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La proposta di Juncker rafforza la governance. In linea con le posizioni italiane

Roma, 7 dicembre 2017 – La Commissione europea ha presentato ieri la sua proposta di riforma dell’Eurozona che riprende sotto molti aspetti la posizione italiana. Nel complesso, il piano presentato dal presidente Juncker è un passo avanti nella direzione del rafforzamento della governance dell’Unione Economica e Monetaria e privilegia, come auspicabile, il metodo comunitario rispetto a quello intergovernativo.
Riguardo alle singole proposte contenute nel pacchetto, si esprime apprezzamento per l’attenzione posta sul processo delle riforme strutturali, per la cui attuazione la Commissione propone strumenti comunitari di supporto a favore degli Stati Membri. Positiva anche la proposta di introdurre una funzione di stabilizzazione comune, di dimensioni adeguate. Si valutano positivamente diverse opzioni pur propendendo per quella volta a proteggere gli investimenti. L’Italia ha da tempo sottolineato l’importanza di tale funzione, fornendo diversi contributi al dibattito. Ha tuttavia espresso preferenza per un Fondo Europeo per l’indennità di disoccupazione (European Unemployment Benefit Scheme, EUBS) da attivare in caso di shock, che presenta diversi vantaggi rispetto ad un meccanismo di protezione degli investimenti: 1) un’attivazione più automatica e meno discrezionale; 2) una maggiore attenzione sull’occupazione che, in assenza dello strumento del tasso di cambio, risente immediatamente degli effetti delle crisi economiche; 3) un segnale politico immediato per chi, come i disoccupati, è maggiormente colpito dalla crisi.
Le proposte della Commissione prevedono anche il completamento dell’Unione Bancaria. Tali proposte rispecchiano le posizioni italiane per le quali il governo auspica tempi di attuazione ancora più rapidi.
Positiva la trasformazione del Meccanismo Europeo di Stabilità in Fondo Monetario Europeo, che attiverà il backstop per il Fondo di Risoluzione Unico (SRF) e continuerà a svolgere le funzioni di salvaguardia della stabilità finanziaria degli Stati Membri, evitando però di creare sovrapposizioni con l’attività di sorveglianza economica e fiscale attribuita dai Trattati alla Commissione e al Consiglio.
Va nella giusta direzione anche la Comunicazione della Commissione sul Ministro europeo dell’Economie e delle Finanze, in linea anch’essa con le posizioni italiane.
Per quanto riguarda il recepimento nella legislazione europea della sostanza del Fiscal Compact, si apprezza la scelta di non incorporarlo nei Trattati bensì di avviare un negoziato su una proposta di Direttiva. Si prende nota con soddisfazione degli elementi di flessibilità presenti nel Patto di Stabilità e Crescita, fortemente promossi e sostenuti, come è noto, dall’Italia. La flessibilità diventa un elemento integrante della disciplina di bilancio europea. La Commissione riconosce inoltre che i paesi firmatari hanno già recepito nei loro ordinamenti nazionali la sostanza del Fiscal Compact. Nel negoziato sulla Direttiva in questione, l’Italia sottolineerà la necessità di adottare la proposta solo se parte di una riforma complessiva della governance economica.
Infine, nell’ambito del dibattito sulle proposte della Commissione, l’Italia auspica maggiore attenzione al tema dei beni pubblici europei, quali la difesa, la sicurezza, la gestione del flusso dei migranti alle frontiere, etc. Altrettanta considerazione dovrà essere prestata alla valutazione dell’impostazione complessiva della politica fiscale per l’area dell’euro, fiscal stance, che è importante per meglio apprezzare le politiche fiscali dei singoli paesi in una unione monetaria.

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