del 15 marzo 2019). Le stime considerano proventi da privatizzazioni e altri proventi finanziari pari allo 1,0 per cento del PIL nel 2019, 0,3 per cento del PIL nel 2020 e 0 nei successivi anni. Inoltre si ipotizza una riduzione delle giacenze di liquidità del MEF dello 0,1 per cento del PIL per ciascun anno dal 2019 al 2021. Lo scenario dei tassi di interesse utilizzato per le stime si basa sulle previsioni implicite derivanti dai tassi forward sui titoli di Stato italiani del periodo di compilazione del presente documento.
  • (4) Al lordo delle quote di pertinenza dell’Italia dei prestiti a Stati membri dell'UEM, bilaterali o attraverso l'EFSF, e del contributo al capitale dell'ESM. Le stime considerano proventi da privatizzazioni e ulteriori risparmi destinati al Fondo ammortamento pari all’1,0 per cento del PIL nel 2019 e allo 0,3 per cento del PIL nel 2020.
  • (5) Al lordo delle quote di pertinenza dell’Italia dei prestiti a Stati membri dell'UEM, bilaterali o attraverso l'EFSF, e del contributo al capitale dell'ESM. Le stime considerano proventi da privatizzazioni e ulteriori risparmi destinati al Fondo ammortamento pari allo 0,3 per cento del PIL nel 2019 e nel 2020.

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