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Capital Markets Union: la recente Comunicazione della Commissione recepisce in larga parte le indicazioni del governo italiano

Roma, 20 giugno 2017 – Il progetto per la realizzazione dell’Unione dei Mercati dei Capitali (CMU) si aggiorna e si rafforza, con l’obiettivo di essere sempre più aderente ai cambiamenti intervenuti. La Commissione Europea ha pubblicato un Rapporto per la revisione di medio termine del Piano di Azione del 2015 in considerazione dei nuovi sviluppi, il più significativo dei quali è la Brexit formalmente annunciata lo scorso 29 marzo dal governo britannico.

Il Rapporto per la revisione di medio termine è stato anche presentato dalla Commissione ai Ministri del Consiglio UE in occasione della riunione dell’Ecofin del 16 giugno scorso. Nella prossima riunione, il Consiglio Ecofin adotterà delle conclusioni formali al fine di fornire una propria valutazione in merito alla Comunicazione della Commissione.

Anche questa volta l’Italia, che considera la Capital Market Union uno dei pilastri che contraddistingue l’Unione Europea, ha fornito un contributo importante e strategico partecipando alla consultazione pubblica conclusa dalla Commissione prima della Revisione di Medio Termine. Il documento che illustra la posizione del governo italiano, predisposto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, in particolare dal Dipartimento del Tesoro, è stato coordinato e concordato con tutte le altre Amministrazioni centrali interessate in seno al Comitato Interministeriale per gli Affari Europei, con la collaborazione del Dipartimento per le Politiche Europee della Presidenza del Consiglio. Il documento, articolato e onnicomprensivo, è stato trasmesso a Bruxelles il 21 aprile 2017.

Oggi, il MEF prende atto con soddisfazione che molte delle raccomandazioni e dei concetti illustrati nel documento governativo italiano sono stati ripresi dalla Commissione Europea nel suo Rapporto per il completamento dell’Unione dei Mercati dei Capitali. Quest’ultima individua nove azioni prioritarie che, per chiarezza e semplicità, possono riassumersi così:

  1. rafforzare la convergenza delle pratiche di vigilanza anche attraverso un rafforzamento del ruolo dell’ESMA (European Securities and Markets Authority);
  2. adattare il contesto regolamentare alle esigenze delle piccole e medie imprese (PMI);
  3. evitare arbitraggi regolamentari e differenze prudenziali ingiustificate nel trattamento delle imprese di investimento;
  4. sfruttare le sempre maggiori opportunità dell’innovazione finanziaria (Fintech);
  5. rafforzare in maniera complementare il canale di finanziamento bancario risolvendo in maniera integrata il problema delle partite deteriorate (NPLs) e potenziando le procedure di insolvenza;
  6. rafforzare il quadro regolamentare per una Finanza Sostenibile, tra cui quella in progetti “verdi”;
  7. consentire una commercializzazione fluida ed omogenea dei principali prodotti del risparmio gestito;
  8. abbattere le barriere transfrontaliere ai movimenti di capitale ad esempio nel campo delle regole per gli investimenti intra UE;
  9. potenziare i mercati dei capitali locali, regionali e nazionali.

Data la rilevanza della CMU, il governo italiano ritiene che il progetto debba rimanere molto ambizioso e ricomprendere tutti gli stati membri dell’UE, i quali dovrebbero cristallizzare il loro impegno in una dichiarazione di alto profilo del Consiglio Europeo, come peraltro evocato anche dalla Commissione Europea. Il progetto, secondo l’Italia, dovrebbe tradursi in una serie di priorità, tra cui le quattro principali sono:

  1. soddisfare le esigenze delle imprese produttive, in particolare quelle medio piccole, per esempio attraverso lo sviluppo di un set informativo omogeneo ed accessibile che consenta un’appropriata analisi del credito su base transfrontaliera;
  2. soddisfare bisogni degli investitori, inclusi quelli al dettaglio ma in particolare quelli istituzionali, con un esteso orizzonte temporale di investimento, per consentire il finanziamento di progetti di lungo termine utili per la crescita strategica delle imprese e lo sviluppo della dotazione infrastrutturale dell’UE;
  3. assicurare una sempre maggiore convergenza dell’attività di vigilanza sui mercati dei capitali senza escludere nel lungo termine la creazione di un’autorità europea sul modello “federale” della BCE;
  4. mitigare le profonde divergenze che esistono attualmente negli ordinamenti giuridici nazionali in tema di diritto civile, societario, fallimentare e anche di fiscalità.

Seppur fautore di un approccio audace, il governo italiano è assolutamente consapevole che occorra coniugare ambizione e gradualità, come peraltro emerge dalla stessa Comunicazione della Commissione. Un processo graduale verso il completamento del mercato unico nei movimenti di capitale e nei servizi finanziari è assolutamente necessario nonché desiderabile anche per consentire un’ordinata transizione nel lungo periodo ad uno stadio più avanzato che preservi la stabilità finanziaria e che sia in linea con le condizioni politiche e le esigenze di accountability, volta per volta prevalenti.

Il punto principale che appare realizzabile già nel breve termine è quello relativo alla necessità di assicurare l’economicità e la funzionalità delle fonti di finanziamento a favore delle piccole e medie imprese e degli investimenti in infrastrutture.

L’Unione dei mercati dei capitali è sempre stata considerata dal Ministro Padoan una priorità sulla quale concentrare gli sforzi. Obiettivi e strumenti operativi della Finanza per la Crescita sono stati declinati concretamente nel Piano d’Azione per la CMU presentato dalla Commissione Juncker, in maniera complementare rispetto al cd. Piano Juncker per gli investimenti.